La vaccinazione del personale sanitario può essere interamente delegata agli ordini professionali? Il tema è tornato al centro dell'attenzione dopo la decisione da parte del governo Meloni di anticipare di quasi due mesi il reintegro sui luoghi di lavoro di quei professionisti sanitari che si erano rifiutati nei mesi scorsi di ricevere il vaccino contro il Covid.
Alcuni esponenti di maggioranza, l'ultimo in ordine di tempo Giovanni Donzelli (FdI) ieri sera su La7, hanno spiegato come la questione delle vaccinazioni non sia una competenza del governo ma degli ordini professionali: "Il governo non può decidere chi è un medico buono e chi uno cattivo, spetta all’ordine dei medici farlo”, sottolineava l'esponente di Fratelli d'Italia.
Ma è davvero così? Per far chiarezza lo abbiamo chiesto al presidente Fnomceo Filippo Anelli che ci ha spiegato sia come la legge sull'obbligo vaccinale abbia "funzionato alla grande" arrivando ad "azzerare" i decessi tra i medici, sia come lo stesso risultato non si potrebbe ottenere appellandosi al solo Codice deontologico. Vediamo perché.
Le polemiche con il personale no vax non nascono però solo in questi anni.
No, abbiamo avuto un altro periodo turbolento anche all’epoca della legge Lorenzin, quando si estesero i vaccini obbligatori per i ragazzi. Anche lì si era attivato il movimento no vax. Nel 2016, come Consiglio nazionale, abbiamo approvato un documento deontologico sui vaccini con indicazioni precise andando ad interpretare il codice deontologico. Non a caso anche negli anni passati alcuni medici sono stati oggetto di procedimenti disciplinari da parte degli ordini, alcuni conclusi con la loro radiazione, altri con sospensioni, censure e così via. In questo senso la fase ordinaria nella gestione dei rapporti con le vaccinazioni riguarda gli ordini. Con un obbligo di legge hai un’azione a tappeto che riguarda un'intera comunità di persone mentre la violazione del codice deontologico comporta l’esame del singolo caso ed un percorso ben più lungo che tiene conto di tutta una serie di questioni che vengono invece superate da una norma. C'è poi un altro problema riguardante la Cceps.
Quale?
Ad oggi abbiamo una lunga serie di provvedimenti disciplinari comminati dagli ordini che sono di fatto bloccati presso la Commissione Centrale per gli Esercenti le Professioni Sanitarie (Cceps).
E questo cosa comporta?
Se, ad esempio, un ordine procede con una radiazione nei confronti di un medico e quest'ultimo presenta ricorso alla Cceps, gli effetti della radiazione sono nulli fino a che la commissione centrale non si pronuncia sul suo caso. Purtroppo i procedimenti in sede Cceps sono tantissimi e quindi di fatto viene spesso vanificata l’azione sanzionatoria degli ordini a causa di questo imbuto che è venuto a crearsi. Questo è uno dei problemi che dovrebbero essere affrontati dal ministro Schillaci.
Tornando ai vaccini, possiamo quidi dire che già oggi ci sono indicazioni deontologiche chiare o vista la sua attuale revisione si può fare qualcosa in più?
Il tema dei vaccini come ho detto, ricordando il documento deontologico approvato nel 2016, è già presente nella nostra deontologia e proprio grazie a questo siamo stati in grado di intervenire anche negli anni passati. Il problema così come è stato formulato non si pone. Poi si può intervenire e magari integrare meglio la disciplina sui vaccini nella revisione del codice. Ma, ripeto, già oggi siamo in grado di intervenire all'interno di determinati ambiti.
Quali sono questi ambiti?
Ragioniamo su aderenze a principi scientifici che sono alla base del vaccino. Non si sanziona una persona perché non vaccinata, anche perché avrebbe lo scudo costituzionale a proteggerla. Noi possiamo intervenire con sanzioni se ad esempio un medico si rifiuta di vaccinare altre persone o magari se va in televisione a promuovere campagne antiscientifiche contro i vaccini. Se però, per garantire la sicurezza delle strutture sanitarie si vuole obbligare gli operatori che vi lavorano all’interno a vaccinarsi, a quel punto l’unico strumento è quello di una legge sull’obbligo vaccinale perché il codice deontologico non è sufficiente.
Giovanni Rodriquez