Governo stralci la sanità dal decreto “rilancio”. Covid non aspetta i tempi della politica
di Filippo Palumbo
E’ molto grave che non siano state stralciate e anticipate le misure urgentissime di rafforzamento delle strutture sanitarie operanti sul territorio per potenziare i servizi di prevenzione e di assistenza, da attivare subito per individuare, controllare, circoscrivere ed assistere i focolai locali e familiari
12 MAG -
Gentile Direttore,
sento doveroso esprimere, per il tramite di
Quotidiano Sanità, una forte preoccupazione per le misure urgenti da adottarsi per supportare la fase 2 e le ulteriori fasi della pandemia di COVID-19.
Mi riferisco al Decreto Legge in uscita, il cosiddetto “decreto maggio” o “decreto rilancio”. Sta diventando grave il ritardo con cui le misure specificamente sanitarie si stanno adottando. Nonostante la consapevolezza che senza tali misure la fase 2 e quelle che verranno sono un azzardo, esse tardano ad essere emanate perché "prigioniere" di un accordo su molte altre cose che stenta ad arrivare. E' stato stralciato solo lo studio di sieroprevalenza inserito in un Decreto Legge ad hoc.
E’ molto grave che non siano state stralciate e anticipate le misure urgentissime di rafforzamento delle strutture sanitarie operanti sul territorio per potenziare i servizi di prevenzione e di assistenza, da attivare subito per individuare, controllare, circoscrivere ed assistere i focolai locali e familiari.
E’ almeno un mese che le idee erano chiare sulle cose da fare e ancora si perde tempo. La sensazione è che l’adozione delle necessarie norme e dei relativi finanziamenti sia rimasta prigioniera anche di un ulteriore fattore : la classica operazione di approfittare dell’emergenza per rafforzare gli apparati centrali.
Va poi detto che stando alle bozze che anche
Quotidiano Sanità ha pubblicato vi sono elementi che fanno sorgere ulteriori perplessità :
- per i piani di riassetto della rete ospedaliera, c’è una complessa triangolazione da realizzare tra Regioni, Ministero della salute e Commissario straordinario per l’attuazione e il coordinamento delle misure occorrenti per il contenimento e il contrasto dell’emergenza epidemiologica COVID-19. Qui il pensiero corre ai tempi lunghissimi di attuazione che ebbero, a suo tempo, l’adozione e la realizzazione dei piani previsti dalla normativa speciale per l’AIDS;
- non è chiaro se e come si procede alla modifica del DM n. 70/2015;
- proprio quando occorre supportare fortemente le regioni per realizzare ed omogeneizzare le attività di rilevazione e contrasto epidemiologico viene trascurato il ruolo che l'Istituto Superiore di Sanità ha sempre svolto al riguardo;
- non viene nemmeno citata l’Agenas nonostante il fatto che una precedente recente norma l’avesse commissariata per garantirne la necessaria attività durante la pandemia;
- molte risorse restano riservate al Ministero della Salute, cui si affida non la supervisione ma la realizzazione dell’indagine nazionale sulla sieroprevalenza e addirittura una attività “accademica” cioè quella di definizione di modelli predittivi della evoluzione del fabbisogno di salute della popolazione (in piena pandemia in corso!);
- si estende all’intero Paese la esperienza fino ad oggi limitata ad alcune regioni (con controverso risultato, anche in sede di contenzioso civile e penale) del pagamento extra DRG di una funzione assistenziale, seppur limitatamente al COVID- 19.
Tutto questo mentre, in presenza delle forte attenuazione della efficace misura del distanziamento sociale (o fisico, come alcuni preferiscono dire), ancora tantissime sono le ASL in difficoltà a garantire i previsti interventi per l’accertamento dei casi, la ricostruzione della catena dei contatti, l’adozione delle necessarie misure cautelative e assistenziali e mentre ancor di più si scatena il caos per i test sierologici.
Filippo Palumbo
Già direttore generale della Programmazione sanitaria del Ministero della Salute
12 maggio 2020
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