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La “Quarta riforma”. M5S e Ivan Cavicchi a confronto. “Produrre salute è la carta vincente”

di Ester Maragò

Ma occorre anche ripensare il significato di “sostenibilità” e reingegnerizzazione il sistema per dare una spallata alla cronica invarianza del sistema. Il libro “La Quarta Riforma” di Ivan Cavicchi ha offerto spunti al dibattito sui grandi temi della salute nel corso del convegno “Ripensare la sanità pubblica per salvarla dalla decadenza” organizzato dai pentastellati al palazzo Gruppi della Camera

23 FEB - Ripensare e ristrutturare il significato di “sostenibilità” producendo salute, l’unica via di uscita per produrre veramente ricchezza e rimettere in equilibrio il sistema. Reingegnerizzazione del sistema per dare una spallata alla cronica invarianza del sistema nonostante le ripetute riforme che si sono succedute negli anni. Ancora, riportare la cura “nel luogo di vita, ossia sul territorio”, ridefinendo i Distretti e anche valorizzando il ruolo dei Comuni. Ripensare la medicina cambiando la sfida delle relazioni con i pazienti e liberandola dal rischio di una medicina amministrata. Investire sulle sulle professioni chiedendo la contropartita del risultato. Un contratto unico per i dipendenti del Ssn. E soprattutto più etica, più trasparenza e meno conflitti di interesse.
 
Eccole alcune delle coordinate per tentare di rimettere in carreggiata il sistema emerse nel corso del confronto sui problemi della sanità organizzato ieri nel tardo pomeriggio dal Movimento 5 Stelle al palazzo Gruppi della Camera. L’occasione? La presentazione del libro “La Quarta Riforma” di Ivan Cavicchi, edito da Quotidiano Sanità e disponibile gratuitamente sul web da cui è già stato scaricato da oltre 7mila lettori del nostro giornale.
 
Un dibattito in diretta streaming e in stile M5S “senza sponsor e aperto a tutti sul libro di Cavicchi che abbiamo letto con attenzione e che offre lo spunto al confronto” ha sottolineato la deputata Giulia Grillo, membro della commissione Affari Sociali: “Il problema – ha sottolineato – è che praticamente non si parla mai di salute, ma solo di sanità e di quanto deve costare. Non è una cosa da poco. La politica non si preoccupa di salute, non è interessata”.

Ma di materia sulla quale confrontarsi ce n’è tanta. Ce n’è stata tanta. “Se non interveniamo e non interferiamo perderemo la sanità pubblica, troppi sono infatti gli esclusi e le diseguaglianze” ha esordito Cavicchi, spiegando da dove origina l’idea della quarta riforma.
 
“Il punto di inizio? L’avvio del sistema mutualistico che è crollato sotto i debiti principalmente a causa di un’offerta inadeguata – ha detto – siamo passati di riforma in riforma per correggere i danni del sistema mutualistico. E mai che sia stato fatto un bilancio. Abbiamo ereditato una soluzione al problema della sostenibilità? Assolutamente no. Dal sottofinanziamento del sistema negli anni negli anni 90, siamo passati all’aziendalizzazione che ha lasciato un popolo di delusi. Poi sono arrivati il de-finanziamento, i tagli lineari, i costi standard e via dicendo”. Tutte misure compatibili con le logiche economiche, ha sottolineato Cavicchi, peccato che “ledano i diritti delle persone”. “È prevalsa la logica dell’invarianza – ha aggiunto – non sono cambiate le prassi dei medici, ci siamo fermati in superfice, abbiamo lavorato sul contenitore, sul lavoro ordinamentale, senza mai approfondire”. Oltretutto, con il problema della sostenibilità che rimane aperto nonostante le azioni di razionalizzazione.
 
Da qui l’idea della “quarta riforma”per battere l’invarianza cambiando in profondità il sistema e dando quindi “risposte vere”.
 
Ma come fermare il reattore della non sostenibilità? O meglio, come uscire dalle secche del “problema sostenibilità” nelle quali si sono arenate in questi ultimi anni tante proposte e idee innovatrici? Per Cavicchi va ripensato e ristrutturato il significato stesso di sostenibilità, oggi cristallizzato sull’idea di rendere sostenibile quello che c’è rispetto a una dotazione economica data. Bisogna invece “rimettere in equilibrio il sistema dando salute, producendo salute. Solo la salute produce veramente ricchezza”.
 
Bisogna produrre salute. Per il Professore ci confrontiamo con modelli di intervento vecchi, con un sistema dove la prevenzione si fa solo a parole: “Tutti i sistemi che si limitano a curare le malattie sono intrinsecamente insostenibili. I sistemi sostenibili sono invece quelli che bilanciano i costi della cura con la produzione di salute. Quindi rimosso l’ostacolo della sostenibilità la vita sarà più facile per tutti”.
 
