Infermieri di famiglia e comunità. Una risorsa strategica per il futuro dell’assistenza territoriale
È attiva la formazione a distanza volta ad approfondire ruoli e competenze di questo professionista ma anche il contesto in cui si trova ad agire. Il ruolo dell'infermiere di famiglia e di comunità è un elemento imprescindibile nel contesto sanitario moderno. Offre un contributo significativo al miglioramento della qualità delle cure e alla risposta a bisogni complessi e diversificati. Una sfida fondamentale per il futuro.
28 NOV - Il futuro dell’assistenza domiciliare e, più in generale, delle cure di prossimità previste dal PNRR e dal Decreto Ministeriale 77/2022 è (anche e soprattutto) nelle mani di una “nuova” figura professionale a cui è demandata la responsabilità di agire sul territorio o al domicilio del paziente e nel collegamento di quest’ultimo con le strutture sanitarie e i professionisti di riferimento: l’infermiere di famiglia e di comunità.
A questa figura, alle sue competenze specifiche, alle sue attitudini e anche al contesto organizzativo in cui deve operare è dedicato il progetto di formazione ECM in modalità FAD, suddiviso in due parti, curato da 3P Solution con il sostegno non condizionante di Roche.
Secondo l’OMS il nuovo infermiere è colui che aiuta i pazienti ad adattarsi a malattia e disabilità cronica trascorrendo buona parte del suo tempo a lavorare al domicilio della persona assistita e della sua famiglia. Un obiettivo in linea con la missione 6 del PNRR, creare una rete di assistenza domiciliare che, in collaborazione con l’ospedale, mantenga e migliori nel tempo l’equilibrio e lo stato di salute della famiglia, nella comunità, aiutandola a evitare o gestire le minacce alla salute.
L’infermiere di famiglia e comunità è quindi un professionista competente in terapie riabilitative e sociosanitarie che, in collaborazione con un team multidisciplinare, si occupa del benessere e della prevenzione di patologie di un intero nucleo familiare in ambito extra ospedaliero.
Prossimità, innovazione e uguaglianza sono, inoltre, le tre parole chiave della Missione Salute, la sesta area di intervento prevista dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza - PNRR.
Gli obiettivi della Missione 6, che dovranno essere raggiunti entro il 2026, confluiscono in due aree principali di intervento. La prima è quella legata all’esigenza di ridisegnare la rete di assistenza sanitaria territoriale, nell’ottica della prossimità delle cure con il coinvolgimento di professionisti presenti capillarmente su tutto il territorio nazionale.
La seconda area di intervento è legata all’innovazione tecnologica ospedaliera, alla digitalizzazione del Servizio Sanitario Nazionale e al potenziamento della formazione del personale sanitario per una sanità più sicura, più equa e più sostenibile.
L’infermiere di famiglia e di comunità è quella figura in grado di aiutare gli individui ad adattarsi alla malattia, trascorrendo buona parte del suo tempo presso il domicilio della persona assistita e fuori dal contesto ospedaliero, perseguendo l’obiettivo di mantenere e migliorare nel tempo l’equilibrio e lo stato di salute dell’intera famiglia e della comunità. Un ruolo fondamentale anche ai fini del corretto utilizzo, soprattutto lato persone assistite, delle future nuove tecnologie dedicate a telemonitoraggio, televisita, teleconsulto e teleassistenza che rappresentano i servizi essenziali di telemedicina così come definiti dalle linee di indirizzo Agenas del 2022.
“L'infermiere di famiglia e di comunità - sottolinea Cinzia Botter, Responsabile della Residenza Sanitaria per Disabili di Albino e membro della faculty del corso - è un professionista che sarà sempre più fondamentale e centrale nel panorama della nostra sanità territoriale e si inserisce di diritto nei nuovi modelli assistenziali comunitari. A fronte di alcuni elementi che caratterizzano una metamorfosi della nostra società, come il progressivo invecchiamento della popolazione e il conseguente aumento delle patologie croniche e delle condizioni di comorbidità, ma anche una sempre maggiore composizione di famiglie unicellulari, è richiesta l’implementazione di un modello assistenziale sensibilmente differente da quello a cui eravamo abituati: per lo più incentrato sull’ospedale. La prospettiva – aggiunge – è quella di un’offerta assistenziale sul territorio molto più ampia non soltanto in termini di strutture di prossimità ma anche e soprattutto, come vero e proprio luogo di cura e assistenza di elezione, in termini di domiciliarità.”
