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Schiavon (Enpapi):  “Fondi previdenziali degli infermieri penalizzati dai pagamenti in nero. No anche agli intermediari”


11 MAG - “Il dato sui pagamenti in nero, ben 1,4 miliardi, deve far riflettere anche perché si traduce in un’evasione contributiva importante che si ripercuote negativamente sui professionisti ma anche sull’Ente di previdenza: si si sottraggono infatti fondi importanti per realizzare la sua politica di investimento sulla professione penalizzando anche chi inizia la sua attività. Una politica che serve ad assicurare assistenza di welfare, avvio del lavoro e tutto quello che serve per esercitare anche la libera professione”.  
 
Così Mario Schiavon, Presidente di Enpapi l’Ente previdenziale degli infermieri.
 
“Credo che dobbiamo prendere atto di quanto sta accadendo – ha detto nel corso della presentazione della ricerca del Censis – analizzare bene chi sono i soggetti che esercitano attività privata sul territorio anche perché molti di loro sono dipendenti ospedalieri in rapporto di esclusività con l’Ssn. Prendiamo quindi atto della realtà e cerchiamo una soluzione. Un via potrebbe essere quella di liberalizzare il rapporto di lavoro eliminando l’esclusività di rapporto. Questo consentirebbe di svolgere l’attività con trasparenza e non in nero, con benefici non solo per lo Stato, ma anche per il cittadino. Un’altra via da percorrere potrebbe essere quella di assicurare una minore interferenza degli intermediari. Penso in particolare alle Cooperative e anche alle varie società Onlus e benefiche ma che benefiche non sono: cercano di fare profitto con l’assistenza agli utenti attraverso il lavoro svolto dagli infermieri. In questi casi ci troviamo di fronte ad uno sfruttamento vero e proprio degli infermieri: professionisti laureati che magari percepiscono 5 o 6 euro l’ora.
 
Dobbiamo fronteggiare una crisi soprattutto per i neo laureati. Dobbiamo sostenerli, per questo abbiamo pensato di dare un sostegno economico di duemila euro per aiutare chi inizia la libera professione. Non possiamo legare questa attività professionale agli intermediari che la snaturano trasformandola di fatto in una sorte di dipendenza. Dobbiamo quindi richiamare l’attenzione del legislatore anche perché questa attività svolta privatamente potrebbe anche determinare rischi per i cittadini. Per questo insieme alla Federazione dobbiamo agire per aiutare soprattutto i più giovani.
 
Ma un aiuto – ha concluso –  deve arrivare anche dai farmacisti ai quali si rivolgono i cittadini per avere indicazioni: devono attingere all’elenco dei liberi professionisti e non a chi lavora in ospedale.  Quello che volgiamo evitare è che si inserisca nell’ambito dell’assistenza a domicilio uno schieramento di soggetti che poco hanno a che fare con l’aspetto valoriale che noi diamo alla professione”.
 
 
 

11 maggio 2017
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