40 anni del Ssn. Il contributo del Cnel alla legge di riforma sanitaria
Era il 22 febbraio 1977 quando l’allora Ministro della Sanità Luciano Dal Falco formulava, a nome del Governo Andreotti III, la richiesta di pronuncia al CNEL sul disegno di legge sull’Istituzione del Servizio Sanitario Nazionale: un atto necessario per uscire dall’impasse che si era creata. Il dibattito sulla riforma sanitaria, infatti, andava avanti ormai da quasi un decennio e il Parlamento non riusciva a maturare il provvedimento definitivo…
23 DIC - Il Consiglio Nazionale dell'Economia e del Lavoro ebbe un ruolo fondamentale nell’istituzione del Servizio Sanitario Nazionale,
emanando il parere che portò al via libera il disegno di legge.
In occasione del 60° anniversario dell’istituzione del CNEL, l’organo a rilevanza costituzionale apre il proprio archivio pubblicando, per i prossimi mesi, i documenti e i pareri che hanno contribuito al dibattito e al processo decisionale pubblico, come avvenuto per altri importanti provvedimenti normativi nella storia d’Italia, a partire dalla legge n. 833 del 23 dicembre 1978.
Era il 22 febbraio 1977 quando l’allora Ministro della Sanità
Luciano Dal Falco formulava, a nome del Governo Andreotti III, la richiesta di pronuncia al CNEL sul disegno di legge sull’Istituzione del Servizio Sanitario Nazionale: un atto necessario per uscire dall’impasse che si era creata. Il dibattito sulla riforma sanitaria, infatti, andava avanti ormai da quasi un decennio e il Parlamento non riusciva a maturare il provvedimento definitivo. Intanto, la spesa sanitaria continuava ad aumentare e per il 1977 era previsto il superamento dei 10.000 miliardi di lire, come confermato anche da uno studio elaborato per il CNEL dal prof.
Mario Alberto Coppini.
Il sistema mutualistico negli ultimi anni era cresciuto a dismisura e con esso gli oneri economici per lo Stato. L’istituzione del Servizio Sanitario avrebbe consentito di razionalizzare i costi.
Successivamente, approvato lo schema da parte del Consiglio dei Ministri nella seduta del 4 marzo 1977, il Ministro della Sanità trasmetteva al CNEL il 17 marzo il testo definitivo del Ddl che nel frattempo era stato presentato alla Camera dei Deputati e chiedeva di presentare il parere direttamente alle Camere.
L’esame del Ddl fu affidato dal presidente del CNEL
Bruno Storti alla Commissione Lavoro, Previdenza Sociale e Cooperazione, presieduta da
Piero Boni e composta dai consiglieri
Achille Ardigò,
Danilo Beretta,
Millo Carignani,
Guido Carli,
Giorgio Cintolo,
Giorgio Coppa,
Mario Alberto Coppini,
Mario Daniele,
Gino Giugni,
Luciano Lama,
Flavio Orlandi,
Fabio Padoa,
Orazio Paretti,
Attilio Parlagreco,
Perusino Perusini,
Ruggero Ravenna,
Giuseppe Reggio.
Dopo le prime sedute la Commissione fu integrata dai consiglieri
Massimo Alesi,
Selvino Bigi,
Nicola Fazio,
Manlio Germozzi,
Roberto Romei e
Silvano Verzelli.
Il parere fu licenziato dall’Assemblea, in tempi record, nelle due sedute del 13 e 14 aprile 1977, per rispondere alla richiesta d’urgenza del Governo e permettere al Parlamento di rispettare la scadenza del 1° luglio per lo scioglimento e l’estinzione degli Enti erogatori di varie forme di assistenza sanitaria.
Con l’insediamento del Governo
Andreotti IV a marzo 1978 e la fiducia ottenuta in Parlamento, proprio nelle ore del rapimento Moro, divenne Ministro della Sanità
Tina Anselmi che portò a compimento la riforma del SSN.
Il parere del CNEL fu sviluppato in 8 capitoli. Il primo su “L’indispensabilità ed urgenza della riforma sanitaria e l’importanza della creazione del Servizio Sanitario Nazionale”. Il capitolo 2 era sulla struttura del SSN, mentre il capitolo 3 verteva sui compiti dello Stato e del Servizio Sanitario Locale. Il capitolo 4 sulle “Prestazioni del SSN” mentre il capitolo 5 sul “Finanziamento, la Spesa ed i controlli”. Il capitolo 6, infine, approfondiva le “Convenzioni”. Il capitolo 7 era interamente dedicato al “Personale” e il capitolo 8 prospettava tuti gli aspetti della “Fase del passaggio al Servizio Sanitario Nazionale”.
Tra le considerazioni finali, contenute nelle conclusioni del parere, vale la pena ricordare alcuni passaggi che furono determinanti nell'approvazione del Ddl in Parlamento.
Nella prima considerazione si legge che il CNEL “sottolinea che il Servizio Sanitario Nazionale nella sua articolazione e nel suo funzionamento deve corrispondere alla concezione di un servizio decentrato, ma al tempo stesso unitario, in cui trovino attuazione da una parte il dettato costituzionale che agli articoli 117 e 118 attribuisce alle Regioni compiti primari nel campo sanitario, dall'altra le esigenze espresse dal Paese di forme di partecipazione nell'ambito delle strutture attraverso cui lo Stato garantisce i servizi per tutti i cittadini”.
Alcune considerazioni sono di grande attualità ancora oggi, come quella sugli organismi di partecipazione. il CNEL, si legge nel parere, “Ritiene poi che gli organismi di partecipazione non devono essere considerati come appesantimenti del sistema, ma come strumenti di iniziativa e di controllo essenziali per la costruzione di un rapporto nuovo e positivo tra struttura sanitaria e cittadini, nel rispetto del legittimo pluralismo delle e nelle istituzioni previste dal Servizio Sanitario Nazionale”.
La parte più importante del parere, fondamentale nel dibattito parlamentare, è quella con una lunga serie di proposte di modifica o integrazione di articoli o singoli commi del Ddl.
“In conclusione del Parere”, il Consiglio, si mette a disposizione, come spesso era accaduto in passato, per seguire la fase transitoria della Riforma sanitaria. “Stante la delicatezza e complessità dei problemi da risolvere e il grande impegno della fase di passaggio al SSN, il CNEL si impegna, nell'ambito dei propri compiti istituzionali, a seguire la fase transitoria della riforma sanitaria; auspicando che su tale materia possa essere avviato un rapporto con le Regioni, ai sensi dell'art. 13 della legge 33/1957”.
Fonte: Cnel
23 dicembre 2018
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