“La violenza, fisica e/o verbale, contro gli operatori sanitari è un problema sempre più importante che va a gravare in modo negativo sulla qualità della assistenza a tutta la popolazione. È vero che gli ambienti a maggior rischio sono i Pronto Soccorso, ma ora si sono aggiunti le Aree di Degenza, i servizi psichiatrici e gli ambulatori, di fatto tutti i servizi ospedalieri e territoriali sono esposti e probabilmente lo saranno sempre di più. Questa situazione in continua escalation crea grande disagio e preoccupazione ripercuotendosi sulla serenità e sulla lucidità del lavoro medico-ostetrico-infermieristico con conseguenze che si stanno facendo sempre più sentire allontanando i giovani dalle professioni sanitarie ed i giovani medici dalle specializzazioni dell’area delle emergenze”.
È quanto dichiarano in una nota il Presidente nazionale Federazione Sigo ( Federazione Italiana Ginecologia Ostetricia ) Vito Trojano e il Presidente Nazionale Aogoi ( associazione Ostetricia Ginecologia Ospedaliera Italiana ) Antonio Chiantera
Dai dati 2023 dell’Osservatorio Nazionale sulla sicurezza degli esercenti le professioni sanitarie e socio-sanitarie (Onseps ), inviati alle Camere ricordano, sono emersi infatti 16 mila episodi di aggressione con 18 mila operatori coinvolti. E la sindrome da “burn-out”, aggiungono, interessa un numero sempre maggiore di operatori sanitari ed è sempre più difficile trovare medici ed infermieri, soprattutto per alcune specialità, in particolare la Ostetricia e la ginecologia oltre a tutte quelle che gestiscono l’Emergenza in cui il rischio di operatività è altissimo.
“E' pur vero che il Governo con il DL 33/2024 modifica il codice penale in tema di procedibilità d’ufficio anche nei casi di lesioni personali ai professionisti sanitari indipendentemente dalla gravità della lesione lieve, grave o gravissima – evidenziano i Presidenti Sigo e Aogoi – ma è pur vero che i tempi della Giustizia sono spesso lunghi rendendo l’effetto di deterrenza meno efficace. Nella situazione attuale ci sono due categorie di vittime: gli operatori sanitari come vittime dirette e tutta la popolazione come vittima indiretta perché si trova/si troverà sempre di più a subire la carenza di personale, soprattutto in alcuni settori quali quelli più colpiti”.
Purtroppo, sottolineano, anche in questo le donne pagano il prezzo maggiore perché i due terzi dei professionisti aggrediti è donna: “È fondamentale cercare di ri-costruire un rapporto basato sulla fiducia e sul rispetto reciproco, ma per raggiungere l’obiettivo il percorso è lungo e complesso. Per la prima volta nel 2022 è stato attivato un canale strutturato di monitoraggio che ha permesso di avere dati nazionale, ben consapevoli che il fenomeno è ben più ampio di quanto emerge dai dati nazionali.
Pertanto, ci sembra opportuno condividere il Disegno di Legge del senatore Zullo “Disposizioni per la tutela della salute in sospensione della gratuità per gli autori di aggressioni contro gli operatori sanitari in occasione di lavoro e di reati contro il patrimonio sanitario” che individua delle condizioni di deterrenza più immediate e ci auguriamo che questo DDL possa contribuire ad una diminuzione reale e sostanziale del fenomeno. Da parte nostra – concludono – noi saremo parte attiva per monitorare il fenomeno e sensibilizzare operatori e cittadini sul tema delle aggressioni”.