Sunshine Act. Cavicchi: “Recupera una lacuna normativa. Inserire anche sanzioni ‘pubblicitarie’ a carico delle aziende”
Durante l’audizione nell’ambito del ddl sulla trasparenza in sanità evidenziata la bontà del provvedimento anche se sono troppo stretti “gli ambiti delle relazioni trasparenti a imprese economiche e alla sanità variamente intesa”. E poi sulle sanzioni alle aziende: “anche le più alte (200000 euro) nei confronti delle grandi imprese produttrice non impensieriscono nessuno è necessario trovare oltre alle sanzioni pecuniarie forme di sanzioni pubblicitarie a carico dell’azienda”. IL TESTO INTEGRALE
23 OTT - Il Sunshine Act “recupera una lacuna normativa del nostro paese nel senso che introducendo il concetto di trasparenza quale categoria giuridica accresce la possibilità da parte dello Stato di combattere il malcostume che spesso si manifesta nei rapporti tra i diversi attori del sistema sanitario; allinea il nostro paese con quei paesi europei ma non solo che hanno già una normativa sulla trasparenza consolidata e ridefinisce in modo moderno il concetto di “conflitto di interesse”. A dirlo è
Ivan Cavicchi che in qualità di esperto della materia è stato audito oggi nell’ambito della discussione sul Ddl per la Trasparenza in sanità.
Cavicchi evidenzia anche come le “ammende previste anche le più alte (200.000 euro) nei confronti delle grandi imprese produttrice con fatturai colossali non impensieriscono nessuno è necessario trovare oltre alle sanzioni pecuniarie altri generi di sanzioni e secondo la mia esperienza quella che funziona di più è quella che danneggia l’immagine dell’azienda quindi si tratta di definire forme di sanzioni pubblicitarie a carico dell’azienda”.
E poi suggerisce di allargare “gli ambiti delle relazioni trasparenti a imprese economiche e alla sanità variamente intesa. Secondo me se guardo alla rete di relazioni nella realtà questo è un po’ restrittivo. Oltre alle imprese produttrici, abbiamo il mondo della formazione, quello dell’informazione, quello delle società scientifiche, quello associazionistico delle onlus che si procurano i finanziamenti, cioè abbiamo un “mondo a molti mondi “nel quale il denaro funziona come un basso continuo o come un comune denominatore”.
Due sono le cose possibili secondo Cavicchi:
- o si allarga il titolo ammettendo oltre alle imprese economiche altri generi di imprese (sociali, scientifiche, etiche ecc);
- o si mantiene il titolo limitatamente a imprese economiche e tutto il non direttamente economico si specifica nell’ambito della sanità”.
“Il punto - ha detto - è che polarizzare la relazione solo tra economia e il resto assomiglia molto ad una riduzione di complessità”.
23 ottobre 2018
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