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Deroga Albi professionali. Ostetriche: “Nessuna sanatoria. A rischio salute dei cittadini”


Nel dibattito sull’emendamento del M5S interviene anche la Federazione degli Ordini delle ostetriche. “Sebbene comprendiamo la volontà apprezzabile di difendere dei lavoratori, così come è stato enunciato dai firmatari dell’emendamento per spiegarne la ratio, tuttavia riteniamo che ci siano altre soluzioni da vagliare che, pur salvaguardando il posto di lavoro, non mettono a rischio la salute pubblica”.

18 NOV - “Leggiamo con seria preoccupazione la proposta contenuta nell’emendamento alla Manovra finanziaria, ovvero l’art- 41bis che di fatto prevede, qualora venisse approvato, una sanatoria per quelle professioni sanitarie non riconosciute all’entrata in vigore della legge n. 3/2018. Professioni che di fatto sarebbero esentate dall’iscrizione a un albo professionale per continuare a esercitare – commentano così i vertici della Federazione Nazionale degli Ordini della Professione di Ostetrica la proposta a firma Cinquestelle di emendare la Manovra finanziaria nella parte in cui tratta delle professioni sanitarie -. Quella sanatoria, infatti, - spiegano ancora le componenti del Comitato centrale FNOPO – rischierebbe di creare una pericolosa breccia in un sistema che tutela e garantisce innanzitutto la salute pubblica dei cittadini. Sistema che rappresenta anche una sicurezza per le altre professioni sanitarie che operano per la tutela e la promozione della salute di tutti i cittadini”.
 
“Appartenere a un albo – spiegano le rappresentanti delle 22mila ostetriche italiane – non è una semplice iscrizione, ma significa dover dimostrare al nostro Sistema nazionale, e quindi alla collettività tutta, di possedere una serie di requisiti: un percorso formativo di base e di specializzazione nel settore sanitario, di aver acquisito competenze e abilità, di aver superato esami e prove. Ne derivano anche obblighi a baluardo della sicurezza di chi entra a contatto con le professioni sanitarie: doversi attenere a regole deontologiche, dover rispondere del proprio operato, oltre che davanti alla giustizia, anche a regole ordinistiche che possono prevedere provvedimenti disciplinari e sanzioni. Senza dimenticare, tra gli altri, l’obbligo della formazione continua che si traduce nell’aggiornamento professionale costante al fine di assicurare elevati e omogenei standard di qualità, di efficienza e sicurezza di interventi”. 
 
“Sebbene – conclude la nota -  comprendiamo la volontà apprezzabile di difendere dei lavoratori, così come è stato enunciato dai firmatari dell’emendamento per spiegarne la ratio, tuttavia riteniamo che ci siano altre soluzioni da vagliare che, pur salvaguardando il posto di lavoro, non mettono a rischio la salute pubblica, ad esempio aprendo un confronto e concertazione con i rappresentanti degli Ordini delle professioni sanitarie".

18 novembre 2018
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