Dopo la lettera che il Cogeaps (Consorzio gestione anagrafica delle professioni sanitarie) ha inviato alle varie federazioni con la situazione formativa di ogni professionista iscritto, la Presidente della Federazione nazionale ordini professioni infermieristiche (Fnopi), Barbara Mangiacavalli, fa il punto della situazione per quanto riguarda il programma formativo ECM, in scadenza il prossimo 31 dicembre.
Presidente, siamo a poche settimane dalla scadenza del triennio formativo ECM. Proprio in questi giorni ricevuto una comunicazione dal Cogeaps che vi ha fatto un quadro completo della situazione precisa di ogni singolo iscritto. Lei avrà già trasmesso la comunicazione agli Opi, che avranno ora il compito di intervenire. Non si parla solo di sanzioni ma soprattutto di incentivare i colleghi a mettersi in regola…
Assolutamente sì. La fotografia che ci ha consegnato il Cogeaps in parte la aspettavamo. Confidavo potesse essere migliore ma rispecchia questi anni. Nel senso che il programma nazionale di formazione continua in medicina è stata un'intuizione importantissima, nata con la riforma Ter del decreto legislativo 229 e poi perfezionata negli anni, con un presupposto scientifico. Quello che le conoscenze scientifiche e tecniche si modificano e perdono di efficacia più o meno del 50% ogni 10 anni. Quindi un professionista laureato da 20 anni dovrebbe rinfrescare il 100% delle proprie conoscenze.
Ora dobbiamo ritrovare questo senso vero del Programma di formazione continua e che ogni professionista dovrebbe interiorizzare. La formazione è un elemento strutturale di una professione intellettuale, deve accompagnare ogni giorno dell'esercizio professionale e ogni giorno ci deve fare chiedere se la pratica assistenziale che stiamo facendo abbia ancora un’evidenza scientifica. Con questo spirito abbiamo chiesto agli ordini di incentivare la formazione. Il nostro primo orizzonte temporale sono questi tre mesi.
Abbiamo bisogno di incentivare la partecipazione ai corsi per alzare questa percentuale di colleghi certificabili. Dobbiamo aprire il prossimo triennio sotto questo auspicio: lavorare non tanto sulla sanzione, ma sulla consapevolezza dei singoli che formarsi e continuare a farlo non è solo un discorso di laurea e specializzazione, ma di aggiornamento continuo e costante.
In questo senso anche il programma ECM offre il riconoscimento di un'attività formativa, le possibilità sono molteplici e vanno tutte nella logica di considerare la formazione un elemento strutturale del professionista.
Il presupposto scientifico è senza dubbio una leva, come lei stessa ha sottolineato. Ci sarà però a breve anche un presupposto di natura giuridica, visto che chi non avrà compiuto almeno il 70% dei crediti rischia di essere scoperto dal punto di vista delle polizze assicurative, e non credo che ci siano professionisti che possono permetterselo…
Come andrebbe veicolato questo messaggio?
Tra gli infermieri c'è ancora poca consapevolezza della necessità di dover essere assicurati: la legge 24 del 2017 è una legge importante, che ha modificato l'assetto e il contesto. Il fatto di essere tornati nell’alveo della responsabilità extracontrattuale ha degli elementi positivi, ma è stato un po’ travisato perché sembra che un infermiere pubblico dipendente possa non avere una polizza assicurativa. Non è così.
C'è un problema di base di conoscenza anche del quadro giuridico, di che cos'è la responsabilità extracontrattuale, che cosa significa e soprattutto, date le regole, che cosa copre una polizza aziendale, perché questa non copre la colpa grave e non copre l’eventuale rivalsa.
Quindi abbiamo degli elementi tecnici che dobbiamo chiarire e questo potrebbe essere un momento formativo importante: far capire a tutti i nostri colleghi il quadro, per comprendere che è bene avere nel proprio zaino questa formazione, onde evitare di incorrere in questa possibilità che di certo le compagnie assicurative applicheranno, ovvero non coprire il sinistro se un professionista non ha acquisito almeno il 70% dei crediti.