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“Te lo do io il cambiamento”, il nuovo libro di Ivan Cavicchi


Per i titoli della Collana Medicina e Società di Quotidiano Sanità un nuovo libro di Ivan Cavicchi in esclusiva per i nostri lettori che potranno leggerlo gratuitamente scaricandolo dal nostro sito. SCARICA QUI IL NUOVO LIBRO DI CAVICCHI

01 GIU - “All’elezione del 4 marzo 2018, la sanità ridotta alla disperazione dai governi a guida PD, quindi con una forte necessità di cambiamento, ha contribuito e non poco, al successo elettorale del M5S. Con le recenti elezioni europee vi assicuro che molti di quei voti, salvo pochissime eccezioni, sono tornati indietro”, è un passaggio dell’introduzione del nuovo libro di Ivan Cavicchi da oggi scaricabile gratuitamente per i nostri lettori.
 
Un libro che è anche un viaggio lungo 365 giorni, quanto è passato in questo primo anno di Governo, che non fa sconti alla politica sanitaria dell’Esecutivo e che si chiude con un capitolo di proposte, sotto forma di “consigli al ministro Grillo destinati probabilmente ad essere ignorati”, perché dice Cavicchi nell’ultimo passaggio del suo libro: “Chi pensa di cambiare la sanità senza riformare tutto quello che in essa è contenuto, alla fine non vuole cambiare. Rassegnatevi all’evidenza: non si cambia se non si riforma”.
 
Vi anticipiamo qui l’introduzione dello stesso Cavicchi:
 
Le elezioni europee del 26 maggio 2019 hanno di fatto sancito una clamorosa sconfitta politica del M5S: ben 6 milioni di voti in meno rispetto alle elezioni politiche dello scorso anno.
 
In un tempo breve (circa un anno) e per ragioni diverse, ciò, sembra essere accaduto, almeno a sentire il sentimento comune, a causa soprattutto di una delusione collettiva: i cinque stelle senz’altro sono persone pulite, con le carte a posto, non compromesse, dei moralizzatori non c’è dubbio, ma che, nello stesso tempo, alla prova del governo, si sono rivelati dei “dilettanti allo sbaraglio” per citare ormai un luogo comune.
 
In logica, i dilettanti allo sbaraglio si definirebbero soggetti “para-consistenti” e “para-completi” né carne e né pesce, veri e falsi, quindi ambigui ma fondamentalmente incongrui e inadeguati.
 
In sanità questa contraddizione tra la para-consistenza del governo e l’enorme complessità del settore è esplosa sotto gli occhi di tutti.
 
Questo settore con più di un milione di addetti e tanti ma tanti milioni di utenti, è un esempio, delle fortune e delle sfortune del M5S.
 
All’elezione del 4 marzo 2018, la sanità ridotta alla disperazione dai governi a guida PD, quindi con una forte necessità di cambiamento, ha contribuito e non poco, al successo elettorale del M5S. Con le recenti elezioni europee vi assicuro che molti di quei voti, salvo pochissime eccezioni, sono tornati indietro. In sanità oggi regna la disillusione e la percezione generale che i più hanno sul proprio ministro è quella proverbiale del bambino e del fucile.
 
Alla fine a capo di una cosa super complessa, seguendo un criterio evidentemente anti-meritocratico, cioè in linea con le più viete consuetudini di partito, il M5S non ha scelto l’expertise ma il funzionario cioè la militanza anzi la militanza si è irresponsabilmente auto-proposta come expertise. Oggi questo atto di presunzione costa caro.
 
Che si aveva a che fare con un ministro paraconsistente lo si è capito subito fin dalla legge di bilancio dove la sua marginalità politica non ha certo aiutato a rifinanziare la sanità e a rinnovare i contratti, per non parlare dei vaccini una questione gestita a dir poco con i piedi, e del regionalismo differenziato una problematica affrontata con troppe  ambiguità, per non parlare della seconda gamba, dove  nulla si è fatto  per disincentivare i concorrenti del servizio pubblico.
 
In sanità a fronte del dichiarato “governo del cambiamento” abbiamo registrato, incapacità a parte, soprattutto continuità e invarianza. Oggi tra prima del governo Conte   e dopo, nelle politiche sanitarie non ci sono molte differenze.
 
