“I nostri Ordini provinciali si sono fatti carico della gestione di una dialettica ideologica forte all’interno della professione, pagandone lo scotto in termini di ricorsi, denunce, per non parlare di intimidazioni e atti vandalici che seppur perpetrati da una esigua minoranza di popolazione avversa alla campagna vaccinale hanno tracciato ferite profonde. I presidenti e tutti i membri dell’ordine, in particolare, sono stati chiamati a “metterci la faccia” e ad unire fratture dentro e fuori la professione che le normative hanno man mano prodotto”.
È quanto si legge in una lettera della Fnopi indirizzata agli Ordini provinciali all’indomani del decreto che ha anticipato lo stop dell’obbligo vaccinale per il personale sanitario.
Gli uffici della Fnopi hanno anche diffuso i dati degli infermieri no vax che potrebbero essere oggetto del reintegro. I sospesi secondo gli ultimi aggiornamenti sono circa 2.600, ma non tutti necessariamente no vax: i 2.600 sono lo 0,5% degli oltre 460mila infermieri che lavorano in Italia. I non vaccinati si sono ridotti di 4-5 volte rispetto allo scorso anno.
Questo anche perché, spiega la Fnopi, essendo gli infermieri la categoria di operatori sanitari con il più alto numero di contagi (da inizio pandemia tra infezioni e reinfezioni sono circa 350mila gli infermieri contagiati in Italia, l'82% di tutto il personale sanitario secondo l'Inail), molti hanno dovuto aspettare per le vaccinazioni i tempi fisiologici del dopo Covid.
Gentili Presidenti, Consigli Direttivi, Commissioni d’Albo, Collegi dei Revisori dei conti,
con la pubblicazione in Gazzetta del decreto legge 162/2022 si chiude, per il momento, un lungo periodo in cui, a costo di sembrare autoreferenziali, gli Ordini delle professioni infermieristiche, con la Federazione nazionale, e in generale tutti gli Ordini sanitari Italiani hanno svolto un lavoro immane, rivestendo con dedizione, serietà e responsabilità il delicato ruolo di enti sussidiari dello Stato in uno dei momenti storici più tragici per il Paese, in un contesto internazionale di difficile lettura.
Ci sembra quindi doveroso ringraziare tutti gli OPI d’Italia per non essere mai venuti meno al loro mandato istituzionale e all’essere garanti della salute pubblica presso pazienti e cittadini, anche a costo di enormi sacrifici sotto il profilo organizzativo, economico, emotivo.
I nostri Ordini provinciali si sono fatti carico della gestione di una dialettica ideologica forte all’interno della professione, pagandone lo scotto in termini di ricorsi, denunce, per non parlare di intimidazioni e atti vandalici che seppur perpetrati da una esigua minoranza di popolazione avversa alla campagna vaccinale hanno tracciato ferite profonde. I presidenti e tutti i membri dell’ordine, in particolare, sono stati chiamati a “metterci la faccia” e ad unire fratture dentro e fuori la professione che le normative hanno man mano prodotto.
Vogliamo ricordare che i componenti degli Ordini che hanno sempre lavorato con spirito di servizio lo hanno fatto nella quasi totalità dei casi fuori dell’orario di lavoro, usufruendo di ferie o rinunciando all’attività libero professionale, quasi sempre senza compensi perché la normativa non prevede distacchi di sorta e i bilanci della maggior parte degli Ordini non prevedono particolari spazi di riconoscimento economico.
La Federazione nazionale, dal canto suo, ha messo in piedi, parallelamente a una interlocuzione istituzionale ai più alti livelli, un sistema di supporto legale ed economico a disposizione degli OPI, sia per le cause pendenti con gli iscritti sospesi, sia per gli atti vandalici subiti dall’esterno. Ma sicuramente tutto ciò ancora non ripaga lo sforzo elargito, troppo poco sottolineato finora. Perché spesso si è dovuto lavorare per colmare vuoti e contraddizioni normative, operando d’urgenza su disposizioni ad horas. Ultimo esempio il decreto 162, immediatamente pubblicato in Gazzetta e subito operativo, che ha trasformato la festività di Ognissanti in un normale giorno lavorativo, per consentire la piena attuazione del decreto stesso. Siamo infermieri e siamo abituati a lavorare in ogni giorno ed in ogni ora ma, ripetiamo, troppo poco abbiamo reso pubblicamente onore allo sforzo dei colleghi impegnati nella rappresentanza istituzionale.
Tutto ciò, nella cornice di uno dei periodi più convulsi, confusi e conflittuali degli ultimi decenni, con nuove sfide per noi professionisti sanitari, alle prese con bisogni di salute sempre crescenti, in special modo sul territorio e nelle aree più disagiate del Paese, dove gli infermieri ci sono sempre stati, ci sono e ci saranno. Ovunque per il bene di tutti, come recita bene lo slogan del nostro ultimo Congresso nazionale.
Grazie ancora e buon lavoro a tutti voi, a tutti noi.
Il Comitato Centrale, le Commissioni d’Albo e il Collegio Revisori dei conti della FNO
PI