In questa prospettiva, secondo Botter “il domicilio della persona è il luogo, il nuovo luogo, di cura della popolazione e quindi dell'intera comunità. L'assistenza sanitaria territoriale, diventa pertanto la dimensione privilegiata dove vengono realizzate anche attività di prevenzione e promozione della salute a 360 gradi. Non ci si concentra esclusivamente sulla popolazione fragile, malata, cronica, ma anche sulle persone che intendono attivare percorsi di promozione della salute e di corretti stili di vita. La responsabilità degli infermieri di famiglia e di comunità non si limita pertanto alla cura delle persone ma si estende - e ha come obiettivo - la promozione della salute grazie alla sua costante presenza, direi quasi capillare, in tutti gli ambiti: dalla scuola agli ambienti residenziali e domiciliari, fino alle attività di divulgazione e promozione sociale”.
L’infermiere di famiglia e di comunità – sottolinea quindi Cinzia Botter – è spesso il primo professionista sanitario che entra nella casa dell'assistito, mettendo a disposizione le sue competenze. Fornisce sia assistenza pratica che supporto umano, contribuendo anche al mantenimento dell'equilibrio psicologico del paziente e dei suoi familiari."
L'infermiere di famiglia e di comunità potrebbe rappresentare una risposta innovativa della professione infermieristica alla necessità di ripensare e ridisegnare i servizi centrati sulle patologie oncologiche. Il ruolo attivo e fondamentale dell’infermiere di famiglia e di comunità all'interno dei gruppi multidisciplinari permetterà di ottimizzare le risorse e migliorare la qualità dell'assistenza fornita, garantendo che il ruolo degli infermieri continui ad evolversi e ad adattarsi alle necessità dei pazienti e del sistema sanitario. Questi standard devono essere sviluppati tenendo conto delle caratteristiche specifiche dei pazienti e dell'organizzazione sanitaria nel suo complesso.
In conclusione, il ruolo dell'infermiere di famiglia e di comunità è un elemento imprescindibile nel contesto sanitario moderno. Offre un contributo significativo al miglioramento della qualità delle cure e alla risposta a bisogni complessi e diversificati. Una sfida fondamentale per il futuro, per vincere la quale serve passione, certamente, ma anche tanta, tanta competenza.
Botter (Resp. RSD Albino): "Infermiere di famiglia figura fondamentale per il territorio"
Una sentinella per la salute del territorio “L’infermiere di famiglia e di comunità è una figura straordinaria che rappresenta un’opportunità unica nello sviluppo delle cure territoriali in Italia,” afferma dal canto suo Marika Colombi, responsabile della Direzione tecnico-infermieristica dell'AUSL di Ferrara e membro della faculty dei corsi. “Questo ruolo, consolidato da anni in molti Paesi come Nord America e Regno Unito, è stato introdotto nel nostro sistema sanitario attraverso il Decreto Rilancio durante la pandemia da Covid-19, trovando una definizione normativa più solida con il riordino del Decreto Ministeriale 77/2022”.
Colombi descrive questa figura come un nodo centrale nelle reti di assistenza: “L’infermiere di famiglia e comunità è una sentinella, un interfaccia tra gli attori delle cure territoriali e la popolazione. È un ruolo che integra competenze cliniche, relazionali e organizzative, agendo in stretta collaborazione con medici di base, pediatri, assistenti sociali e il terzo settore.”
Nel contesto di Ferrara, esemplifica Colombi per sottolineare l’importanza di questa figura professionale, il percorso formativo avviato ha già prodotto risultati tangibili. “Abbiamo avviato un programma di formazione strutturato, che include lezioni teoriche, formazione a distanza e tirocini pratici. Grazie a questo, abbiamo formato i primi otto infermieri già durante la pandemia, impiegandoli per attività cruciali come la vaccinazione di prossimità e il supporto alle scuole per il tracciamento dei casi di Covid”.
Oggi la provincia di Ferrara vanta una copertura di oltre il 50% rispetto agli standard previsti per questo ruolo, con 72 infermieri attivi su un totale previsto di 140. “Non è solo una questione numerica. La continuità del rapporto tra infermiere e comunità crea fiducia e un reale senso di presa in carico, soprattutto per i soggetti fragili e cronici,” aggiunge Colombi. Infine, conclude, non dobbiamo dimenticare l’impegno verso la prevenzione e l’educazione che emerge come una componente essenziale: “Lavoriamo con le scuole, dall’asilo alle superiori, per promuovere salute e consapevolezza. È un lavoro di rete che rende questa figura indispensabile nel futuro delle cure territoriali.”
Colombi (Ausl Ferrara): "IFEC Sentinella del territorio"