Ma anche questo non basta. Bisogna reingegnerizzare il sistema. Per sdoganarsi dell’idea della “centralità dell’ospedale” basta riportare la cura “nel luogo di vita, ossia sul territorio”. Questo per Cavicchi significa “ridefinire i Distretti”. E le Case della Salute? “Mi fanno venire in mente i poliambulatori dell’Inam” ha replicato ironicamente. Battute a parte, reingegnerizzare il sistema vuol dire per il Professore anche cambiare prassi lavorative ferme a più di 60 anni fa e “congrue con la logica della Mariotti”. E nel calderone da rimescolare ci mette tutti: dai medici di medicina generale agli specialisti ambulatoriali fino agli ospedalieri.
 
“Tre riforme e a nessuno che sia venuto in mente di ripensare la medicina e il mondo dei contenuti. La medicina è avanzata in maniera potente, ma continua a considerare il malato come un paziente tradizionale. Non ha cambiato la sfida delle relazioni. Tutta la legislazione delle tre riforme dà per scontata la medicina, ma oggi l’evidenza scientifica è cambiata, abbiamo il rischio di una medicina amministrata, con linee guida che la irrigidiscono”.
 
“Il punto è politico –  ha aggiunto –  dobbiamo riflettere su quello che dobbiamo fare. In quest’ottica il modello di governo del sistema è fondamentale. Ma dobbiamo distinguere tra governo e gestione della sanità: per quanto riguarda il primo abbiamo un problema perché chi decide della sanità ormai è il Mef. Sulla seconda possiamo agire grazie ad una revisione della aziendalizzazione”.
 
Anche la figura del dipendente classico fa acqua da tutte le parte: “La parola chiave è autonomia e responsabilità con retribuzioni legate dal risultato. Non si può lavorare indipendentemente dal risultato. Ma neanche senza autonomia professionale, il medico in questi anni è stato depauperato della propria autonomia, senza di quella non è più un medico. Investiamo sulle professioni, chiedendo però delle contropartite. Bisogna costruire un senso insieme e non un protocollo burocratico”. Anche la separazione dei contratti va superata: “Meglio il contratto unico. Gli statuti giuridici e contrattuali vanno abbattuti e cambiati”.
 
Tanti spunti quindi sui quale confrontarsi e tante anche le questioni sollevate dal pubblico. C’è chi insiste sulla necessità di investire subito per risparmiare domani e chi sulla riforma degli Ordini professionali. Chi punta i riflettori su un problema etico e sulla necessità di dare vita a un percorso di “moralizzazione delle sanità.
 
Per Massimo Baroni, deputato pentastellato, c’è un problema di degrado morale: “Prima di parlare di riforma dobbiamo capire se c’è voglia di mettersi in gioco spazzando via il degrado morale che colpisce la sanità. Un problema che stiamo ponendo in Commissione Affari Sociali”. Baroni punta il dito sui Presidenti degli Ordini professionali sollevando il dibattito sulla loro incompatibilità “come possono fare il bene dei cittadini se in Parlamento devono anche fare il bene dei propri Ordini professionali? Il conflitto di interesse è il brodo di cultura della corruzione – ha sottolineato – siamo sotto ricatto delle corporazioni, delle lobbie. E la mancanza di trasparenza, degli Ordini è inaccettabile: hanno fatto maggiore resistenza nella pubblicazione dei dati rifiutandosi di applicare la legge Severino”.
 
Pina Onotri, segretario generale dello Smi, ha sottolineato la necessità di rivisitare a a 360 gradi la sanità per fermare il “progressivo aumentare delle diseguaglianze”, dare ossigeno a un “personale sanitario sempre più vecchio e ormai usurato, messo in ginocchio dalla legge Fornero”, ampliare la platea degli specializzandi. Una criticità questa sulla quale è intervenuta Giulia Grillo: “Ci siamo interessati con attenzione all’accesso alle scuole di specializzazioni e abbiamo costatato che non è cambiato. Un problema reale sul quale non ci sono state mai state proposte reali in Parlamento e sul quale bisogna intervenire”.
 
Insomma il cammino verso la quarta riforma è ancora lungo. Molti gli argomenti da mettere sotto la lente. Facile quindi immaginare che quello organizzato dal M5s sarà solo il primo di una serie di confronti. Anche perché, come ricorda Cavicchi “il bisogno di riforma riguarda tutti e tutti avrebbero interesse a riformare qualcosa. E nessuno, da solo, è in grado di riformare un alcunché. Questa è la grande contraddizione”.
 
Ester Maragò
 

23 febbraio 2017
© Riproduzione riservata

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