"Siamo fermamente convinti che un aumento non programmato del numero di immatricolazioni al Corso di Laurea in Medicina e Chirurgia non possa essere la risposta alle problematiche che sta attualmente affrontando la sanità pubblica italiana. Qualsiasi proposta che non tenga conto delle reali esigenze del Sistema Sanitario Nazionale (Ssn) e, nella stessa misura, della capacità delle università di formare individui altamente qualificati, non può incontrare il nostro consenso".
Questa la posizione sul numero chiuso a Medicina espressa dal Segretariato Italiano Studenti in Medicina (Sigm) nel corso dell'audizione in VII Commissione al Senato.
"Il nostro Ssn - hanno spiegato nel corso dell'audizione - non sta soffrendo per una carenza generale di medici, ma per la carenza di infermieri e di solo alcune categorie di medici specialisti: l’aumento del numero programmato a medicina non può essere la risposta a queste problematiche. Riteniamo fondamentale, inoltre, valutare la capacità delle strutture universitarie nell’accogliere un numero maggiore di studenti. L’esperienza dei nostri colleghi immatricolati nel 2014 e quella delle università che negli ultimi anni hanno provato ad implementare sistemi differenti, ci consentono di affermare che le condizioni di sovraffollamento e la mancanza di infrastrutture adeguate non possono garantire di mantenere la qualità della formazione al livello attuale. Per poter ampliare il numero di accessi a medicina e renderlo sostenibile nel tempo, è necessario prevedere un contestuale aumento di finanziamenti che permettano un accrescimento degli Atenei, sia in termini di risorse umane che logistiche, affinché sia garantito il diritto allo studio".
"Comprendiamo la necessità di trovare un sistema di accesso che sia più equo ed adeguato, ma crediamo che nessuno dei disegni di legge presentati siano in grado di rispondere appieno a tali necessità. Una soluzione che prenda come paradigma il modello francese, con un semestre ad accesso libero ed in comune con le facoltà di Biotecnologie Mediche e Scienze Motorie, non può garantire un alto livello della qualità didattica per nessuno dei corsi. Inoltre, senza un’adeguata pianificazione logistica e finanziaria, questo tipo di sistema potrebbe spingere, almeno nell’immediato, le università a proporre una didattica prevalentemente a distanza. Questa è riconosciuta come una valida metodica di insegnamento, ma esclusivamente se integrativa alla didattica in presenza", concludono.