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Surico (Cic): “La chiusura dei piccoli punti nascita e dei piccoli ospedali è una battaglia per la sicurezza”


12 FEB - “Mi sono sempre battuto per la chiusura dei 'piccoli' Punti nascita, una misura che, nonostante la normativa, è stata attuata solo in poche Regioni Rispetto alla protesta dello scorso anno è rimasto tutto invariato, l’unica novità riguarda le diverse proposte di legge sulla responsabilità professionale medica presentate in Parlamento. Ho apprezzato le parole del Ministro Lorenzin, che ha dichiarato di voler arrivare al più presto ad una conclusione in modo da poter tutelare al meglio sia i cittadini che i medici, garantendo loro condizioni favorevoli per poter lavorare con serenità". E' quanto dichiarato dal presidente del Collogio italiano dei chirurghi (Cic), Nicola Surico, sullo stato di agitazione dei ginecologi.

"Proprio su questo punto sono intervenuto in prima persona scrivendo una lettera alle Commissioni competenti di Camera e Senato chiedendo di accelerare i lavori - ha spiegato -. In caso contrario, se l’iter parlamentare non arriverà ad una conclusione entro aprile, potremmo decidere di prendere posizioni più dure per manifestare la nostra protesta, non escludo che si possa arrivare anche ad uno sciopero.
Il Ministro della Salute Beatrice Lorenzin si è da subito interessata e ci ha fatto sapere che sarebbe disposta anche a far proprio un progetto di legge governativo o un decreto legislativo".

"Uno dei punti fondamentali della protesta, che condividiamo a pieno, è quello che riguarda la chiusura dei Punti nascita che operano al di sotto degli standard previsti dalla legge. In questo senso noi vogliamo allargare il discorso anche ad altre strutture, ai piccoli ospedali. Bisogna ricordare alla politica che là dove non c’è una casistica adeguata non è possibile garantire cure di qualità. C’è infine da sottolineare - ha concluso il presidente Cic - un problema di medicina difensiva-astensiva. Già la sola medicina difensiva comporta dei costi inutili che si aggirano intorno ai 13-15 mld, a questo fenomeno ora si è aggiunto un sempre più frequente ricorso alla medicina astensiva, con il medico che si rifiuta di eseguire operazioni giudicate troppo rischiose anche per il fatto che molte strutture ospedaliere non hanno una copertura assicurativa”.

12 febbraio 2014
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