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I commenti alla Stabilità/1. Mandelli (Fi): “Troppa confusione e approssimazione. Per la sanità serve ben altro. Dal rispetto dei patti al lancio del 2° Pilastro”

di Andrea Mandelli

Un esempio tra tutti è il pasticcio sulle tanto decantate nuove assunzioni di personale sanitario per far fronte all’emergenza del nuovo orario di lavoro europeo. Ci si è inventati una formula tanto farraginosa quanto inconsistente. Al posto di Renzi noi avremo onorato il Patto per la Salute che aveva nella ripresa degli investimenti il suo motore primario e messo a sistema i 30 mld di spesa privata

29 DIC - Parlare di questa legge di Stabilità senza stigmatizzarne le caratteristiche di provvedimento “omnibus” è impossibile. Tale impianto confusamente omnicomprensivo ha colpito anche le norme sanitarie di questo monstrum giuridico sul quale, come ormai d’abitudine, il Parlamento ha dovuto più prenderne atto che discuterne.
 
Un monstrum che stritola tra le sue fauci anche aspetti condivisibili come quelli relativi ai finanziamenti incrementali per le non autosufficienze (chi potrebbe essere contrario!) o il vincolo di 800 milioni per i nuovi Lea che aspettiamo da anni. Una buona nuova, quest’ultima, anche se annacquata dal fatto che quegli 800 milioni non sono in “più” ma solo una quota parte di quei 111 miliardi totali per la sanità che rappresentano a loro volta un palese sottofinanziamento del fabbisogno del Ssn, stimato, solo un anno fa dal Patto per la salute, in almeno 115 miliardi.
 
Come molto condivisibile è per i farmacisti italiani l’emendamento, tra l’altro da me proposto e poi fatto proprio dai relatori (che ne hanno però dimezzato gli stanziamenti) che, per la prima volta, riconosce finalmente al farmacista quel ruolo di operatore della salute “a tutto tondo” e che lo vedrà impegnato in prima linea nel monitoraggio dell’aderenza terapeutica per una malattia rilevante come l’asma.
 
Ma per il resto il tratto distintivo di questa stabilità sanitaria è la confusione e l’approssimazione. Un esempio tra tutti è il pasticcio sulle tanto decantate nuove assunzioni di personale sanitario per far fronte all’emergenza del nuovo orario di lavoro europeo. Per tappare le mancanze di Governo e Regioni (che avevano un anno per far emergere il fabbisogno di personale a fronte dei nuovi turni di lavoro e riposo del personale del Ssn), ci si è inventati una formula tanto farraginosa quanto inconsistente che dovrebbe consentire il miracolo: assumere 6mila operatori senza un euro di stanziamento!
 
Ma i pasticci non finiscono qui
. Ci si accorge finalmente dei buchi delle aziende ospedaliere e si predispone un programma di rientro dal deficit triennale senza considerare cause e ripercussioni di una tale strategia che ripercorre passo passo gli errori, che stanno pagando soprattutto i cittadini, dei famigerati Paini di rientro regionali dal deficit sanitario.
 
Mi chiedo cosa faranno infatti quei direttori generali - che già oggi devono fare miracoli per tenere in piedi i propri ospedali con budget sempre più ridotti - per rimettere in sesto i bilanci in soli tre anni. La risposta è semplice: taglieranno ancor di più le spese già al lumicino per attrezzatture e macchinari, meno soldi per le pulizie e le mense e meno risorse per il personale già stressato da turni disumani. E tutto questo non potrà non avere ripercussioni sulla qualità dei servizi e quindi, a pagarne il conto, saranno prima di tutto ancora una volta i cittadini.
 
Ma non è nel mio stile fare solo critica. Cosa avremmo fatto noi se fossimo stati al posto di Renzi? Non ho dubbi che avremmo affrontato la partita della sanità in altro modo. Onorando prima di tutto il Patto per la Salute che aveva nella ripresa degli investimenti il suo motore primario accanto a interventi di riorganizzazione dei servizi finalizzati non al risparmio tout court ma a quel recupero di efficienza indispensabile per far fronte alle nuove sfide sanitarie.
 
Nello stesso tempo avremmo avviato un profondo riassetto del sistema che deve una volta per tutte rendersi conto che così come impostato (non dimentichiamo che la legge 833 ha ormai quasi 40 anni) non regge più. Da allora la sanità pubblica si è vista via via affiancare da quello che viene definito secondo pilastro con una spesa privata che ha ormai raggiunto i 30 miliardi di euro e che continua ad essere “non gestita” in chiave di opportunità quale sostegno “auto finanziato” al complesso del sistema sanitario italiano.
 
Da lì dobbiamo ripartire per una nuova visione del welfare sanitario abbandonando il mito (perché ormai è solo un mito) del “tutto a tutti gratis”.
 
Sen. Andrea Mandelli
Capo gruppo Forza Italia in Commissione BIlancio

29 dicembre 2015
© Riproduzione riservata

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