Covid. Draghi: “Dalla Ue dosi vaccino per raggiungere immunità a luglio”. Regioni chiedono di programmare riaperture anche se al momento appare molto probabile che tutto Aprile proseguirà a due colori
Il presidente del Consiglio oggi durante l’incontro con i governatori: “Gli obiettivi prefissati per aprile e maggio, in riferimento alle forniture di vaccini e al numero delle vaccinazioni, pari al mezzo milione di vaccinati al giorno, non sembrano più così lontani”. Dalle Regioni voglia di andare avanti con unità d’intenti ma anche la richiesta di “fare un ragionamento sulle riaperture in base alla certezza sull'arrivo dei vaccini”. Il Governo valuta automatismi ma a decidere le riaperture sarà la curva dei contagi.
29 MAR - “Per i prossimi mesi la Commissione Ue ha assicurato che le dosi di vaccino dovrebbero essere più che sufficienti per raggiungere l'immunità per il mese di luglio in tutta l'Europa. Gli obiettivi prefissati per aprile e maggio, in riferimento alle forniture di vaccini e al numero delle vaccinazioni, pari al mezzo milione di vaccinati al giorno, non sembrano più così lontani”. Il presidente del Consiglio
Mario Draghi nell'incontro con le Regioni sui vaccini ha manifestato il suo ottimismo e la voglia di procedere a braccetto con le Regioni sulla campagna vaccinale.
Un intervento che pare essere stato apprezzato dai governatori che negli ultimi giorni avevano mal digerito le critiche sulla disomogeneità delle vaccinazioni.
Il presidente del Consiglio ha ribadito che “c'è il comune impegno ad assicurare non solo la sicurezza e la salute ma anche la ripresa dell'attività economica” e per questo occorre ridare speranza al Paese, pensando a programmare e alle riaperture. Bisogna cominciare ad aver di nuovo il `gusto del futuro´. Occorre uscire da questa situazione di inattività. Sono certo che, tutti insieme raggiungeremo qualunque obiettivo. Questa è la mia certezza, non è una speranza né un pronostico”. Sul punto si attendono però novità nel prossimo Decreto legge che andrà a disegnare le misure di dal 6 aprile. Infatti le Regioni, soprattutto, quelle guidate dal centrodestra chiedono che il provvedimento possa prevedere, anche prima della scadenza, la rimozione di alcune misure laddove vi fosse un miglioramento dei contagi.
“Bisogna guardare al futuro per dare un segnale al Paese. Si cominci a fare un ragionamento sulle riaperture in base alla certezza sull'arrivo dei vaccini”. Hanno chiesto infatti le Regioni - a quanto si apprende - al vertice.
Ma l’impressione è che per tutto Aprile si continuerà col modello a due colori (arancione-rosso) anche perché come ha ricordato in riunione il Ministro della Salute,
Roberto Speranza “il tesoretto del calo dei contagi delle ultime settimane possiamo giocarlo sull’apertura delle scuole” che infatti rimarranno aperte anche in zona rossa perlomeno per i più piccoli.
“Bisogna guardare al futuro per dare un segnale al Paese. Si cominci a fare un ragionamento sulle riaperture in base alla certezza sull'arrivo dei vaccini”. Hanno chiesto infatti le Regioni - a quanto si apprende - al vertice.
Il presidente del Consiglio ha poi rassicurato che “lo Stato farà di tutto per rispondere alle esigenze delle Regioni, anche con riferimento al tema delle carenze di personale. Questo è l'atteggiamento del governo: aiutarvi a raggiungere gli obiettivi che sono di tutti noi”.
“Entro Pasqua arriveranno in Italia 3 milioni di dosi” di vaccino “e la vera sfida adesso è somministrarli il più velocemente possibile”, ha scritto il ministro per gli Affari Regionali
Mariastella Gelmini su Instagram in occasione del vertice con il premier Mario Draghi e le regioni.
“Sono soddisfatta – ha detto la Ministra - di questa riunione e per le parole del presidente Draghi.
È indispensabile la collaborazione tra governo e Regioni per arrivare all’obiettivo che ci siamo prefissati in merito alla campagna vaccinale. Stasera usciamo da questo incontro consapevoli che i nostri destini sono legati. I cittadini ci giudicheranno per la nostra sinergia e per ciò che faremo, insieme, in concreto”.
La Gelmini ha poi precisato che “il testo del prossimo decreto Covid non è ancora pronto. Ma stiamo dicendo tutti la stessa cosa: occorre dare ai cittadini una prospettiva di speranza. Allo stesso tempo questo non è il momento per dire ‘riapriamo tutto’. Fino al 15-20 aprile ci vorrà ancora molta attenzione, ma poi se i numeri migliorano all’interno del dl servirebbe un automatismo per prevedere aperture mirate senza il bisogno di approvare un nuovo provvedimento”.
