Dirigenza Pa. Addio al posto a vita. Ma norme non riguardano medici e sanitari. Ok dal Cdm
Primo via lbera ieri sera dal Governo al dlgs previsto dalla Riforma Madia. Alla dirigenza si accedera per corso-concorso o per concorso. Le graduatorie finali saranno limitate ai vincitori e non comprendono gli idonei. Gli incarichi dirigenziali avranno invece durata di 4 anni e potranno essere rinnovati per altri 2. Trattamento accessorio sarà il 50% della retribuzione complessiva. IL TESTO
26 AGO - Primo semaforo verde dal Cdm al Decreto legislativo previsto dalla Riforma della Pa che contiene le nuove norme per la dirigenza pubblica. In sostanza viene un mercato unico degli incarichi, con paletti precisi per la durata di ciascun mandato (4 anni rinnovabili per altri 2) e uno stretto collegamento tra obiettivi e stipendio.
“Un nuovo modello di dirigenza pubblica, che insiste sul premio di risultato anziché sulla posizione”. Ha detto il premier
Matteo Renzi parlando a palazzo Chigi dopo il Cdm che ha approvato il decreto Madia. Il premier ha sottolineato come nel decreto si investa in "formazione", perché non servono "solo ottime professionalità ma un sistema con uno scheletro forte di presenze".
Nello specifico, il sistema della dirigenza è costituito dal ruolo dei dirigenti statali, dal ruolo dei dirigenti regionali e dal ruolo dei dirigenti locali. Ogni dirigente può ricoprire qualsiasi ruolo dirigenziale; la qualifica dirigenziale è infatti unica. Ma
le norme non riguarderanno la dirgenza medica, veterinaria e sanitaria degli Enti del Ssn. "Il presente decreto - si legge nel testo - non si applica ai dirigenti scolastici, né ai dirigenti medici, veterinari e sanitari del Servizio sanitario nazionale, per i quali rimane ferma la vigente disciplina". Le misure varranno invece per la dirigenza amministrativa, professionale e tecnica del Servizio sanitario nazionale.
Alla dirigenza si accede per corso-concorso o per concorso. Le graduatorie finali sono limitate ai vincitori e non comprendono gli idonei. La Scuola nazionale dell’amministrazione (Sna) è trasformata in Agenzia senza maggiori o nuovi oneri per la finanza pubblica, è sottoposta alla vigilanza della Presidenza del Consiglio dei ministri, svolge funzione di reclutamento e formazione del personale della PA. Ha come obiettivo quello di assicurare una formazione omogenea della dirigenza.
Presso il Dipartimento della funzione pubblica è istituita la Commissione per la dirigenza statale (analogamente è istituita anche la Commissione per la dirigenza regionale e la Commissione per la dirigenza locale). La Commissione, costituita entro 90 giorni dall’entrata in vigore del decreto, opera in piena autonomia e con indipendenza di giudizio e di valutazione. In particolare, preseleziona i candidati ai fini del conferimento degli incarichi dirigenziali generali ed effettua la valutazione ex post delle scelte effettuate dalle amministrazioni per altri incarichi.
Gli incarichi dirigenziali hanno durata di 4 anni e possono essere rinnovati per altri 2 nel caso di valutazione positiva o per il periodo necessario al completamento delle procedure per il conferimento del nuovo incarico. I dirigenti privi di incarico, concluso il mandato, devono partecipare ad almeno 5 interpelli all’anno; in assenza di incarico, il primo anno percepiscono il trattamento economico fondamentale e il secondo anno lo stesso decurtato di un terzo.
Successivamente il Dipartimento della funzione pubblica li può collocare d’ufficio in posti vacanti. Il dirigente a cui è revocato l’incarico per inadempienza ha un anno di tempo per avere un nuovo incarico altrimenti scatta la licenziabilità. Secondo quanto si apprende chi non centra gli obiettivi rischia di perdere un'abbondante quota della retribuzione.
“Il trattamento economico accessorio complessivo deve costituire almeno il 50 per cento della retribuzione complessiva del dirigente, e la parte di tale trattamento collegata ai risultati deve costituire almeno il 30 per cento della predetta retribuzione complessiva. Per i dirigenti titolari di incarichi dirigenziali generali, le predette percentuali devono costituire, rispettivamente, almeno il 60 e il 40 per cento della retribuzione complessiva come sopra determinata”.
Camere di commercio. Oltre al dlgs sulla dirigenza il Consiglio dei ministri, su proposta dei Ministri per la semplificazione e la pubblica amministrazione Maria Anna Madia e dello sviluppo economico Carlo Calenda ha approvato, in esame preliminare, il decreto legislativo recante attuazione della delega per il riordino delle funzioni e del finanziamento delle Camere di commercio, industria, artigianato e agricoltura.
Nello specifico, il provvedimento prevede un piano di razionalizzazione, in un’ottica di efficientamento, di efficacia e di riforma della governance delle Camere di commercio.
Più nel dettaglio, entro 180 giorni dall’entrata in vigore del decreto, il numero complessivo delle Camere si ridurrà dalle attuali 105 a non più di 60 nel rispetto dei seguenti vincoli direttivi: almeno una Camera di commercio per Regione; accorpamento delle Camere di commercio con meno di 75mila imprese iscritte.
Al fine di alleggerire i costi di funzionamento delle Camere, il decreto prevede 4 ulteriori azioni che riguardano: la riduzione del diritto annuale a carico delle imprese del 50%; la riduzione del 30% del numero dei consiglieri; la gratuità per tutti gli incarichi degli organi diversi dai collegi dei revisori; una razionalizzazione complessiva del sistema attraverso l’accorpamento di tutte le aziende speciali che svolgono compiti simili, la limitazione del numero delle Unioni regionali ed una nuova disciplina delle partecipazioni in portafoglio.
Il provvedimento introduce quindi maggiore chiarezza sui compiti delle Camere con l’obiettivo di focalizzarne l’attività su attività istituzionali evitando, al contempo, duplicazioni di responsabilità con altri enti pubblici.
Viene infine rafforzata la vigilanza del Ministero dello sviluppo economico, che attraverso un comitato indipendente di esperti valuterà le performance delle Camere di commercio.
Nell’ambito di questo piano complessivo di razionalizzazione organizzativa ricade anche la rideterminazione delle dotazioni organiche di personale dipendente delle Camere di commercio con possibilità di realizzare processi di mobilità tra le medesime Camere e definizione dei criteri di ricollocazione presso altre amministrazioni pubbliche.
Enti di Ricerca. Inoltre, il Consiglio dei ministri, su proposta dei Ministri per la semplificazione e la pubblica amministrazione Maria Anna Madia e dell’istruzione, università e ricerca Stefania Giannini, ha approvato, in esame preliminare, un decreto legislativo recante norme di semplificazione delle attività degli enti pubblici di ricerca.
Nello specifico, per la prima volta gli Enti pubblici di ricerca (Epr) avranno un riferimento normativo comune, che elimina molti dei vincoli gestionali previsti per la PA. Un sistema di regole più snello e più appropriato alle esigenze del settore. Il decreto prevede autonomia gestionale e statutaria per gli Enti, il recepimento della Carta europea dei ricercatori e più libertà nelle assunzioni dei ricercatori. Come accade già per le Università, gli Enti che hanno risorse per farlo potranno assumere liberamente entro il limite dell’80% del proprio bilancio. L’unico vincolo sarà il rispetto del budget.
26 agosto 2016
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