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Carenza infermieri. Impegno Ministero Salute  ad “allineare l’offerta formativa al fabbisogno espresso”


"Sarà una delle figure professionali di riferimento che assicurerà l'assistenza infermieristica ai diversi livelli di complessità in collaborazione con tutti i professionisti presenti nella comunità, perseguendo l'integrazione interdisciplinare, sanitaria e sociale dei servizi, interagendo con le reti sociosanitarie, con le risorse della comunità (associazioni, volontariato, ecc.) e dei professionisti". Così il sottosegretario Costa rispondendo all'interrogazione di Carnevali (PD).

15 OTT - "Nell'ambito del nuovo modello organizzativo della rete di assistenza sanitaria territoriale previsto dalla Missione 6 del Piano nazionale di ripresa e resilienza emerge in modo significativo il ruolo dell'Infermiere di Famiglia e Comunità, impegnato a promuovere proattivamente il contatto con la persona che presenta un bisogno di salute nell'ambito della comunità in cui opera ed a fornire prestazioni assistenziali in ambito ambulatoriale, domiciliare e a livello comunitario. Sarà una delle figure professionali di riferimento. Anche per questa ragione ribadisco il massimo impegno del Ministero della salute allo scopo di allineare l'offerta formativa al fabbisogno espresso, anche tenuto conto della prossima riforma della assistenza territoriale".
 
Così il sottosegretario alla salute, Andrea Costa, rispondendo in commissione Affari Sociali alla Camera all'interrogazione sul tema presentata da Elena Carnevali (PD)
 
Di seguito la risposta integrale del sottosegretario Costa.
 
"L'ammissione ai corsi di laurea ad accesso programmato nazionale e in particolare ai corsi di laurea delle professioni sanitarie è disciplinata dalla legge 2 agosto 1999 n. 264 «Norme in materia di accesso ai corsi universitari». Dall'a.a. 2017/2018 all'a.a. 2021/2022 il numero di posti per le immatricolazioni al corso di laurea in infermieristica è cresciuto complessivamente di oltre 20 punti percentuali. 
L'aumento maggiore si è registrato nell'a.a. 2021/2022 nel quale il numero degli accessi disponibili è stato pari a 17.394 unità (più 264 per infermieristica pediatrica), ossia 1.394 posti in più rispetto all'a.a. precedente (+9 per cento in un solo anno). 
 
Tuttavia, nel medesimo periodo, in considerazione degli eventi legati alla pandemia da COVID-19 e alla riorganizzazione del Servizio Sanitario Nazionale con un ruolo sempre più centrale del territorio e della figura dell'infermiere, il fabbisogno espresso dalle Regioni, ai sensi dell'articolo 6-ter del decreto legislativo n. 502/1992, determinato con specifici Accordi Stato-Regioni, è aumentato di oltre 67 punti percentuali. 
Tale aumento, anche se progressivo negli anni precedenti, è imputabile in larga parte all'incremento registrato nell'ultimo anno, pari a +8.297 unità (da 15.201 unità dell'a.a. 2020/2021 a 23.498 unità per l'a.a. 2021/2022, +55 per cento in termini percentuali). 
 
Mentre dall'a.a. 2017/2018 all'a.a. 2020/2021 il numero di posti definiti in base ai decreti del MUR, pari all'intera capacità formativa degli Atenei, è stato sempre superiore al fabbisogno espresso dalle Regioni, per il corrente a.a. la capacità formativa delle Università non si è rivelata sufficiente a coprire interamente il fabbisogno determinato con l'Accordo tra il Governo, le Regioni e le Province Autonome di Trento e Bolzano del 4 agosto 2021: a fronte di un fabbisogno espresso pari a 23.498 unità i posti disponibili, in ragione della capacità formativa degli Atenei, sono stati pari a 17.394 unità (con una differenza, tra fabbisogno e posti, pari a 6.104 unità). 
 
Per tale ragione, già all'indomani della definizione dei fabbisogni formativi per il corrente anno accademico, il Ministero si è prontamente attivato con il MUR per la costituzione di un Tavolo, con il coinvolgimento anche delle Federazioni nazionali degli Ordini delle professioni sanitarie, dei rappresentanti delle Regioni e dei presidenti dei corsi di laurea delle professioni sanitarie, inclusa quella infermieristica, con la finalità di giungere alla definizione di una congrua e condivisa programmazione degli accessi ai corsi di laurea e per garantire che l'offerta formativa, in termini di risorse, docenti e strutture, possa effettivamente adeguarsi alle nuove esigenze manifestatesi nel corso del tempo. La metodologia previsionale elaborata dal Ministero della salute per la stima del fabbisogno formativo di professionisti sanitari nel lungo periodo sarà alla base dei lavori del Tavolo, allo scopo di allineare l'offerta formativa al fabbisogno espresso, anche nell'ottica di una diversa allocazione delle risorse tra corsi di laurea. Nelle more del costituendo Osservatorio delle professioni sanitarie, le associazioni di categoria potranno formulare le istanze e le proposte che riterranno opportune in vista della determinazione del fabbisogno per l'anno accademico 2022/2023. 
 
Il numero dei posti disponibili a livello nazionale, dunque, è la risultanza di un procedimento che tiene conto sia delle esigenze che emergono dalle realtà territoriali che delle esigenze rappresentate da tutte le categorie interessate, oltre che del dato dei pensionamenti, in relazione alla massima capienza formativa espressa dagli Atenei. La ratio dell'accesso programmato si fonda, peraltro, sulla necessità di garantire una formazione di qualità agli ammessi che consenta di seguire i corsi usufruendo di spazi laboratoriali, attrezzature adeguate anche sulla base della sussistenza di convenzioni con strutture ospedaliere e nel rispetto di tutti gli altri criteri e norme che regolano l'accreditamento delle istituzioni della formazione superiore. 
 
Con riferimento ai dati OCSE ed ai parametri internazionali, occorre tener conto che il numero di professionisti operanti in un Paese è strettamente correlato alla specifica organizzazione dei servizi e del sistema sanitario di quel Paese, alla presenza ed al ruolo di altre figure professionali, alla congiuntura economica, alla situazione occupazionale, ecc. Pertanto, un raffronto con la sola media calcolata nei Paesi UE rappresenta un'indicazione di massima e non può costituire, da solo, il metro di valutazione dell'efficienza e qualità di un sistema sanitario nazionale o uno standard assoluto di riferimento. Nell'ambito del nuovo modello organizzativo della rete di assistenza sanitaria territoriale previsto dalla Missione 6 del Piano nazionale di ripresa e resilienza emerge in modo significativo il ruolo dell'Infermiere di Famiglia e Comunità, impegnato a promuovere proattivamente il contatto con la persona che presenta un bisogno di salute nell'ambito della comunità in cui opera ed a fornire prestazioni assistenziali in ambito ambulatoriale, domiciliare e a livello comunitario. 
 
Sarà una delle figure professionali di riferimento che assicurerà l'assistenza infermieristica ai diversi livelli di complessità in collaborazione con tutti i professionisti presenti nella comunità, perseguendo l'integrazione interdisciplinare, sanitaria e sociale dei servizi, interagendo con le reti sociosanitarie, con le risorse della comunità (associazioni, volontariato, ecc.) e dei professionisti. 
Anche per questa ragione ribadisco il massimo impegno del Ministero della salute allo scopo di allineare l'offerta formativa al fabbisogno espresso, anche tenuto conto della prossima riforma della assistenza territoriale".

15 ottobre 2021
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