E intanto lo Smi (di Onotri) denuncia la Sisac per condotta antisindacale: “Danni per 10 mln”
22 OTT - “Procurati gravi danni patrimoniali e di immagine. Negato a migliaia di medici aderenti al sindacato il diritto, garantito dall’articolo 39 della Costituzione, ad associarsi sindacalmente”. È questa la motivazione per cui lo Smi ha deciso di ricorrere contro la
sospensiva della rappresentatività sindacale decisa dalla Sisac lo scorso settembre (Decisione poi su cui la Sisac aveva fatto una parziale marcia indietro
riammettendo con riserva due delegazioni Smi alla riunione per la nuova convenzione ndr) che lamentava come non vi fosse chiarezza su chi tra le due fazioni che si contendevano il sindacato fosse il reale titolare dello stesso.
“La SISAC - Struttura Interregionale Sanitari Convenzionati – in persona del coordinatore Dott.re Vincenzo Pomo l’11 settembre 2018 ha emesso la nota Prot. N. 595/2018 con cui comunicava a tutti gli Enti Locali e a tutte le Amministrazioni Sanitarie italiane: “la sospensione della rappresentatività sindacale dello SMI - SINDACATO MEDICI ITALIANI”, dando indicazione alle Amministrazioni interessate “di sospendere l’assegnazione delle prerogative sindacali e di trattenere le eventuali quote connesse al rilascio della delega sindacale in attesa di riversarle in favore degli effettivi aventi diritto”, ricorda lo SMI nazionale.
“Questa decisone – continua il sindacato - è stata presa a seguito di una comunicazione che SISAC avrebbe ricevuto da figura appartenente al SMI, la quale avrebbe generato confusione circa la legale rappresentanza del sindacato. Sennonché SISAC ha ritenuto di poter concludere che lo SMI avrebbe perso la sua rappresentatività e ciò senza dare conto del contenuto e del valore della missiva ricevuta. L’atto compiuto da SISAC è abnorme in quanto si pone al di fuori dei poteri che la legge le riconosce”.
“SISAC – spiega lo Smi - infatti, è controparte contrattuale dello SMI, si colloca in posizione paritetica ai sindacati e non in posizione sovraordinata; ma con la sua decisione, è entrata nel merito di questioni interne al sindacato stesso, giungendo a mettere in discussione a chi spetti la legale rappresentanza dell’Ente. Per tali ragioni lo SMI ricorreva il 26 settembre 2018 contro SISAC dinanzi al Tribunale di Roma per condotta antisindacale ed impugnava l’atto al TAR Lazio. Tale illegittima limitazione ha arrecato e sta arrecando allo SMI ed ai suoi associati gravissimi danni patrimoniali e di immagine; per i quali il 12 ottobre scorso lo SMI ha citato in giudizio la SISAC e il Dott.re Vincenzo Pomo in qualità di coordinatore, per ottenere il risarcimento del danno patrimoniale e di immagine, quantificato in 10 milioni di euro.
“Siamo convinti, conclude la nota - che nessun soggetto, né tanto meno SISAC, potrà negare i diritti sindacali, legittimamente espressi e con la piena rappresentanza allo SMI; una forza sindacale che agisce a difesa della dignità della professione medica, per la tutela della salute dei cittadini e per la difesa del carattere pubblico del Servizio Sanitario Nazionale. Lo SMI (Sindacato Medici Italiani) è la terza forza sindacale in ambito dei medici di medicina generale ed ha sedi in tutte le regioni italiane. I fatti ci daranno ragione e ogni singolo iscritto del nostro sindacato sarà risarcito per il danno d’immagine che ha subito l’associazione a cui appartiene”.
22 ottobre 2018
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