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Bonus psicologico. Fnomceo: “Includere tra i professionisti anche gli psicoterapeuti medici”


Il presidente Anelli: “Il bene “salute”, oltre che diritto soggettivo e individuale, costituisce anche un interesse per la collettività, in quanto strumento di elevazione della dignità individuale. La libera scelta del professionista, medico o psicologo, cui rivolgersi costituisce diritto fondamentale del cittadino ed elemento fondante dell’alleanza terapeutica”.

04 MAG -

Includere anche gli psicoterapeuti medici, e non solo gli psicologi, tra i professionisti ai quali il cittadino può rivolgersi con l’aiuto del “bonus psicologico” previsto dal “Milleproroghe”. È la richiesta del Presidente della Fnomceo, la Federazione nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri, Filippo Anelli. Che, pochi giorni dopo l’approvazione in Conferenza Stato Regioni del Decreto attuativo che definisce le modalità per accedere al contributo economico, ha preso oggi carta e penna e ha scritto una lettera al Ministro della Salute Roberto Speranza.

“Sia il dispositivo di Legge sia il nuovo decreto interministeriale, firmato dallo stesso Speranza di concerto col Ministro dell’Economia e Finanze Daniele Franco, indicano, tra i professionisti presso i quali usufruire del bonus - la cui entità dipende dal reddito e ha un tetto massimo di 600 euro - solo gli psicologi, “dimenticando” gli psicoterapeuti medici. La normativa vigente, invece, prevede che l’esercizio dell’attività psicoterapeutica sia “subordinato ad una specifica formazione professionale, da acquisirsi, dopo il conseguimento della laurea in psicologia o in medicina e chirurgia, mediante corsi di specializzazione almeno quadriennali” presso strutture riconosciute”.

“Nel riconoscere l’impegno da Lei profuso nell'ultima legge di bilancio per garantire l'accesso ai servizi psicologici delle fasce più deboli e per lenire il disagio psicologico di bambini e adolescenti, non posso esimermi dal rilevare quanto segue” premette Anelli.  Che continua illustrando, appunto, il quadro giuridico e sottolineando come “bene primario per la professione medica resta ed è sicuramente la tutela della salute fisica e mentale del cittadino, così come enunciato tra i principi fondamentali della Carta Costituzionale”.

“Il bene “salute”, infatti, oltre che diritto soggettivo e individuale, costituisce anche un interesse per la collettività, in quanto strumento di elevazione della dignità individuale – conclude Anelli -. La libera scelta del professionista, medico o psicologo, cui rivolgersi costituisce diritto fondamentale del cittadino ed elemento fondante dell’alleanza terapeutica”.



04 maggio 2022
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