E’ una prassi “che andrebbe totalmente abolita, quella di utilizzare medici gettonisti, specialmente nei reparti di Pediatria, di Neonatologia, che sono ormai ad alta specializzazione, dove si lavora in equipe multidisciplinari e dove il medico ‘a chiamata’ si trova fuori contesto, cosa che va a discapito dell’assistenza ai piccoli pazienti. In questo modo si stravolge la presa in carico e ne risente la qualità dell’assistenza”. A parlarne è Luigi Nigri, vice presidente nazionale della Federazione nazionale medici pediatri (Fimp), intervenendo nel dibattito di questi giorni sul decreto approvato in Consiglio dei Ministri e oggi in GU con le nuove misure sulla sanità italiana, che introduce specifici limiti al ricorso ai cosiddetti medici gettonisti, professionisti a cui gli ospedali ricorrono sempre più spesso per sopperire alla carenza di personale. La norma fissa tetti al numero di professionisti esterni e alla durata del loro servizio, oltre che alla loro età.
Provvedimento che “condividiamo assolutamente”, dice Nigri, anche se “il fulcro del problema nella Pediatria, come in altre specialità mediche, è da attribuire alla mancata revisione della pianta organica degli ospedali italiani. Non ha senso, come sentiamo ripetere ormai da anni, tenere aperti reparti di Pediatria con 6-7 posti letto, così come punti nascita che eseguono meno di 500 parti l’anno. E poi metterci medici gettonisti per sopperire alle carenze di personale. In Italia esiste una legge che impone il divieto di avere un doppio rapporto con il Servizio sanitario nazionale: o fai il pediatra di famiglia, o lavori in ospedale. Quindi o apriamo di più al privato, ma questo creerebbe pazienti di serie A e di serie B, oppure riqualifichiamo gli ospedali in maniera adeguata al territorio dove sorgono, senza mantenere aperte strutture inutili per ragioni politiche. Ricordiamoci che nei prossimi anni, fra il 2025 e il 2027, si specializzeranno ben 2.500 specializzandi, a fronte di un fortissimo calo delle nascite, quindi, essendo sufficiente un ottimo reparto di Pediatria ogni 500 mila abitanti, basterebbe operare una razionalizzazione intelligente delle strutture e del personale”.
Contrario al provvedimento, invece, il presidente nazionale della Federazione CIPe -SISPe –SINSPe, Giuseppe Gullotta, “per sostenere la pediatria di base le cooperative fanno un gran lavoro e limitarne l’uso penso possa essere un passo falso. Questo settore è ormai sofferente, solo quest’anno e l’anno scorso sono andati in pensione almeno 1000 pediatri di base e stiamo ancora attendendo un pronunciamento del ministro sull’applicazione della norma che consentirebbe di lavorare fino a 72 anni. In questa fase limitare i gettonisti, che sono perlopiù medici in età avanzata e di esperienza e in grado di garantire quel minimo di assistenza sanitaria pediatrica che in molte zone oggi è inesistente (e le grandi città non possono sopperire a questo), è controproducente. Scelta condivisibile, invece, quella di bypassare le specializzazioni nei reparti di emergenza urgenza: è stata una decisione politica molto accurata e che condividiamo, il fatto di prevedere un’esperienza minima di tre anni in pronto soccorso per sopperire alle carenze di personale, in strutture dove si sfiora oggi il burn out fisico e psicologico”.