Cozza (Fp Cgil Medici): "Il medico deve curare, non fare il poliziotto. Lo chiarisce una circolare dell’Interno"
29 NOV - “Non conosco i dettagli della vicenda, ma se sull’uomo non pendeva alcuna reato perseguibile d’ufficio – e la clandestinità non è tra questi -, allora il medico che ha curato l’immigrato sceso dalla torre di Milano non può essere denunciato per ‘favoreggiamento della clandestinità’. È chiaramente scritto nella
circolare del ministero dell’Interno 12/09 del 27 novembre 2009, con cui si è ribadito che il vecchio divieto di segnalazione non è stato abrogato e che non sussiste neanche l'obbligo di chiedere i documenti in quanto la clandestinità non era e non è tutt’oggi un reato perseguibile d’ufficio”. Così Massimo Cozza, segretario nazionale della Fp Cgil Medici, commenta le indagini avviate dalla Questura di Milano contro il medico che ha soccorso uno dei clandestini che protestavano sulla torre Carlo Erba, a Milano.
Proprio la Fp Cgil Medici era stata protagonista di una dura battaglia che lo scorso anno contrapponeva i medici alla norma prevista nel Pacchetto Sicurezza che voleva obbligare i medici a denunciare gli immigrati clandestini che si recavano nelle strutture sanitarie per chiedere assistenza.
“Ribadiamo che siamo medici, non poliziotti”, afferma Cozza ricordando che quella battaglia è finita tanti mesi fa e a decretare il vincitore è stata una circolare del ministero dell’Interno datata dicembre 2009. “La circolare chiarisce in maniera inequivocabile: il divieto di segnalazione previsto dal dlgs 286/98 non è stata abrogata né modificata dalla legge 94/2009 e conserva, quindi, piena vigenza. E c’è di più: si ribadisce che il medico è obbligato al referto solo se a conoscenza di delitti perseguibili d’ufficio, ma questo obbligo non sussiste per il reato di ingresso e soggiorno illegale nel territorio dello Stato. Anzi, la circolare esclude espressamente l’obbligo di referto nel caso in cui questo ‘esporrebbe l’assistito a procedimento penale’”. Se l’accusa rivolta al medico e al personale sanitario nella vicenda di Milano fosse legata solo al reato di clandestinità, allora la Questura starebbe compiendo “un grave errore”, conclude Cozza ricordando che “la nostra Costituzione, quando parla di diritto alla salute, usa la parola individuo e non cittadino, dicendo che qualsiasi persona si trovi nel nostro territorio ha questo diritto, al di là della sua cittadinanza”. Così come il “Codice deontologico afferma che i medici hanno il dovere di curare, senza alcuna distinzione tra le persone”.
29 novembre 2010
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