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La formazione medica in Slovenia. Intervista a Gordana Kalan Živec


16 MAG - Gordana Kalan Zivec è la presidente della Camera dei Medici della Slovenia, l’organismo corrispondente al nostro Ordine professionale. Rappresenta dunque i 5.219 medici e 1.330 dentisti che operano nel Paese, che ha una popolazione complessiva di poco superiore ai due milioni di persone.
Dottoressa Kalan Živec, lei ha sottolineato che in Slovenia avete una carenza di medici. Chi ha il compito di decidere il numero di nuove immatricolazioni alle Facoltà di medicina?
Il ministero sta facendo pressione sulle Università di medicina per aumentare il numero delle iscrizioni, ma il problema sta nella carenza di docenti e di spazi. Comunque la decisione spetta all’Università. La Camera dei medici, invece, stabilisce gli accessi alle specializzazioni post laurea, compresa quella per la Medicina Generale, obbligatoria per esercitare questa disciplina.L’orientamento della Slovenia in questo settore è di riconoscere l’assoluta autonomia del mondo medico, che definisce e determina i programmi, il numero degli specializzandi, per i quali lo Stato copre completamente le spese.
E chi decide invece i programmi?
La Facoltà decide autonomamente i curricula formativi.
Dopo la laurea, i neo laureati devono svolgere un periodo di tirocinio?
Sì, hanno un periodo di sei mesi in cui lavorano negli ospedali e nelle strutture sanitarie pubbliche di assistenza primaria.
Non esistono quindi, strutture di ricovero gestite dall’Università?
No, sono realtà separate. I docenti che sono anche medici hanno contratti di lavoro distinti, uno per l’Università e uno per la struttura sanitaria pubblica in cui operano.
La formazione continua in medicina è obbligatoria?
Ogni 7 anni i medici devono rinnovare la loro licenza, dimostrando di aver ottenuto almeno 75 crediti formativi, che presto diventeranno 150. Chi non ha questi crediti, non ottiene il rinnovo della licenza e dunque non può più esercitare la professione, a meno che non faccia nuovamente l’esame per ottenere la licenza.
In Slovenia esiste un problema di “fuga dei cervelli”?
Purtroppo sì :la generazione dei cinquantenni rimane, ma i più giovani spesso cercano opportunità fuori. E la nostra partecipazione all’UE rende la cosa certamente più semplice. L’unico aspetto positivo è che, nonostante la crisi finanziaria, lo Stato riesce sempre a coprire i costi delle specializzazioni.
E.A.

16 maggio 2011
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