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Linfoma Hodgkin. Governo chiarisce: “Brentuximab indicato ma non rimborsato per trattamenti preventivi”


Questo perché "associato ad un tasso di interruzione per tossicità del 33% e non evidenzia nessun beneficio in termini di qualità della vita o di sopravvivenza globale. L'assenza di un vantaggio in termini di sopravvivenza globale dei pazienti sembrerebbe dovuta alla possibilità di poter comunque ricevere brentuximab in caso di recidiva post-trapianto". Così il sottosegretario Costa rispondendo all'interrogazione di Lapia (CD).

25 GIU - "L'utilizzo del brentuximab è indicato, ma non attualmente rimborsato in Italia per il trattamento preventivo di pazienti adulti affetti da linfoma di Hodgkin ad aumentato rischio di recidiva o progressione in seguito a trapianto di cellule staminali autologhe. La Commissione Tecnico Scientifica dell'Aifa, nelle sedute di maggio e settembre 2017, ha infatti valutato lo studio registrativo presentato a supporto di quest'ultima indicazione, ed ha rilevato che il farmaco ha sì determinato un vantaggio statisticamente significativo in termini di sopravvivenza libera da progressione (Pfs), ma anche che era associato ad un tasso di interruzione per tossicità del 33 per cento e non si evidenziava nessun beneficio in termini di qualità della vita o di sopravvivenza globale".
 
Così il sottosegretario alla Salute, Andrea Costa, rispondendo in Commissione Affari Sociali all'interrrogazione sul tema presentata da Maria Lapia (CD).
 
Di seguito la risposta integrale del sottosegretario Costa.
 
"L'Agenzia Italiana del Farmaco-AIFA, in merito all'utilizzo del brentuximab vedotin post-trapianto di cellule staminali autologhe (Asct), ha comunicato quanto segue. L'anticorpo monoclonale coniugato anti-CD30 brentuximab vedotin (BV, Adcetris) è attualmente indicato e viene rimborsato in Italia: per il trattamento di pazienti adulti affetti da linfoma di Hodgkin (HL) CD30+ recidivante o refrattario.
 
L'utilizzo del brentuximab è indicato, ma non attualmente rimborsato in Italia (Determina n. 1792/2017 – Gazzetta Ufficiale Serie Generale n. 260 del 7 novembre 2017) per il trattamento preventivo di pazienti adulti affetti da linfoma di Hodgkin ad aumentato rischio di recidiva o progressione in seguito a trapianto di cellule staminali autologhe.

La Commissione Tecnico Scientifica dell'Aifa, nelle sedute di maggio e settembre 2017, ha infatti valutato lo studio registrativo presentato a supporto di quest'ultima indicazione, ed ha rilevato che il farmaco ha sì determinato un vantaggio statisticamente significativo in termini di sopravvivenza libera da progressione (Pfs), ma anche che era associato ad un tasso di interruzione per tossicità del 33 per cento e non si evidenziava nessun beneficio in termini di qualità della vita o di sopravvivenza globale. L'assenza di un vantaggio in termini di sopravvivenza globale dei pazienti sembrerebbe dovuta alla possibilità di poter comunque ricevere brentuximab in caso di recidiva post-trapianto (ovvero nell'indicazione già autorizzata e rimborsata).

A differenza dell'utilizzo preventivo previsto dall'estensione di indicazione non attualmente rimborsata, l'utilizzo del brentuximab unicamente nei pazienti in recidiva post-trapianto limiterebbe il rischio di esporre anche quei pazienti trapiantati che non andrebbero comunque incontro a recidiva alla possibile tossicità del farmaco (per esempio neurotossicità).
La Cts si è resa comunque disponibile a valutare ogni successiva evidenza che dovesse dimostrare un vantaggio in termini di sopravvivenza globale dell'utilizzo «preventivo».

Attualmente, risultano altre due indicazioni onco-ematologiche autorizzate (come indicato nel relativo Riassunto delle Caratteristiche del Prodotto), ma non ancora rimborsate dal Servizio Sanitario Nazionale, le quali tuttavia sono state oggetto di accesso «precoce su base individuale», a carico del Fondo del cosiddetto 5 per cento, istituito presso l'Aifa, a seguito della valutazione delle singole relazioni cliniche inviate dai Centri clinici competenti.
L'eventuale utilizzo per indicazioni diverse da quelle allo stato consentite, come noto, deve costituire oggetto di protocolli sperimentali, soggetti a richiesta di autorizzazione da parte dell'Aifa e del Comitato Etico competente.
 
Utilizzo di brentuximab vedotin post-trapianto di organi solidi.
Una rara e grave complicanza delle procedure di trapianto di organi solidi è l'insorgenza di un disordine linfoproliferativo post-trapianto (PTLD – Post-Transplant Lymphoproliferative Disorder).
In assenza di una terapia di riconosciuta efficacia per il trattamento di questa rara condizione e in considerazione della sua natura in parte simile ad un linfoma, la prima linea di terapia spesso consiste nell'utilizzo di protocolli chemioterapici che hanno dimostrato un'efficacia nel trattamento delle malattie linfoproliferative.

Si può pertanto riconoscere un bisogno clinico non soddisfatto, in particolare in termini di alternative terapeutiche più efficaci e meno tossiche.
L'utilizzo di brentuximab in questa condizione è attualmente in corso di sperimentazione e alcuni risultati preliminari sono incoraggianti, ma il profilo beneficio/rischio è ancora da definire. Ulteriori studi sono quindi necessari per definire il corretto posizionamento di brentuximab nella terapia di questa rara e grave condizione clinica." 

25 giugno 2021
© Riproduzione riservata

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