Violenza contro operatori sanitari. Presentata alla Camera una mozione di Fratelli d’Italia
Questa mattina nel corso di una conferenza stampa a Montecitorio la deputata Maria Teresa Bellucci (FdI), ha illustrato il contenuto dell’iniziativa volta a tutelare medici e infermieri sui luoghi di lavoro. Magi (Omceo Roma): “L’impatto negativo delle aggressioni spesso è sottovalutato”. LA MOZIONE
19 GIU - Le aggressioni nei confronti del personale sanitario intento a svolgere il proprio lavoro in contesti in cui le attività sono centrate sulla capacità di intervento soprattutto in condizioni di emergenza ovvero Pronto Soccorso e 118 su tutti, ma anche nei Ser.D. e nei reparti di psichiatria sono purtroppo in aumento. Le cause che generano aggressività fisica possono essere imputate alle lunghe attese per le visite, alle difficoltà a reperire un posto letto, alla preoccupazione per la salute di un congiunto che non viene prontamente visitato e ai disservizi derivanti spesso dal personale ridotto.
Secondo i dati Inail, confermati dal ministero della Salute, più di un terzo (più di 1200 casi) dei 4000 infortuni riferibili a violenza sui luoghi di lavoro riguardano gli operatori della sanità e il 70% è costituito da donne. Per questi motivi
Maria Teresa Bellucci, deputata di Fratelli d’Italia, ha presentato una mozione alla Camera dei Deputati (insieme a
Fabio Rampelli e
Marcello Gemmato) e questa mattina l’ha illustrata nel corso di una conferenza stampa a cui ha partecipato, tra gli altri, anche il presidente dell’Ordine dei Medici di Roma,
Antonio Magi.
Obiettivo di questa mozione ha spiegato la Bellucci è “arrestare questa escalation di violenza contro i lavoratori del comparto sanitario che quotidianamente si adoperano per prendersi cura dei cittadini, spesso in condizioni di disagio”.
Infatti, ha aggiunto la deputata di FdI, l’iniziativa impegna il “Governo ad offrire un’adeguata formazione ai dirigenti e ai lavoratori, affinché possano essere in grado di affrontare questo fenomeno; a favorire la stipula di accordi di cooperazione con le varie istituzioni come Forze dell’Ordine, servizi di vigilanza e addetti alla sicurezza, Ispettorato del lavoro, servizi sociali; favorire la definizione ed implementazione all’interno dei luoghi di lavoro di misure di prevenzione, di tipo logistico-organizzativo e tecnologico e controllo delle situazioni di rischio identificate; a supportare il personale esposto alle molestie e alle violenze da un punto di vista medico, psicologico, medico legale, giuridico e assicurativo e a disciplinare adeguatamente la sicurezza sui luoghi di lavoro”.
“Gli effetti delle aggressioni sui luoghi di lavoro hanno un impatto negativo, spesso sottovalutato. Nel caso degli operatori sanitari – secondo il presidente Omceo di Roma
Antonio Magi – si acuisce il rischio di burn out. In questi anni di spending rewiev abbiamo assistito ad una serie di tagli che hanno determinato questa situazione insostenibile nella sanità. Le liste d’attesa si sono allungate e l’insoddisfazione dei cittadini è aumentata e spesso è degenerata in episodi di violenza di cui siamo testimoni tutti quanti. Qui a Roma in particolare abbiamo avuto due casi recenti e drammatici al S. Andrea e al S. Giovanni. Essendo gli ordini organi sussidiari dello Stato, in qualità di presidente dell’Omceo di Roma sto lavorando con l’Assessore della Regione, Alessio D’Amato e il Prefetto di Roma”.
Paola Corradi vicepresidente Fiaso, ha ricordato come i numeri delle aggressioni sono “pochi e frammentati. In particolare emerge come più di un terzo (più di 1200 casi) dei 4000 infortuni riferibili a violenza sui luoghi di lavoro riguardano gli operatori della sanità e il 70% è costituito da donne”. La violenza sui luoghi di lavoro sta dunque “dilagando; in Italia si verificano tre episodi di violenza al giorno (dati Inail 2018): violenze che vanno dalle percosse ai tentativi di abuso sessuale. Nel 2017, in particolare, una ricerca dell’Università la Sapienza effettuata sui medici, a Roma, ha rilevato 1420 episodi violenti: 60% minacce verbali, 20% percosse, 10% a mano armata, 10% atti di vandalismo. Oltre i due terzi hanno visto vittime protagoniste le donne”.
Marina Cannavò, psichiatra e consigliere nazionale Federazione Onfintesa Medici, ha ricordato che “l’Oms nel 2002 ha definito la violenza sul lavoro il più importante fattore di rischio professionale per la salute degli operatori sanitari. Negli ultimi 10 anni questo fenomeno è diventato fonti di crescente preoccupazione per la sicurezza e la salute degli operatori sanitari. Il settore a maggior rischio di esposizione alla violenza è costituito dai Dipartimenti di emergenza, urgenza e accettazione”.
Secondo la psichiatra la diffusione della violenza sul lavoro “è più frequente di quello che indicano le statistiche. Gli operatori spesso non denunciano gli episodi di violenza perché preoccupati che le aggressioni possano essere considerate una prova della loro scarsa performance lavorativa e della loro negligenza”.
19 giugno 2018
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