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Amato: “Contrario all'abolizione degli Ordini. Chi la chiede ragiona con la clava”


04 NOV - Giuliano Amato interviene nel corso della prima sessione di lavoro del convegno organizzato oggi a Roma dall'Enpam, dedicata alla riforma dello Statuto dell'Ente.
Come ha ricordato Eolo Parodi, Amato, allora ministro del Lavoro, ha siglato nel 1994 la privatizzazione dell'ente di previdenza dei medici, che lo ha reso del tutto autonomo dal sistema di previdenza pubblica. Gli interventi sulle casse previdenziali  furono il segnale di un cambio di prospettiva: “La realtà  degli anni '60 e '70, quando furono creati gli istituti di previdenza e di assistenza, era quella di un gran numero di contribuenti e di un piccolo numero di fruitori” ha ricordato Amato. “In quel contesto bastava la legge per istituire il diritto, ma nei primi anni '90 si capì che, oltre al diritto, servivano i soldi e si dovette cominciare a correggere il sistema”.
Aumento dell'aspettativa di vita, riduzione dei redditi, anche dei professionisti, e quindi anche della loro capacità  contributiva “da allora il quadro si è mosso sempre più in questa direzione - ha detto ancora Giuliano Amato - e in più la fetta di ricchezza mondiale destinata all'Europa fatalmente si va riducendo”.
Amato ha poi lamentato che, davanti alla prospettiva di “giovani che avranno una vita più difficile di quella dei loro genitori, come peraltro è già accaduto nella storia”, molti reagiscano “spinti dalla rabbia e usando la clava, mentre sarebbe meglio usare il bisturi per fare gli interventi necessari”.
Chi ragiona “con la clava” chiede “di abolire gli Ordini, le Province, le pensioni di reversibilità”.
“Ma vi siete mai chiesti perché si chiede l'abolizione delle province, anziché dei moltissimi enti semipubblici legati alle amministrazioni locali, nei cui Consigli di Amministrazione siedono tanti indicati dalla politica?”. Riscuotendo gli applausi della platea, Amato ha concluso il suo intervento dicendosi “assolutamente contrario all'abolizione degli Ordini, associazioni di pari che sono le sole a poter giudicare con competenza i professionistià”.

04 novembre 2011
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