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Ccnl dirigenza sanitaria. Onotri (Smi): “Elevare gli stipendi equiparandoli a quelli europei” 


Il Segretario generale del Sindacato Medici Italiani dice no alla scelta della parte pubblica di prevedere per il rinnovo del contratto della dirigenza sanitaria aumenti stipendiali del 4,5% a fronte di una inflazione del 12%: “È arrivato, ormai, il tempo di ridare dignità a questo lavoro pensando alla standardizzazione di un sistema che valorizzi le competenze professionali”

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“La crisi delle professioni ospedaliere del Ssn è in corso da tempo, con la fuga di centinaia di professionisti dal servizio pubblico, con la drammatica condizione i cui versano i dipartimenti di emergenza-urgenza e con la de-medicalizzazione del 118. Vi sono alcune specializzazioni che vengono continuamente penalizzate per fare in modo che transitino direttamente verso il privato. A questo quadro già a tinte fosche si aggiungono il carico improprio burocratico e la tendenza, da parte delle aziende ospedaliere, a voler contingentare le prestazioni mediche alimentando il rischio di errori per i professionisti. Non condividiamo, per questo, la scelta della parte pubblica di prevedere per il rinnovo del contratto della dirigenza sanitaria aumenti stipendiali del 4,5% a fronte di una inflazione del 12%. Gli stipendi dell’area della dirigenza sanitaria devono essere equiparati a quelli dei colleghi europei per rispondere alla grave crisi della professione”.

Così Pina Onotri Segretario Generale Sindacato Medici Italiani, sul rinnovo del Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro (Ccnl) per il triennio 2019/2021 del personale della dirigenza sanitaria del Ssn.

“Il Governo e il Parlamento, per di più, sono ancora in tempo per ulteriori misure a favore dei dipendenti del Ssn prevedendo nella Delega Fiscale, in discussione a Montecitorio, norme che defiscalizzano il lavoro della dirigenza sanitaria istituendo una detassazione del salario accessorio, una flat tax applicabile almeno per l’attività libero professionale che faccia d’argine di tanti professionisti del Ssn alla fuga verso la sanità privata”.

“È arrivato, ormai, il tempo di ridare dignità a questo lavoro- ha aggiunto – pensando alla standardizzazione di un sistema che valorizzi le competenze professionali, che punti al benessere organizzativo, che permetta la progressione di carriera, con l’attribuzione e il rinnovo degli incarichi. Un sistema che migliori le condizioni lavorative, ora stressanti, determinate da pesanti turni di servizio, weekend sempre occupati da guardie e reperibilità, precariato protratto e stipendi inadeguati, molto al di sotto della media europea. Occorrono scelte che diano maggiore attenzione alla formazione, alle garanzie e alle tutele per gli specializzandi. Bisogna prevedere modifiche al DM 70 per permettere maggior percorsi di carriera. Nel nuovo Ccnl auspichiamo che ci siano misure esigibili, con la relativa tempistica, in merito all’applicazione delle norme contrattuali da parte delle aziende sanitarie, politiche delle pari opportunità e scelte per la conciliazione dei tempi di vita e lavoro per le donne medico. In questo senso appare incompressibile che al Tavolo ministeriale finalizzato a rafforzare l’integrazione tra ospedale e territorio che su 18 componenti non sia prevista nemmeno una donna.

Dobbiamo essere ben coscienti che senza medici disposti a lavorare nel Ssn non c’è sanità pubblica, con tutto quel che ne deriva. Dal Ministro Orazio Schillaci, si cui apprezziamo la grande disponibilità, su questo ci attendiamo parole chiare”.



04 luglio 2023
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