Da oltre dieci anni, Enpap, l’Ente Nazionale di Previdenza ed Assistenza per gli Psicologi, orienta le proprie scelte in fatto di attività finanziarie ed economiche in coerenza con i principi e le conoscenze scientifiche della psicologia. Scelta che viene recepita anche nella recente indizione del bando di gara a procedure aperta per la gestione del servizio di Cassa e dei Servizi Complementari, con scadenza il 31 agosto, e rivolto alle banche.
Le ragioni dell’Ente risiedono nella sensibilità della comunità professionale degli Psicologi ai valori della pace, del rispetto dei diritti civili e sociali, della solidarietà, della difesa della vita umana, dell’infanzia e dell’ambiente.
“La politica di investimento dell’Ente è coerente con le conoscenze scientifiche della psicologia – sottolinea Felice Damiano Torricelli, presidente Enpap – oltre a non investire nei Paesi che non garantiscono le libertà politiche, i diritti civili, la tutela del lavoro minorile o la parità di genere, non impegniamo i fondi degli psicologi in attività economiche che impattano negativamente sul benessere e sullo sviluppo psicologico delle persone. Al contempo, cerchiamo di sollecitare le imprese con cui collaboriamo ad aumentare, nelle loro politiche, l’attenzione ai fattori di rischio per la salute mentale. La violenza sostenuta dal mercato degli armamenti è di certo fra questi fattori di rischio”, spiega Torricelli, che ha portato il tema anche nell’ultima audizione dell’11 luglio alla Commissione parlamentare per il controllo sulla attività degli Enti gestori di forme obbligatorie di previdenza e assistenza sociale.
In Italia c’è la legge 185 del 1990 che obbliga gli istituti di credito, italiani ed esteri, a rendere pubbliche le attività nel settore dell’esportazione italiana di armamenti. E le banche che non fanno questa attività sono poche. Anzi, pochissime. Per questa ragione, spiega Federico Zanon, vicepresidente Enpap: “Inizialmente avevamo considerato l’idea di rendere le transazioni in armamenti un criterio di esclusione. Tuttavia sarebbe stato un criterio molto restrittivo, in quanto la grande maggioranza delle banche italiane gestisce transazioni di questo tipo. Abbiamo quindi optato, intanto, per un indirizzo premiale, che per il suo peso esprime comunque un orientamento molto netto e coerente con i valori della nostra professione e con l’engagement molto attivo che riceviamo dai nostri iscritti”.
La procedura di gara, infatti, premia le banche che non figurano tra quelle cosiddette “armate” con 15 punti in più su 60 previsti per l’offerta tecnica.