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Stati Generali della Salute e Sicurezza. Federsanità e Fnomceo indicano un percorso contro le aggressioni in sanità

di Domenico Della Porta

Incremento di personale sanitario addetto alle emergenze, maggiori tutele assicurative e giuridiche, più forze dell’ordine nei pronto soccorso: questo ed altro nella ricetta proposta alla Camera al termine della tre giorni della prima edizione organizzata dalla Commissione Parlamentare di Inchiesta sulle Condizioni di Lavoro.

04 NOV - Al termine della tre giorni della prima edizione degli Stati Generali della Salute e Sicurezza sul Lavoro, organizzati qualche giorno fa dalla Commissione Parlamentare di Inchiesta sulle Condizioni di Lavoro presieduta da Chiara Gribaudo, Federsanità e Fnomceo hanno indicato come urgenti iniziative da intraprendere contro le aggressioni in sanità, un incremento del personale all’interno dei SPDC (Servizi psichiatrici di diagnosi e cura) e nei pronto soccorso ospedalieri, anche per ridurre i tempi di attesa; un aumento della presenza di polizia nelle strutture sanitarie, anche con accordi con la Prefettura e Questura, previsti dalla Legge 113/2020 art. 7, e della videosorveglianza, nel rispetto della privacy e la obbligatorietà della Raccomandazione n. 8/2007 del Ministero della Salute "Raccomandazione per prevenire gli atti di violenza a danno degli operatori sanitari", spunti tutti accolti e codificati nel documento finale redatto bipartisan dal tavolo dedicato alle violenze, molestie e aggressioni sul lavoro, coordinato dalla onorevole Valentina Barzotti.

Queste prime ed indifferibili soluzioni da adottare al più presto per superare il grosso problema delle aggressioni in ambito sanitario, proposte senza mezzi termini da Fnomceo e Federsanità, che hanno preso parte come stakeholder privilegiati agli incontri degli Stati Generali, sono in linea con i contenuti del cd Decreto Meloni 137/2024 entrato in vigore il 2 ottobre scorso, avente ad oggetto proprio questo argomento.

Le principali novità della nuovissima norma promulgata dal Governo riguardano, infatti, non sono solo l’inasprimento delle pene per chi compie atti di violenza o minaccia all’interno di strutture sanitarie: i colpevoli di questi reati rischiano fino a 5 anni di reclusione e una multa fino a 10.000 euro, la possibilità di arresto in flagranza differita, ovvero basato su prove video o fotografiche, qualora l’arresto immediato non fosse possibile per motivi di sicurezza pubblica o continuità del servizio, ma diversi obblighi da adottare nel corso della valutazione dei rischio prevista dalla normativa vigente in materia di salute e sicurezza sul lavoro.

Si tratta per la prima volta di applicare, oltre una misura “punitiva” anche una misura “obbligatoria” di prevenzione primaria e non più prevenzione terziaria, come è avvenuto finora, consistente in un supporto anche psicologico per la vittima, favorendone il recupero e il reinserimento nel mondo lavorativo.

La prevenzione e la protezione nei luoghi di lavoro in ambito sanitario sono fondamentali, infatti, per garantire la sicurezza di tutti i lavoratori, dai medici agli infermieri, fino al personale di supporto.

A tal proposito Federsanità ha sottolineato che l’Agenzia Europea per la Salute e sicurezza sul Lavoro ha evidenziato nelle linee guida del 21 marzo 2023, tra l’altro,di curare gli aspetti connessi alla sicurezza nel progettare l’ambiente e l’organizzazione del lavoro, senza tralasciare né gli aspetti logistici e architettonici, né le modalità con cui viene erogato il servizio.

Gli ambienti sanitari, come ospedali e cliniche, presentano rischi specifici dovuti alla natura delle attività svolte, nei confronti dei quali, dice il DL 137, occorre garantire procedure valutative obbligatorie.

Anche nella Sanità, è stato precisato durante gli Stati Generali, è necessario codificare l’assistenza per le vittime “aggredite” , come sottolineato anche nelle stesse linee guida, attraverso supporti di tipo medico, psicologico, economico e legale.

Prevedere l’estensione del gratuito patrocinio per gli aggrediti e per i loro famigliari, qualunque sia il reddito, per garantire i diritti processuali, analogamente a quanto succede per le vittime di reati sessuali, oltre a tempi celeri nella giustizia, in particolare per la chiusura delle indagini e ridistribuzione delle competenze nelle Procure più piccole, è stato un altro punto sostenuto da Federsanità.

In quest’ambito sono state richieste anche sanzioni per mobbing con inasprimento delle pene per chi commette il reato sul posto di lavoro anche per aumentare i termini di prescrizione per dare maggiore certezza normativa relativa ai rischi psicosociali e quindi adottare le necessarie misure.

Andrebbe definita una fattispecie criminosa sul mobbing per indentificare i caratteri distintivi del reato, prevedendone l’ammonimento come succede per lo stalking. E’ stato auspicato di migliorare la gestione dello stress anche grazie a figure specializzate.

Domenico Della Porta
Esperto Federsanità per la Salute e Sicurezza operatori sanitari

04 novembre 2024
© Riproduzione riservata

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