Carnevali (Pd): “Conte vuole rescindere il legame tra politica e sanità? Obiettivo già centrato dai governi di centro-sinistra”
di Elena Carnevali
Il tema è stato affrontato e risolto con la riforma della Pubblica Amministrazione della ministra Madia, di concerto con la ministra della Salute Lorenzin, che riprendendo la riforma già introdotta dal ministro Balduzzi nel 2012, aveva accentuato il criterio del merito nella scelta dei direttori generali, direttori amministrativi, direttori sanitari delle aziende sanitarie nonché dei dirigenti di struttura complessa. Evitiamo di spacciare come obiettivi di governo cose già realizzate
07 GIU - Rescindere il legame tra politica e sanità, investire nel Ssn e ridurre le liste d’attesa. Tre obiettivi dichiarati come sintesi di programma in materia di sanità dal Premier
Conte in aula per la fiducia al neo governo, sui quali è difficile dissentire tanto è vero che nella precedente legislatura i governi
Letta-Renzi-Gentiloni hanno operato con fatti concreti a partire dal patto della salute e dai nuovi Lea. Ora attendiamo le proposte concrete della nuova Ministra.
Tuttavia c’è un punto sul quale la nuova maggioranza appare smemorata e riguarda il legame fra politica e sanità, in particolare per quanto riguarda la nomina dei dirigenti sanitari e dei direttori generali delle aziende sanitarie. Occorre ricordare che il tema è stato affrontato e risolto nel rispetto dei vincoli costituzionali – trattasi di materia concorrente fra Stato e Regioni – con la riforma della Pubblica Amministrazione della ministra
Madia, di concerto con la ministra della Salute
Lorenzin, che riprendendo la riforma già introdotta dal ministro
Balduzzi nel 2012, aveva accentuato il criterio del merito nella scelta dei direttori generali, direttori amministrativi, direttori sanitari delle aziende sanitarie nonché dei dirigenti di struttura complessa – i primari dei servizi di diagnosi e cura.
Mi chiedo a cosa serva porre tanta enfasi su obiettivi del programma di governo che sono già parte dell’ordinamento! e poiché ad ogni affermazione si sottolinea che questo sarebbe il governo del cambiamento, si vuole tornare al passato?
Credo che sia finito il tempo degli slogan. E’ ora di passare concretamente ai fatti, magari assumendo con responsabilità e serietà l’onore e l’onere di guidare il Governo del Paese.
Nel merito della separazione tra incarichi apicali in sanità e la politica voglio ricordare i passi salienti di un percorso normativo che ha richiesto uno sforzo ed un impegno politico notevole perché è stato condotto d’intesa con le Regioni: dalla riforma Balduzzi che ha introdotto i criteri del merito e della trasparenza (art. 4 del d.l. 158/2012 convertito con legge 189/2012), alla legge delega 124/2015 (riforma Madia, di concerto con la ministra della Salute Lorenzin), fino al decreto correttivo (decreto legislativo 126/2017, semre Madia/Lorenzin) che ha modificato il decreto legislativo 171/2016 per essere stato impugnato, dalla Regione Veneto, davanti alla Corte Costituzionale.
L’impugnazione avvenne perchè la regione Veneto riteneva insufficiente la previsione del solo “parere” e non dell’“intesa” della Conferenza Stato-Regioni per l’approvazione del decreto, ottenendo sentenza favorevole in quanto il “parere” è stato ritenuto lesivo dell’autonomia delle regioni.
Oggi c’è un albo nazionale degli idonei all’incarico di direttore generale delle aziende sanitarie, a cui si accede solo con requisiti severi di idoneità e regole di trasparenza che contrastano il fenomeno delle “raccomandazioni” o di “parentopoli”. Requisiti basati su merito, esperienze e competenze. Ogni regione deve accedere a questo albo per poter esperire i bandi regionali e la selezione dei candidati è affidata ad una commissione composta da esperti, le cui scelte devono essere motivate e rese pubbliche.
Ma poiché i capitoli di un contratto vanno letti tutti, il Premier Conte e la ministra
Grillo, dovrebbero dire innanzitutto come si tiene insieme la “forte vocazione al regionalismo spinto”- (sanità e welfare quotano quasi l’80% dei bilanci delle regioni e sono i presidenti di regione responsabili sulla tenuta dei conti con eventuale commissariamento) - con la volontà di centralizzare le nomine dei manager!
A questo governo auguriamo di investire in sanità più dei sette miliardi di euro di incremento sul fondo sanitario, realizzati nella scorsa legislatura, di poter stabilizzare il personale andando oltre i 10 mila già realizzati, di poter allentare maggiormente i vincoli per le assunzioni, di aumentare le borse di specializzazione oltre le 3400 aggiunte ai contratti vigenti 5 anni fa, di investire oltre i 9,3 mld di euro stanziati nelle politiche sociali (dalle famiglie, all’infanzia, dalla povertà alla disabilità, dalla non autosufficienza al servizio civile).
Ma evitiamo di spacciare come obiettivi di governo cose già realizzate. In nome di una trasparenza tanto invocata sarebbe corretto che si dicesse agli italiani cosa si vuole davvero fare, in quali tempi e con quali risorse.
On. Elena Carnevali (Pd)
07 giugno 2018
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