Fnomceo: “No al task shifting, investiamo sui medici”
12 LUG - “Aumentare sin da subito le borse per le specializzazioni e gli accessi al corso per la medicina generale, utilizzando i quaranta milioni di euro appositamente individuati dagli obiettivi di piano. Accogliere la proposta, già avanzata dall’Anaao, di far operare negli ospedali gli iscritti all’ultimo anno di specializzazione. Avviare con urgenza la gestione della cronicità, secondo il Piano nazionale, potenziando il territorio e consentendo, tramite contrattazione collettiva, ai medici di medicina generale di offrire negli ambulatori prestazioni diagnostiche di primo livello”.
Sono queste le possibili soluzioni alla carenza di specialisti nel Servizio sanitario Nazionale portate dalla Federazione nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri (Fnomceo), per voce del Segretario,
Roberto Monaco, questa mattina a Roma al convegno della Fiaso (la Federazione italiana delle Aziende Sanitarie e Ospedaliere) su “Politiche del personale e modelli organizzativi”.
Un secco “no”, invece, ha ribadito la Fnomceo ad “ogni forma di task shifting, di trasferimento di competenze ad altri professionisti sanitari, che finirebbe per abbassare la qualità dell’assistenza. Una carenza, quella degli specialisti nel Servizio sanitario nazionale, più volte annunciata dalla Fnomceo e dai Sindacati Medici e che assume ora, secondo la ricerca presentata questa mattina dalla Fiaso, profili allarmanti: saranno infatti 11.800 gli specialisti che, nel pubblico, mancheranno all’appello nei prossimi cinque anni, soprattutto epidemiologi, patologi clinici, internisti, chirurghi, psichiatri, nefrologi e riabilitatori. E questo anche nel caso di uno sblocco completo del turn- over, perché non ci saranno abbastanza specialisti per sostituire i 54mila medici che andranno in pensione”.
“Tanti colleghi stanno lasciando il Servizio sanitario nazionale anche prima del pensionamento, che comunque avviene in età sempre più avanzata, come testimoniato da una nostra recente campagna di comunicazione, “Sanità senza medici”, che denunciava appunto lo scenario di un sistema con sempre meno professionisti, sempre più anziani – ha affermato Monaco -. L’unica soluzione possibile è di tipo sistemico, aumentando il numero delle borse e degli accessi al corso di Medicina Generale. Se infatti ogni anno si laureano 8000 medici e i posti nelle scuole sono 7000, restano fuori mille colleghi, che però si sommano a quelli rimasti esclusi negli anni precedenti, e vanno ad alimentare in maniera esponenziale il limbo degli inoccupati. E tra poco arriverà l’onda lunga degli immatricolati nel 2013/2014, anno in cui per una serie di ricorsi saltò la programmazione”.
“Dobbiamo però mettere in atto anche soluzioni concrete per far fronte all’emergenza – ha continuato Monaco -. Una buona proposta può essere quella dell’Anaao, far lavorare negli ospedali gli specializzandi dell’ultimo anno. È necessario anche sbloccare la contrattazione dei Medici di Medicina Generale, prevedendo negli accordi la possibilità di fare esami diagnostici, alleggerendo così gli ospedali dalla gestione della cronicità”.
“C’è poi un terzo versante, oltre a quelli organizzativi sistemico ed emergenziale: quello etico, che coincide con la reputazione del Servizio sanitario nazionale – ha concluso -. I professionisti se ne vanno quando sono demotivati, quando vedono che le cose non funzionano. Non si può risparmiare sulla pelle dei professionisti: a farne le spese sarebbe l’intero Servizio Sanitario Nazionale e, in ultimo, i cittadini, soprattutto quelli che non possono permettersi di pagare le cure. Il Servizio Sanitario Nazionale deve generare equità, non essere fonte di disuguaglianze”.
12 luglio 2018
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