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Corsaro (Pdl): “Il lobbista delle liberalizzazioni sono io!”


In una lettera al Il Giornale, Massimo Corsaro, vice presidente vicario alla Camera del Pdl, “confessa” di essere stato lui a proporre le modifiche all’art. 32 sulle farmacie. “C'è qualcuno che crede davvero che spostare fatturato da una farmacia a qualche Coop produca sviluppo economico?”.

16 DIC - “Se un farmaco, per essere venduto, necessita di ricetta medica, si deve comprare in farmacia, come avviene in tutto il mondo, e come proprio in Commissione ha certificato l'Agenzia Italiana per il Farmaco, organismo tecnico, terzo ed indipendente, che ha rassegnato tutte le sue perplessità sul provvedimento proposto dal governo”.
Da qui, secondo il deputato Pdl Massimo Corsaro, che è anche vice presidente vicario della Camera, le ragioni per la battaglia sull’emendamento all’art. 32 del decreto legge “anti-crisi” che, nella nottata di martedì scorso, è stato approvato dalle Commissioni Bilancio e Finanze della Camera e sul quale oggi ci sarà il voto di fiducia.
 
Ecco la lettera pubblicata oggi da Il Giornale di Massimo Corsaro (Pdl), vice presidente vicario della Camera.

Gentile direttore,
le faccio fare uno scoop: il «lobbista» sono io! O, per essere seri, su incarico di Alfano e Cicchitto io sono quello che ha rappresentato il Pdl nei rapporti con governo e partiti durante i lavori sulla manovra. Da subito, ed in totale trasparenza, ho indicato le modifiche irrinunciabili per rendere meno iniquo un decreto che ci piace poco, e che avremmo scritto in altro modo.
Tra le priorità del Pdl l'innalzamento della fascia di pensioni indicizzabili, le detrazioni dall'Ici, il quoziente familiare nell'Isee, le indennità parlamentari adeguate alle medie europee e una stretta su tutte le retribuzioni pubbliche, la riduzione delle commissioni bancarie e del superbollo per le vecchie auto. Infine, apertamente, la modifica della norma sulla vendita dei
farmaci di fascia C.
 
Su quest'ultimo punto, quello che ci premeva ribadire è la definizione di un semplice principio: se un farmaco, per essere venduto, necessita di ricetta medica, si deve comprare in farmacia, come avviene in tutto il mondo, e come proprio in Commissione ha certificato l'Agenzia Italiana per il Farmaco, organismo tecnico, terzo ed indipendente, che ha rassegnato tutte le sue perplessità sul provvedimento proposto dal governo.
Per il resto, si ampli se serve il numero delle farmacie, si vendano pure i farmaci da automedicazione insieme alle lattughe ed ai detersivi, se a questo siamo ridotti. Non è quindi una difesa di categoria o di fatturato quella che ci interessa, ma la salvaguardia della salute del cittadino cui viene prescritto un farmaco che - se abusato - può essere pericoloso.
Non so se lo stesso può asserire ad esempio l'on. Bersani, che lo scorso 6 dicembre ha inviato una lettera alle cosiddette «parafarmacie» vantando il suo successo sulla formulazione del decreto. E a proposito del segretario del Pd, se tanto gli stanno a cuore le liberalizzazioni, perché non ne ha dato prova in occasione del recente referendum sull'acqua, invece che sposare la causa dello statalismo sovietico?
 
Lo stesso vale anche per le signore Marcegaglia ed i professori Monti, cui non mancherà l'appoggio convinto del Pdl quando e se vorranno trattare le vere aperture del mercato dei servizi, non le azioni punitive verso questo o quello. O c'è qualcuno che creda davvero che spostare fatturato da una farmacia a qualche Coop produca sviluppo economico?
La farmacia, anello fondamentale della filiera sanitaria e sottoposta a continui ed intensi controlli da parte di Asl, Regioni e Nas, gode da sempre della maggior fiducia dei cittadini. Spesso è l'unico presidio sanitario che eroga servizi collegati strettamente al farmaco; garantisce la preparazione di medicinali, risolvendo problemi per dosaggi inesistenti in commercio o per prodotti che l'industria non prepara più per scarsa domanda; svolge i turni di servizio notturni e festivi, garantendo l'assistenza 24 ore su 24 grazie ad una rete di 18.000 punti, seconda solo a quella delle Poste; garantisce il reperimento di farmaci in poche ore; offre prestazioni sanitarie di prima necessità (dalla pressione arteriosa alle prenotazioni di visite) in supporto ad altre strutture di accesso meno agevole e surrogando la Pubblica Amministrazione nelle sue inefficienze; è la struttura a stretto contatto con il cittadino per fornire una pronta assistenza sanitaria.
 
Tutto ciò costituisce la sicurezza che deriva dalla farmacia più che dal farmacista che vi opera, proprio per l'obbligo di formazione e di controlli cui la struttura è soggetta. Mi creda direttore, chi si sta agitando per qualche meschino interesse va cercato altrove.
Massimo Corsaro
Vice presidente vicario Pdl alla Camera dei Deputati
 

16 dicembre 2011
© Riproduzione riservata

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