“Il 23 dicembre di quest’anno il Servizio sanitario nazionale compirà i suoi 45 anni: una data importante, e una data fondamentale quella del 23 dicembre del 1978 perché, da quel momento in poi, tutti i cittadini avevano diritto alla tutela della salute senza alcun tipo di contribuzione, senza alcun tipo di distinzione di classe sociale”.
Così il Presidente della FNOMCeO, la Federazione nazionale degli Ordini dei Medici, Filippo Anelli, alla vigilia del quarantacinquesimo anniversario dell’istituzione del Servizio sanitario nazionale.
“Una riforma del popolo per il popolo – continua Anelli – la definì allora Tina Anselmi; una riforma oggi che è stata ed è continua ad essere un grande strumento di sviluppo culturale, sociale, economico di questo Paese. Un sistema che va assolutamente tutelato, che premia anche la competenza dei professionisti sanitari. Oggi i medici si sentono pienamente realizzati all’interno del servizio sanitario perché la loro attività combacia con il loro giuramento, cioè quello di considerare tutte le persone uguali davanti alla salute, così come recita la nostra Costituzione all’articolo 3 che considera tutte le persone uguali. E parlo di persone, e non di cittadini, perché quel diritto è legato proprio all’essere umano e non al diritto di cittadinanza in questa Repubblica. Nel 1948 lo Stato, La Repubblica decise che questo diritto era un diritto della persona, un diritto fondamentale. Molto più tardi in altri paesi si è raggiunto lo stesso livello di tutela. Oggi tocca a noi preservarlo, tocca a noi seguire l’esempio e le indicazioni del Presidente Mattarella, tocca a noi seguire le esortazioni di Papa Francesco che ci invita a considerare il Servizio Sanitario Nazionale un esempio per l’intero pianeta”.
Anelli lancia poi i suoi auguri per le prossime festività. “Auguri di buone feste. Auguri ai colleghi – specifica – auguri a tutte le professioni sanitarie, auguri ai cittadini. Che sia, questo, un periodo natalizio di pace – aggiunge – di pace per tutta l’umanità. In un mondo che purtroppo ha scelto tante guerre in tanti Paesi, la ricorrenza del Natale ci ricorda di un Dio che si è fatto uomo, ossia che ha creduto nell’uomo, che dà un messaggio di speranza forte perché l’uomo possa essere sempre migliore”.
“È questo – conclude Anelli – che noi medici oggi vogliamo raccontare a tutti: la storia di una professione a servizio dell’umanità, a servizio degli uomini. Lo abbiamo fatto durante la pandemia, attraverso la scienza. Grazie alla scienza abbiamo ridato speranza, la speranza di un mondo diverso, la speranza di curare tante malattie, la speranza di allungare la vita alle persone, la speranza di alleviare le sofferenze. Con questo augurio auspichiamo che questa umanità sappia tornare sui sentieri della pace”