La sanità continua ad avere i suoi bravi problemi strutturali e le sue brave crisi le sue mostruose diseguaglianze e gli stessi rischi regressivi di prima. Il M5S ci aveva promesso di essere diverso ma in sanità esso si è rivelato uguale a chi è venuto prima.
 
Soprattutto continua, pur parlando di cambiamento, a non avere una strategia riformatrice cioè continua con il piccolo cabotaggio, con la gestione dell’ordinario, con il volare basso.
 
Questo libro tuttavia non vuole solo raccontare la para-consistenza di un ministro cinque stelle ma vuole contrapporre alle sue politiche anodine ben altre politiche e bel altre soluzioni, cioè ben altre idee.
 
Se vogliamo salvare la sanità pubblica, fidatevi, non è possibile governare la sua crisi grave di credibilità, i suoi problemi strutturali, senza adottare politiche riformatrici. Meno che mai, è possibile, far fronte alle diverse derive contro-riformatrici in atto, alle grandi incognite legate alla sostenibilità finanziaria del sistema, alla crisi che riguardano le professioni più importanti, alla crisi della medicina quale paradigma, ai grandi problemi funzionali dei servizi come gli ospedali.
 
Tre anni fa contro la para-consistenza dei precedenti governi, e vedendo la sanità regredire sempre di più e, sempre di più, spinta verso la sua privatizzazione, avanzai la proposta di mettere mano ad una “quarta riforma”.
 
Di fronte alla necessità, quanto meno, di preparare una svolta riformatrice, di ragionare con politiche almeno di medio periodo, questo ministro alla salute, ha girato le spalle, dichiarando pubblicamente di preferire la “gestione dell’ordinario”.
 
Il bisogno, in sanità, di una svolta riformatrice è reso ancora più acuto dalla constatazione che le riforme della sanità fatte sino ad ora (ben tre) in parte sono andate storte, in parte sono rimaste sulla carta, in parte sono state sbagliate. Ma anche su questo problema il ministro, evidentemente a corto di idee, ha fatto orecchio da mercante.
 
E ancora i problemi della sostenibilità economica. La spesa sanitaria come è noto ha una natura incrementale, senza uno straccio di strategia per governarla, si finisce con il condannare la sanità ad essere eternamente sotto finanziarla. Ma anche su questo problema solo pochi spiccioli ma nessuna disponibilità da parte del ministero a trovare delle soluzioni alternative al de-finanziamento del sistema.
 
Infine i grandi problemi culturali della sanità, il grande scollamento tra medicina e società. La società i cittadini i loro bisogni sono cambiati, il paziente classico non c’è più, ma la sanità e la medicina restano ferme ancora alle vecchie culture mutualistiche del passato, a vecchie e superate concezione di servizio e di malattia, e nonostante le nuove possibilità offerte dalla tecnologia, le prassi delle professioni sembrano fossilizzate quindi appartenenti a primigenie epoche geologiche.
 
Ma anche su questo terreno nessun interesse da parte del ministro.
Oggi il M5S sulla sanità perde consensi ma sarebbe stato strano il contrario.
 
Non basta dire che si è bravi onesti e puliti, i problemi che ci sono vanno risolti, e per risolverli bisogna saperci fare, avere idee, avere coraggio, saper convincere la gente, saper fare politica quella vera. Tutte cose che chi ha governato la sanità fino ad ora non ha fatto e non ha saputo fare.
 
Sono stato l’unico che, in tempi non sospetti, quindi sin dall’inizio, pagando anche il prezzo dell’incomprensione del sospetto, sulle politiche del ministro Grillo, ha avanzato pubblicamente perplessità, critiche, ammonimenti, allarmi, preoccupazioni, mettendo in guardia il M5S sui rischi anche elettorali che correva.
 
Sono stato anche quello, è bene che si sappia, che al ministro Grillo ha offerto disinteressatamente il proprio expertise senza avere risposte.
 
Questo libro ne è la prova. Oggi i voti persi dal M5S, danno ragione, alle mie preoccupazioni, ma credetemi avere ragione non mi consola per niente. Per me. come sempre, la sanità viene prima di tutto.
 
Con il crollo elettorale del M5S per noi della sanità e in un clima finanziario sempre più complesso, si aprono nuovi problemi e nuove incognite e probabilmente nuovi dispiaceri.
 
Ma il punto è sempre il solito: a parte i ministri che aspettiamo a mettere in piedi un vero pensiero riformatore all’altezza delle sfide?
 
Ivan Cavicchi
 

 
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01 giugno 2019
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