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Come gestire il ritorno al lavoro dopo il trattamento del cancro 

di Domenico Della Porta

Oltre ad essere un evento importante per i pazienti è anche un notevole segnale di ripresa, spesso vissuto come una transizione dal considerarsi un paziente ad essere di nuovo normale. Molti i fattori che potrebbero essere utili al medico competente per graduare il carico di lavoro in base alle capacità residue e assegnare mansioni lavorative adeguate. Vale a dire la giusta misura dell’impegno

02 FEB -

Ritornare al lavoro dopo il trattamento del cancro è un evento importante per i pazienti. È un notevole segnale di ripresa ed è spesso vissuto come una transizione dal considerarsi un paziente ad essere di nuovo normale.

Fabrizio Ciprani, Medico Legale, del Lavoro ed Oncologo, direttore centrale della Sanità del Dipartimento di Pubblica Sicurezza del Ministero dell’Interno, è stato categorico durante il suo esaustivo intervento dal titolo “Il reinserimento lavorativo delle persone con patologie oncologiche” nel corso del recente evento nazionale svoltosi a Milano e organizzato dalla Consulta Interassociativa Italiana della Prevenzione, CIIP, avente per tema “Le prospettive del Medico del Lavoro: Salute e Lavoro oltre il giudizio di idoneità”.

Di fronte ad una “persona” con neoplasia, sempre meno “paziente”, ha detto, nonostante le lunghe terapie che ne possono accompagnare la vita, che ha convissuto con una malattia dalla prognosi incerta per un intervallo di tempo talvolta rilevante della propria esistenza, occorre modulare l’estrinsecazione sociale ed affettiva e le motivazioni, in un equilibrio molto complesso.

In Italia, circa il 50% delle nuove diagnosi di tumore vengono effettuate in età lavorativa e ogni anno circa 100mila persone si aggiungono ai quasi 1,5 milioni di lavoratori che sono rientrati al lavoro dopo un tumore. Le donne operate al seno costituiscono il gruppo più numeroso, con circa 30-40mila casi annui stimati di rientro al termine dei trattamenti e più di 800mila lungo-sopravviventi, che spesso hanno difficoltà nel reinserimento lavorativo

Ecco perché ritornare al lavoro dopo il trattamento del cancro, oltre ad essere un evento importante per i pazienti è anche un notevole segnale di ripresa, spesso vissuto come una transizione dal considerarsi un paziente ad essere di nuovo normale.

Le ragioni più frequenti di mancata o tardiva ripresa del lavoro sono: fatigue; menomazioni fisiche; sintomi depressivi, problemi psicologici, di memoria o attenzione, dolore, disturbi del sonno.

Due sono le principali categorie di fattori che influenzano il ritorno al lavoro, ha spiegato Ciprani: da una parte i fattori legati alla persona, all’azienda e alla società che possono svolgere ruoli sia di facilitazione che di ostacolo, a seconda delle specifiche condizioni del posto di lavoro. Dall’altra la possibilità di misurare, utilizzando metodi standardizzati, la differenza di capacità lavorativa e di salute mentale (sonno, stanchezza, ansia, depressione, felicità) soprattutto tra le lavoratrici che rientrano dopo una malattia e le altre lavoratrici. Questo risultato potrebbe essere utile al medico competente per graduare il carico di lavoro in base alle capacità residue e assegnare mansioni lavorative adeguate. Vale a dire la giusta misura dell’impegno.

Le barriere sono: sintomi fisici e cognitivi, problemi psicosociali, mancanza di conoscenza e coordinamento (professionisti sanitari, pazienti e manager), vuoto giuridico, cambiamento fisico, vincoli di tempo, caratteristiche del lavoro (lavori meno qualificati), colleghi che non supportano, problemi familiari. Gli elementi facilitatori sono: sostegno familiare e lavorativo, attività fisica e riabilitazione, collaborazione interdisciplinare, consulenza legale e medico-legale, e benefici di legge per i lavoratori, senza tralasciare gli aspetti positivi del lavoro e la elaborazione di protocolli per la capacità lavorativa con un concreto supporto professionale collegiale per la sua corretta definizione per il medico competente.

Si tenga presente, è stato sottolineato dal relatore, che il tipo di trattamento ricevuto (interventi chirurgici, radioterapia, chemioterapia e terapia ormonale) influenza significativamente i tempi di recupero e relativa ripresa lavorativa. La chemioterapia è il trattamento più invalidante, a causa del prolungamento del congedo per malattia e degli effetti collaterali.

Le condizioni di lavoro favorevoli per il reinserimento di un lavoratore dopo la patologia oncologica sono le misure ergonomiche su misura (ad esempio, riduzione del lavoro manuale, orari) ed clima organizzativo adeguato (sostegno da parte dei colleghi, lavoro part-time, attività graduale, rientro graduale, flessibilità). Hanno un’influenza positiva, da parte del management aziendale, sul Return to work RTW “offrire flessibilità lavorativa” e “offrire adattamenti lavorativi” promuovendo interventi integrati per il recupero ed il potenziamento delle competenze professionali e le soft skills.

Domenico Della Porta

Presidente Osservatorio Malattie Occupazionali e Ambientali, OSMOA, Università degli Studi di Salerno.



02 febbraio 2024
© Riproduzione riservata

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