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Specializzandi’82-’91. In Senato Ddl su rimborso forfettario per risolvere il contenzioso


Considerando solo le cause portate avanti dal Consulcesi, ammonta a 4 miliardi la cifra che lo Stato rischia di sborsare per non aver riconosciuto ai medici che hanno frequentato le scuole di specialità tra il 1982 e il 1991 le borse di studio cui avevano diritto secondo le norme europee.

11 LUG - Ammonta a 4 miliardi di euro la somma che lo Stato italiano rischia di dover sborsare per non aver riconosciuto ai medici che hanno frequentato le scuole di specialità tra il 1982 e il 1991 le borse di studio cui avevano diritto secondo le normative europee. Questa cifra riguarda solo i camici bianchi che hanno fatto causa tramite Consulcesi e dunque destinata a crescere considerando le azioni legali portate avanti dalle altre associazioni, nonché quelle di coloro che si sono tutelati singolarmente.

Per contenere la spesa per lo Stato e risolvere in modo definitivo la questione, la commissione Cultura del Senato ha iniziato ieri l’esame del ddl presentato dal senatore Stefano De Lillo che prevede un rimborso forfettario di 20 mila euro a testa per ogni anno di corso, senza interessi né rivalutazione delle somme, in favore esclusivamente dei medici che si sono già rivolti alla legge per ottenere quanto loro dovuto.

La Commissione si riunirà per accelerare l’iter di discussione e approvazione del disegno di legge a fronte di una situazione allarmante per le casse dello Stato italiano. La sola Consulcesi riferisce, infatti, di avere fino a oggi portato in Tribunale con esito positivo circa 3.280 medici per un totale complessivo di 204.600.000 euro, che la Presidenza del Consiglio dei Ministri e i Ministeri competenti saranno costretti a sborsare.

“Considerando che per tutti i ricorrenti è stata fatta richiesta (in Corte d’appello e/o in Cassazione), delle differenze nell’importo assegnato nonché degli interessi e della rivalutazione monetaria delle somme, il rischio per lo Stato è quello di dover riconoscere ulteriori 177.600.000 euro. Il totale, quindi, potrebbe salire a 382.200.000 euro”, afferma il Consulcesi spiegando che “essendo, poi, ancora 32.127 gli associati che hanno cause in corso, se tutte si concludessero con una sentenza positiva, la somma ammonterebbe a quasi 4 miliardi di euro”.

A questa cifra, relativa ai soli giudizi attivati per il tramite di Consulcesi, vanno però sommati i rimborsi che spettano a migliaia di altri medici, si stima siano 120 mila in tutto, in giudizio singolarmente o con altre Associazioni.

“Questa iniziativa legislativa – ha spiegato De Lillo illustrando la sua proposta - è l’unica che possa garantire allo stesso tempo sia i legittimi interessi dei medici che non hanno ricevuto quanto loro dovuto, sia l’esigenza dello Stato di contenere i costi. In tal modo l’Italia riconosce il diritto sancito dall’Unione Europea, come stanno facendo tutte le più recenti sentenze, intraprendendo la sola strada possibile per dirimere definitivamente la questione”.

La via della transazione potrà risolvere in modo definitivo il contenzioso, ma la condizione essenziale per poter accedere a questi rimborsi forfettari è aver già aderito a una causa. Come spiega il presidente di Consulcesi, Massimo Tortorella: “Dato che solo le cause in essere potranno accedere al compenso a forfait, è essenziale che tutti i medici interessati siano informati e che si attivino velocemente. Il nostro impegno in questi giorni va proprio nella direzione di diffondere il più possibile la notizia e dare tutte le informazioni necessarie ai professionisti, anche tramite una consulenza gratuita da parte dei nostri legali”.

La proposta di De Lillo nasce a seguito delle decisioni di diversi tribunali di tutta Italia, che hanno confermato come lo Stato italiano si sia adeguato con molto ritardo alle norme comunitarie e come il diritto dei medici non sia prescritto. Le direttive europee prevedono, infatti, che coloro che si sono iscritti a un corso di specializzazione a partire dal 1983 debbano ricevere un’adeguata remunerazione sotto forma di borsa di studio. L’Italia ha però recepito la norma solo dieci anni dopo, escludendo dai diritti sanciti di tutti quei medici che avevano frequentato i corsi di specializzazione dal 1982 al 1991.
 

11 luglio 2012
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