Sul tema sanità, nel confronto tra l’Italia e gli altri paesi della Unione Europea, si è spesso discusso riguardo retribuzioni e condizioni di lavoro, ma le notizie di questi ultimi giorni impongono un confronto anche sul tema pensionistico.
I dati e le informazioni, parziali ma già sufficienti, forniti da alcuni dei Paesi che partecipano ai lavori della FEMS (European Federation of Salaried Doctors) dimostrano che l’Italia rimane fanalino di coda anche nelle modalità di accesso alla pensione
La tabella che segue compara età minima e massima per l’accesso alla pensione e la eventuale necessità di una minima anzianità di servizio per usufruirne. I dati dimostrano come l’Italia richieda ai propri professionisti medici ingenti sacrifici in termini di durata dell’attività lavorativa. Senza pretendere la flessibilità olandese, dove non è richiesta alcuna età minima per poter andare in pensione, è sufficiente sapere che in Croazia sono sufficienti 35 anni di contributi per poter andare in quiescenza mentre bastano un paio di anni in più per ritirarsi in Spagna.
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MINIMA ETA’ PENSIONABILE |
MASSIMA ETA’ PENSIONABILE |
ANZIANITA’ DI SERVIZIO MINIMA (anni) |
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Uomini |
Donne |
Uomini |
Donne |
Uomini |
Donne |
ITALIA |
Basata sulla solo contribuzione 42 anni e 10 mesi di contributi |
Basata sulla solo contribuzione 41 anni e 10 mesi di contributi |
67 (70 su richiesta del lavoratore) |
67 (70 su richiesta della lavoratrice) |
15 |
15 |
FRANCIA |
64 |
64 |
n.p. |
n.p. |
172 trimestri |
172 trimestri |
OLANDA |
Non previsto |
Non previsto |
67 |
67 |
Non previsto |
Non previsto |
SPAGNA |
65 (37 anni e 9 mesi di contributi) |
65 (37 anni e 9 mesi di contributi) |
70 |
70 |
15 |
15 |
BULGARIA |
64 e 6 mesi (39 anni e 4 mesi di contributi) |
62 (36 anni e 4 mesi di contributi) |
65 |
63 |
Varia con le condizioni di lavoro |
Varia con le condizioni di lavoro |
AUSTRIA |
65 |
60 (65 nel 2024) |
70 |
70 |
15 |
15 |
ROMANIA |
60 |
57 |
65 |
65 |
30 |
15 |
SLOVENIA |
60 (40 anni di contributi) |
60 (40 anni di contributi) |
65 |
65 |
15 |
15 |
CROAZIA |
60 (35 anni di contributi) |
58 e 3 mesi (33 anni e 3 mesi di contributi) |
68 |
68 |
15 |
15 |
Bulgaria e Slovenia richiedono ai propri medici quasi 40 anni di lavoro ma si dimostrano accorte e lungimiranti perché sono, inaspettatamente, gli unici paesi della Unione Europea che riconoscono alla professione medica la caratteristica di lavoro usurante. Infatti, in alcuni settori o specialità quali la Radiologia e la Radioterapia, è riconosciuto un fattore di rischio che consente ai medici di andare in pensione anticipatamente. Di magra consolazione sapere che anche in paesi come Croazia, Spagna, Romania esistono professioni (quali personale militare, musicisti, giudici, parlamentari, ecc) per i quali è riconosciuto il titolo di lavoro usurante o comunque una uscita anticipata dal mondo del lavoro. Quello che rimane incomprensibile è che in Italia non venga applicato quanto previsto dalla Legge di Bilancio 2018 che permette la pensione anticipata dei dipendenti che svolgano lavoro notturno per almeno 64 notti all’anno ma su turni di 12 ore. In questo caso il numero di turni notturni effettivamente svolti deve essere moltiplicato per un coefficiente di 1,5 rendendo possibile il pensionamento anticipato con 43 servizi di guardia notturni all’anno.
In tutti i paesi, la retribuzione pensionistica è legata alla remunerazione annuale e agli anni di lavoro svolti. Le condizioni di lavoro non sono un fattore preso in considerazione ma viene da chiedersi se un medico che in Italia vada in pensione a 67 anni abbia lo stesso livello di burn out, insoddisfazione e stanchezza del suo omologo olandese di pari anzianità. In aggiunta, i bassi livelli retributivi presenti in Italia, rispetto ai colleghi europei, creano una diseguaglianza non solo per tutto il perdurare della carriera ma anche al momento dell’agognato riposo.
Il taglio alle pensioni dei medici, proposto nella Legge di Bilancio 2024, colpisce molte più generazioni di medici di quanto si possa immaginare e paradossalmente si accanisce su quelle più giovani (medici classe 1976 ed indietro negli anni) che, con il riscatto dei mesi di laurea svolti prima del 31 dicembre 1995, potrebbero usufruire di un sistema misto contributivo e seppur in minima parte retributivo, vantaggioso ai fini dell’assegno pensionistico.
Al netto di un possibile passo indietro, rispetto ad una legge iniqua, rimarrà la rottura di un rapporto fiduciario tra i medici del Sistema Sanitario Nazionale ed un Governo che, con inaspettata e schizofrenica dicotomia ha prima dichiarato la volontà di garantire il diritto alla salute pubblica per poi agire con norme che spingono i professionisti della Sanità ad abbandonare un lavoro che è base e garanzia di uno stato sociale sano e produttivo.