Mattarella: “La ricerca è un motore di solidarietà. Occorre far crescere gli investimenti pubblici”
Così il presidente della Repubblica alla cerimonia annuale per 'I Giorni della Ricerca' che si celebra al Quirinale. “Occorre far crescere gli investimenti pubblici, puntare con coraggio sull’intelligenza dei giovani e sulla qualità dei loro maestri, ma al tempo stesso è indispensabile il sostegno delle imprese, delle associazioni, dei singoli cittadini”.
24 OTT - “La ricerca è un motore di solidarietà, un motore della società sempre più importante. In ogni ambito della vita civile. Ma la ricerca che sospinge i progressi della medicina presenta una qualità ulteriore: è un tutore prezioso della vita umana, un aiuto concreto alle persone e alle famiglie”. Così il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella in un passaggio del suo discorso durante la cerimonia al Quirinale dedicata all'Airc per “I Giorni della Ricerca”.
“Occorre far crescere gli investimenti pubblici – ha puntualizzato il Capo dello Stato - , puntare con coraggio sull’intelligenza dei giovani e sulla qualità dei loro maestri, ma al tempo stesso è indispensabile il sostegno delle imprese, delle associazioni, dei singoli cittadini”.
“Le capacità diagnostiche e terapeutiche – ha proseguito -, le conoscenze approfondite delle patologie, e delle differenze tra di esse, lo sviluppo della prevenzione e le cure sempre più personalizzate hanno ridotto progressivamente la mortalità, hanno allungato le prospettive di vita e ne hanno anche migliorato la qualità in chi si trova a fronteggiare la malattia”.
“Tutto questo – ha ricordato - sarebbe stato impossibile senza il lavoro faticoso e grandioso, a volte necessariamente per tentativi ma esaltante, dei ricercatori. Tutto questo sarebbe stato impossibile senza il finanziamento alla ricerca, senza cioè quelle risorse materiali indispensabili, che costituiscono l’investimento per un domani migliore e il segno tangibile della speranza”.
Il discorso integrale del Presidente della Repubblica:
Rinnovo un saluto alla Vice Presidente del Senato, al Rappresentante della Camera dei Deputati, al Ministro della Salute, al Presidente Torrani, al Prof. Trinchieri, all’Avv. Valentina Robino e a tutti i presenti.
Benvenuti. Per la gran parte, bentornati al Quirinale.
La ricerca è un motore di solidarietà, un motore della società sempre più importante. In ogni ambito della vita civile. Ma la ricerca che sospinge i progressi della medicina presenta una qualità ulteriore: è un tutore prezioso della vita umana, un aiuto concreto alle persone e alle famiglie.
Oggi qui non celebriamo soltanto un settore della scienza, o un importante ambito professionale. Certo, siamo in presenza di medici di elevato valore che danno lustro al nostro Paese e che ogni giorno forniscono aiuto a tanti che ne hanno bisogno. Abbiamo con noi vere e proprie eccellenze – nella lotta contro i tumori - riconosciute in tutto il mondo. Ci sono donne e uomini che hanno consentito alla scienza di compiere grandi passi in avanti. Ci sono giovani talenti che conducono studi e sperimentazioni in équipe prestigiose e il cui lavoro sta producendo risultati davvero molto significativi.
I Giorni della Ricerca, tuttavia, sono nati per andare ancora oltre.
Sono divenuti un appuntamento così sentito, e impegnativo, perché ne è derivata la consapevolezza che il tema riguarda tutti. Istituzioni e società. Ricercatori, medici e pazienti. Riguarda la nostra vita di comunità, la nostra organizzazione civile, la nostra cultura. Sono lieto che questo incontro costituisca ormai una tradizione, e che continui a svolgersi nel Palazzo del Quirinale, richiamando l’attenzione del Paese, accendendo i riflettori sul valore delle conoscenze scientifiche, invitando ciascuno alla condivisione e dunque alla solidarietà.
E’ trascorso oltre mezzo secolo da quando alcuni coraggiosi pionieri – scienziati e personalità lungimiranti, sostenuti da una grande passione civile – diedero vita all’Associazione Italiana per la Ricerca e decisero di chiamare tutti a raccolta per condurre insieme la battaglia contro i tumori. Il cancro allora sembrava un nemico invincibile. Ma i promotori erano convinti del contrario. Sapevano che l’umanità, la civiltà, la scienza medica avrebbero potuto far vincere la vita. La strada sarebbe stata lunga, il percorso non privo di ostacoli, ma il traguardo realmente raggiungibile.
Fiducia nella ricerca vuol dire fiducia nel futuro. Sono stati compiuti grandi e confortanti progressi. Lo abbiamo appena colto dalle parole della Signora Valentina Robino: il suo intervento è stato, oltre che un segno di speranza realizzata, un vero inno alla vita e alla sua vittoria.
Le capacità diagnostiche e terapeutiche, le conoscenze approfondite delle patologie, e delle differenze tra di esse, lo sviluppo della prevenzione e le cure sempre più personalizzate hanno ridotto progressivamente la mortalità, hanno allungato le prospettive di vita e ne hanno anche migliorato la qualità in chi si trova a fronteggiare la malattia.
Tutto questo sarebbe stato impossibile senza il lavoro faticoso e grandioso, a volte necessariamente per tentativi ma esaltante, dei ricercatori. Tutto questo sarebbe stato impossibile senza il finanziamento alla ricerca, senza cioè quelle risorse materiali indispensabili, che costituiscono l’investimento per un domani migliore e il segno tangibile della speranza.
