Conferenza salute mentale. La Società italiana di psichiatria non partecipa ed è polemica
Le ragioni della rinuncia a partecipare comunicate oggi dal presidente Massimo di Giannantonio: “Non condivido il metodo autoreferenziale di scelta degli argomenti che sono stati ‘trapiantati’ dal Tavolo tecnico nel programma senza confronto né discussione. Non condivido la scelta di impedire la partecipazione del Coordinamento nazionale dei Direttori dei Dipartimenti di Salute Mentale, né la decisione di non coinvolgere il mondo della ricerca e il Ministero dell’Università e della Ricerca”
25 GIU - Esclusione del Coordinamento dei DSM, che rappresenta il 75% dei Dipartimenti di salute mentale italiani, nessun coinvolgimento nella scelta dei temi del programma, nessuna inclusione del Ministero dell’Università e della Ricerca, oggi più che mai essenziale perché l’attività scientifica e formativa ha dimostrato, durante la pandemia, il suo ruolo fondamentale.
Questi alcuni dei motivi che hanno spinto la
Società Italiana di Psichiatria (Sip) a rinunciare a partecipare alle Seconda Conferenza nazionale sulla Salute Mentale, in programma oggi e domani, a distanza di vent’anni dalla prima. Una mancata adesione che pesa perché riguarda gli operatori impegnati in prima linea ogni giorno in stretto rapporto con i pazienti sul territorio.
“Sono costretto a rinunciare tanto nella mia veste di Presidente della Società Italiana di Psichiatria quanto di Componente del Tavolo Tecnico sulla Salute mentale del Ministero – spiega
Massimo di Giannantonio – non condivido il metodo autoreferenziale di scelta degli argomenti oggetto dei lavori che sono stati ‘trapiantati’ dal Tavolo tecnico nel programma della Conferenza, senza confronto né discussione. Non condivido la scelta di impedire la partecipazione del Coordinamento nazionale dei Direttori dei Dipartimenti di Salute Mentale, né la decisione di non coinvolgere il mondo della ricerca e il Ministero dell’Università e della Ricerca, principale garante e promotore dei percorsi formativi dei professionisti della salute mentale. Sorprende anche che una tematica prioritaria, come il consumo delle sostanze psicoattive, inerente alla sofferenza mentale contemporanea, sia totalmente assente dal programma dei lavori”.
La situazione a causa della pandemia di Covid-19, è peggiorata: sono 850 mila le persone che vengono seguite quotidianamente dai dipartimenti di salute mentale ma, secondo l’Istat, più di tre milioni hanno bisogno di una presa in carico. “Ancora troppe le criticità e le persone con disturbi mentali continuano a non ricevere risposte adeguate e il risultato è sotto gli occhi di tutti – prosegue di Giannantonio – gli allarmi lanciati più volte dall’Oms sul ruolo fondamentale della salute mentale come parte essenziale della ripresa anche del nostro Paese, non possono restare lettera morta. Serve un cambio di rotta, un piano di azione concreto con risorse adeguate, basato sulle evidenza scientifiche e non su ideologie antiche e superate, con la reale partecipazione di chi affronta ogni giorno sul campo i problemi di salute mentale del Paese. Senza queste premesse teoriche e organizzative la Conferenza rischia di essere una grande occasione mancata”.
25 giugno 2021
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