I tragici fatti di tentativo di linciaggio dei medici e infermieri all’Ospedale di Foggia evidenziano un pericoloso e preoccupante, e sono eufemismi, evolversi delle aggressioni verso il personale sanitario e caduta di ogni freno inibitorio nei loro confronti da parte di cittadini che ritengono, a torto nella stragrande maggioranza dei casi i professionisti della salute responsabili degli eventi avversi nei confronti dei loro cari.
Pare ormai passata come da anni luce, la diversa attenzione e rispetto che si aveva nei confronti dei professionisti della salute nella fase dell’epidemia del Covid, laddove il valore professionale e l’abnegazione sono stati apprezzati dai cittadini come dalle istituzioni.
Finita quella fase da subito sono ripresi, con sempre maggiore insistenza gli episodi di violenza, perlopiù sottostimati dall’Inail, stimati, perché gli eventi meno drammatici, talora quotidiani, non vengono segnalati.
È evidente che la situazione sia giunto ad una situazione di estrema gravità da richiedere un intervento da parte delle istituzioni complesso e articolato ricordando che i professionisti della salute sono i protagonisti determinanti nel processo di prevenzione, cura e riabilitazione per il benessere biopsicosociale dell’individuo e della collettività.
È altrettanto indubbio, che le continue e perduranti aggressioni verbali ma spesso anche fisiche comportino per il professionista della salute che le riceve fanno sì che abbia gravi conseguenze, tanto quanto per la salute fisica che per quella psichica così da spingerlo o al trasferimento, talora anche all’estero, o a dimettersi abandonando la professione o passando all’attività professionale privata.
Per questi seri motivi è quanto mai necessario e non rinviabile da parte di Parlamento, Governo e Regioni una strategia completa ed articolata tale da garantire ai professionisti della salute ambienti di lavoro sereni e sicuri, premessa necessaria perché possa espletare al massimo e con tranquillità la sua attività di garanzia per il diritto alla salute di ogni individuo i capitoli di questa nuova strategia deve prevedere:
Ad integrazione di quanto sinora messo in essere e legiferato nonché di quello che verrà programmato sia quanto mai opportuno il riconoscimento dello status di pubblico ufficiale, quale strumento indispensabile per arginare queste violenze: è indubbio che preliminarmente andrebbe garantita la sicurezza fisica e psichica di chi opera in sanità a tal fine, oltre alla migliore attuazione delle norme già esistenti, in considerazione del fatto incontrovertibile che ogni esercente una professione sanitaria o sociosanitaria, nel suo agire professionale attua un diritto costituzionalmente garantito, sarebbe quanto mai opportuna una campagna mediatica e formativa per ricostruire nell’immaginario collettivo il rispetto del ruolo di chi opera per la tutela della salute
A tal fine, appare corretto, proprio per la specifica funzione esercitata per la tutela della salute individuale e collettiva, che vada loro attribuita la qualifica di pubblico ufficiale, indipendentemente dal rapporto di lavoro autonomo o dipendente e le pene per chi offenda o aggredisca questa specifica tipologia di pubblico ufficiale siano raddoppiate rispetto a quanto già previsto dal Codice penale. La sicurezza non è un concetto di destra o di sinistra è un bene positivo per ogni vivente.
La sicurezza degli operatori sanitari e sociosanitari è, infatti, un’emergenza nazionale che abbisogna di tante ed articolate iniziative per promuoverla, realizzarla e consolidarla ma ci sono cose che non costano nulla ma che rendono tanto.
Tra queste emerge sicuramente la necessità di riconoscere per legge la qualifica di pubblico ufficiale a chiunque eserciti una professione sanitaria o sociosanitaria, ambedue elencate dalla legge 11 gennaio 2018, n.3, proprio per la pubblica funzione che svolgono in attuazione di un diritto costituzionalmente, cioè l’articolo 32, che va oltre il concetto di salute ai cittadini sino a comprendere gli individui, cioè qualsiasi umano vivente stia sul nostro territorio nazionale.
Il riconoscimento della qualifica di pubblico ufficiale ad essi per esplicare il massimo potenziale di efficacia dovrebbe essere integrato da un inasprimento ulteriore della pena per chi aggredisce o vilipende questa fattispecie ma soprattutto dalla conseguente procedibilità d’ufficio per chi commetta i suddetti reati; è un atto dovuto che meglio potenzia la normativa già in vigore .
Non è solo una norma strategica norma quella che riconosca la qualifica di pubblico ufficiale agli esercenti le professioni sanitarie e sociosanitarie, indipendente dal loro rapporto di lavoro, ma tale da ricostruire nell’immaginario collettivo la considerazione, il rispetto, la fiducia nei confronti dei professionisti della salute, una norma dal minimo sforzo, ma dal massimo rendimento che potrà costituire un efficace deterrente contro la violenza a chi opera per la tutela della salute.
Ivan Iacob