Dobbiamo tanto a chi si è fatto battistrada. All’origine c’è un’intuizione che definirei comunitaria: su questo percorso si può procedere soltanto insieme. Non siamo tutti medici o ricercatori. Tutti però possiamo concorrere all’azione per reperire risorse. Tutti dobbiamo crescere nella conoscenza. Tutti possiamo contribuire alla prevenzione, alla cultura della salute, alla crescita sana dei nostri ragazzi. Tutti possiamo partecipare alla costruzione di quella rete di solidarietà, che garantisce sicurezza; negata da comportamenti di egoistica chiusura in se stessi.
Sconfiggere definitivamente il cancro è un traguardo possibile solo a condizione di un grande impegno comune. La ricerca stessa va presentata come impresa di comunità. In cui pubblico e privato, istituzioni scientifiche ed enti non profit, cooperino per fini condivisi. Occorre far crescere gli investimenti pubblici, puntare con coraggio sull’intelligenza dei giovani e sulla qualità dei loro maestri, ma al tempo stesso è indispensabile il sostegno delle imprese, delle associazioni, dei singoli cittadini.
Siamo grati quindi all’AIRC per come ha sostenuto negli anni e per come sostiene tuttora la ricerca. Per la tenacia, per la creatività, per l’organizzazione. Ogni mese si fanno nuovi passi avanti.
Tra gli studi più recenti, finanziati dall’AIRC, ricordo quello sull’efficacia dei farmaci epigenetici nell’immunoterapia, condotto nel Policlinico Santa Maria alle Scotte di Siena. Quello sugli effetti collaterali delle terapie per il tumore al seno, nell’Ospedale Galliera di Genova. E ancora gli studi finalizzati ad approcci personalizzati nella cura delle recidive, realizzati presso l’ospedale San Raffaele di Milano.
Siamo grati a queste e ad altre équipes anche per la cultura che essi testimoniano. La ricerca e gli studi di eccellenza ci consegnano, con frequenza crescente, soluzioni innovative che portano a risultati straordinari. Sono i momenti più alti, più emozionanti. Altre volte, il lavoro compiuto resta alla base di tentativi di successo in futuro, la premessa per risultati che altri riusciranno a completare. Sempre, comunque, la ricerca ci indica un metodo: per raggiungere il risultato, il successo scientifico, in ogni caso è necessaria una squadra. Tanto più nel mondo in cui viviamo, così complesso e interdipendente, non vince mai un campione solitario. La stessa interpretazione del dato scientifico ha bisogno oggi di supporti e di analisi multidisciplinari del contesto, come ha ricordato il prof. Trinchieri.
La forza è nell’impegno in comune. Anche nella ricerca oncologica si evidenzia sempre più l’importanza clinica del sistema immunitario e dei fattori ambientali: e alcuni degli studi più recenti, con il contributo determinante di scienziati italiani, stanno aprendo nuove possibilità di intervento e di cura proprio muovendo da queste scoperte. Allo stesso modo, potremmo dire, che la lotta contro i tumori deve diventare un’occasione per irrobustire il sistema immunitario del nostro corpo sociale.
Fare squadra vuol dire, ad esempio, sviluppare e diffondere la prevenzione. Sempre di più, con strategie efficaci e programmi capillari. Occorre lavorare per ridurre il divario tra territori: stiamo parlando di opportunità di vita per le persone, e nel campo della salute dobbiamo sentire ancor più come un dovere, come una incalzante prescrizione quella rimozione delle diseguaglianze che la Costituzione ci indica. La prevenzione sta dando grandi risultati, non ultima la flessione dei nuovi casi di tumori in Italia. Flessione particolarmente significativa se si pensa che questa avviene mentre si affinano gli strumenti diagnostici.
Bisogna, quindi, proseguire decisamente sulla strada della prevenzione, come ha con chiarezza indicato il Ministro Speranza, sottolineando le iniziative di Alleanza contro il cancro. Interessando le scuole, raggiungendo le famiglie, soprattutto quelle più in difficoltà sul piano economico e sociale.
La società dell’informazione veloce ci spinge in avanti, ma - come ha detto giustamente l’Avv. Torrani - la rapida circolazione di informazioni paradossalmente può generare anche nuove sacche di disinformazione, o addirittura la diffusione di credenze anti-scientifiche, di paure irrazionali, che vanno contrastate perché possono aprire pericolose falle in questo sforzo collettivo. Anche in questo caso, istituzioni pubbliche, medici e scienziati, insegnanti, società civile organizzata devono sostenere il sapere scientifico e far in modo che produca comportamenti virtuosi e coerenti. La crescita sana dei bambini, così come la salute degli adulti e dei più anziani, passa da un’alimentazione equilibrata, dal tempo dedicato al movimento, dall’eliminazione di pratiche nocive, dalle vaccinazioni, dal seguire le indicazioni della scienza medica.
La solidarietà, che oggi promuoviamo, è essa stessa cultura. E questa cultura che ci porta ad assumere maggiore responsabilità nella lotta contro il cancro deve anche spingerci a migliorare le condizioni di vita di chi si trova ad affrontare le sofferenze più gravi. La persona malata non può essere mai abbandonata, e ha sempre diritto a una terapia accurata, un’assistenza rispettosa della sua dignità, anche quando la malattia non può guarire.
Le cure palliative – delineate nel 2010 da un intervento normativo che ha consentito un indubbio progresso - hanno ora bisogno di essere rafforzate, soprattutto nelle aree del Paese dove oggi l’accesso è più difficile e dove i supporti sono più carenti.
Il mio augurio – pressoché scontato perché ne sono certo - è che il vostro lavoro generi ancora nuovi risultati. Vi ringrazio per quello che fate. E sono sicuro che, anche quest’anno, per tanti italiani l’incontro con voi sarà occasione di crescita, di riflessione, di maggiore conoscenza e responsabilità.
Il contagio del buon esempio ci aiuterà a contrastare meglio ogni malattia.
24 ottobre 2019
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