“Col Governo clima costruttivo e massima collaborazione per velocizzare la campagna vaccinale. E' necessario restituire fiducia nel futuro al Paese per scongiurare che la pandemia si trasformi da sanitaria a economica e sociale". Così il Presidente della Conferenza delle Regioni e Province Autonome,
Stefano Bonaccini, al termine dell'incontro.
"Ringraziamo il Presidente del Consiglio per la sua disponibilità e confermiamo la volontà delle Regioni a un proficuo dialogo istituzionale affinché si lavori come un sol uomo in questa campagna vaccinale”. La riunione di oggi, sottolinea Bonaccini, "si è svolta in un clima cordiale e costruttivo, con l'impegno comune a velocizzare al massimo la campagna vaccinale".
“Ogni obiettivo del Piano vaccinale, dai tempi alle categorie – ha ricordato Bonaccini - è stato definito dal Governo insieme alle Regioni e se qualcosa non ha funzionato, ciò è stato dovuto in gran parte all’incertezza della programmazione a causa dei tagli alle forniture delle dosi e alla instabilità nella definizione del target del vaccino Astrazeneca. Servivano e servono molte più dosi. Per questo abbiamo molto apprezzato le rimostranze e l’atteggiamento del nostro Governo rispetto all’atteggiamento delle aziende farmaceutiche".
Le Regioni salutano con favore la conferma dell'entità delle prossime consegne: 50 milioni di dosi nel II trimestre, 80 milioni nel III trimestre, insieme al fatto che presto sarà disponibile il vaccino monodose Johnson & Johnson. "Ma - sottolinea Bonaccini - sarà importante conoscere quando, quanti e quali vaccini saranno disponibili, considerando anche le modalità di inoculazione con differenti tempi per la seconda dose o l’opportunità della monodose. Sono dati fondamentali per rendere ottimali programmazioni regionali".
A fianco di questo, ha spiegato il presidente della Conferenza, "è poi fondamentale restituire presto fiducia al Paese. Dobbiamo lavorare insieme per una prospettiva di ripartenza in sicurezza, valutando a quali condizioni epidemiologiche potremmo cominciare ad improntare un’azione che contrastando il virus ci aiuti ad evitare una pericolosa pandemia economica e sociale. Dobbiamo avere - come ha efficacemente sintetizzato il Presidente Draghi – ‘gusto per il futuro’".
Un concetto, "che consente di ricollegarsi alla necessità di un coinvolgimento attivo delle istituzioni regionali nell’occasione storica rappresentata dal Piano nazionale di ripresa e resilienza.
La prossima settimana torneremo ad incontrarci su questo tema con il Presidente del Consiglio, il ministro Franco e la ministra Gelmini, a cui abbiamo assicurato la massima collaborazione nella convinzione che un piano di queste dimensioni e con tanti e tali investimenti previsti possa realizzarsi nei tempi brevi previsti solo con il concorso delle Regioni e delle autonomie locali”
“Il piano di vaccinazione non può essere raccontato come uno scontro tra Governo e Regioni. Non è così e questa narrazione scredita tutte le istituzioni. Il piano è cambiato tante volte, tante volte le Regioni si sono rimboccate le maniche per realizzarlo. Andiamo avanti con una grande unità di intenti. Questo ho detto oggi al Presidente Draghi che ha partecipato alla Conferenza dei Governatori delle Regioni. Bisogna coinvolgere tutti nella vaccinazione, come abbiamo fatto in Liguria, dove, con il Commissario Generale Figliuolo e il Capo della Protezione civile, Curcio, abbiamo inaugurato il primo hub vaccinale gestito con la collaborazione e il personale della sanità privata convenzionata”. È questa la posizione del vice presidente della Conferenza delle Regioni,
Giovanni Toti.
“Abbiamo ribadito al Governo centrale la necessità di avere regole che limitino gli spostamenti attraverso i confini nazionali. Non c'è nessuna coerenza tra le limitazioni imposte ai cittadini italiani e la libertà di movimento che ha chi attraversa le frontiere. È una questione sia di contenimento dell'epidemia sia di rispetto reciproco”. Così il presidente della Regione Valle d'Aosta,
Erik Lavevaz, interviene al termine della riunione tra le Regioni e il Presidente del Consiglio, Mario Draghi.
“Non è equo sospendere l'esistenza della cosiddetta zona gialla fino alla fine di aprile. Dopo Pasqua i territori che hanno dati da zona gialla devono poter applicare le relative regole che permettono, ad esempio gli spostamenti al di fuori del comune o la riapertura fino alle 18 di bar e ristoranti”, ha detto il presidente della Provincia di Bolzano,
Arno Kompatscher, durante l'incontro.
29 marzo 2021
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