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Cancro: stop al divario tra Regione e Regione. Ecco il Piano nazionale 2011-2013


Offrire standard diagnostici e terapeutici sempre più elevati per diminuire la mortalità tagliando gli sprechi. Ridurre il “gap” esistente fra le diverse aree del Paese accorciando il divario tecnologico, organizzativo e assistenziale. Sviluppare reti oncologiche Hub&Spoke ad alta tecnologia. Sono questi gli obiettivi del nuovo piano triennale anticancro licenziato dalla conferenza Stato Regioni. Un Piano promosso a pieni voti dalle Associazioni di volontariato.

11 FEB - Parte da più  fronti l’assalto al cancro del Piano oncologico nazionale 2011-2013, o meglio del “Documento tecnico di indirizzo per ridurre il carico di malattia del cancro” approvato in via definitiva dalla Conferenza Stato Regioni il 10 febbraio (in allegato il Testo anticipato dal Sole24ore sanità). Una strategia molto accurata che schiera tutte le forze in campo umane e tecnologiche. Anche perché la posta in gioco è alta: occorre, infatti, ridurre il carico di una malattia che riguarda il 30 per cento di tutti i decessi. Soprattutto, bisogna rimediare al divario che divide l’Italia, diminuendo gap di mortalità, “viaggi della speranza”, differenze tecnologiche, organizzative e assistenziali.
Una strategia che ha incassato anche il consenso delle Associazioni di volontariato.  “Per i suoi contenuti propositivi – ha dichiarato Francesco De Lorenzo, presidente Favo – il documento costituisce il riferimento per rivendicare, da parte dei malati, l’equità  uniforme dei trattamenti in tutto il Paese, specie in previsione dell’attuazione del federalismo fiscale, e rappresenta, sul piano operativo l’ambito specifico di azione per le Associazioni di volontariato per coadiuvare, in ogni sede regionale, le istituzioni sanitarie, sociali e previdenziali del territorio per la realizzazione delle soluzioni assistenziali sulle quali è  stata raggiunta l’intesa tecnica e politica a livello nazionale”.
Sono cinque i fronti interessati. Il primo fronte è quello della prevenzione che attraverso le armi messe a disposizione della prevenzione primaria, grazie agli screening e alla vigilanza su complicanze e recidive, alzerà le barriere per contrastare i primi ed eventuali nuovi assalti della malattia. Il secondo fronte vigila sul percorso che il malato oncologico deve seguire, vede schierati medici di medicina generale, specialisti del territorio e ospedalieri ottimizzando percorsi di cure e organizzando al meglio la rete di assistenza. Sul terzo e quarto fronte troviamo invece schierati strumenti diagnostici, nuove tecnologie e tutto quando la ricerca mette in campo per potenziare l’efficacia e l’efficienza delle cure. Il quinto fronte si occupa invece della formazione dei professionisti.
Sei gli obiettivi da raggiungere per il prossimo triennio: definire standard di qualità telematiche di appropriatezza e metodiche, per ridurre la mortalità diminuendo gli sprechi; accorciare il gap di mortalità tra varie regioni; diminuire i “viaggi della speranza” accorciando il divario tecnologico, organizzativo e assistenziale attualmente esistente nelle realtà locali. E ancora; incrementare la copertura dei Registri Tumori dal 32 per cento al 50 per cento; facilitare le reti telematiche e infine sviluppare modelli tipo Hub&Spoke per incrementare nuove metodologie diagnostiche e terapeutiche.
Grande anche l’attenzione al sostegno psicologico e psicoterapeutico per chi affronta la malattia. “Questa è svolta storica nell’oncologia perché dopo 15 anni di battaglie culturali e sociali riconosce l’importanza del supporto psicologico” ha aggiunto il presidente Favo. Il documento recepisce, infatti,  molte delle sollecitazioni formulate dal mondo del volontariato soprattutto in materia di prevenzione delle complicanze e delle recidive, di fruibilità del supporto psico-oncologico, di partecipazione delle Associazioni, parenti e familiari a  tutte le fasi del percorso di cura del paziente.
Ora però la parola passa alle Regioni, che dovranno recepire il Documento, andando a costituire l’ossatura di una rete oncologica nazionale. Per questo la Favo si impegnerà a collaborare attivamente all’attuazione del Documento tecnico, e anche a monitorare progressi,  inerzie o le eventuali difficoltà che potrebbero insorgere  a livello locale.
 
 
Il Piano Oncologico in sintesi
 
Azioni Programmatiche Triennio 2011-2012


Prevenzione Universale (Primaria). L’obiettivo di ridurre l’incidenza dei tumori riguarda l’attuazione di interventi di prevenzione universale o primaria efficaci contro determinanti caratteristici della popolazione. Gli obiettivi di salute ritenuti allo stato attuale delle conoscenze, supportati da evidenze di efficacia sono:
  1. Combattere il fumo (promuovendo le competenze dei Mmg per attività di counselling e gestione dei fumatori, rafforzando gli interventi nelle scuole e sostenendo l’attivazione e la promozione dei centri anti fumo)
  2. Promuovere alimentazione salubre e attività fisica (anche mediante campagne informative)  
  3. Combattere l’uso dell’alcol (contrastando la pubblicità di alcolici; favorendo le Onlus nella riduzione del danno da alcol, nella informazione e la mobilitazione della società civile; portando a 18 l’età minima per la vendita di alcolici e impedendo la vendita sulla rete autostradale, promuovendo campagne di informazione; favorendo il coinvolgimento di Mmg, servizi sociali, gruppi di aiuto)
  4. Combattere gli agenti infettivi oncogeni (monitorando il rispetto delle procedure di selezione dei donatori di sangue; rafforzando le campagne informative sui rischi di trasmissione sessuale e sulle possibilità di prevenzione; migliorando le coperture vaccinali contro epatite B e Hpv)
  5. Combattere l’esposizione ad oncogeni negli ambienti di vita e di lavoro controllando la qualità dei combustibili dei sistemi d di riscaldamento,  
  6. Sviluppo tecnologico

Sono strumentali al raggiungimento di questi obiettivi e funzionali agli interventi da implementare:

  1. Le politiche intersettoriali
  2. La realizzazione di partnership con gli steackeholders
  3. Il coordinamento e la sinergia con la ricerca di base.



Prevenzione Secondaria (Screening). Gli obiettivi di prevenzione secondaria dei tumori (screening) per riduzione della mortalità causa specifica (talora anche dell’incidenza), sono raggiunti mediante interventi di sanità pubblica di popolazione o mediante un’attività di iniziativa dei professionisti negli ambiti erogativi della specialistica. Sarà quindi incrementata in maniera specifica la partecipazione a campagne di screening per tumore mammario, colon- retto e cervice uterina in tutto il territorio. Contemporaneamente saranno sperimentati programmi innovativi di screening in accordo con le Regioni e sviluppato un Piano nazionale di Public health genomics.
Prevenzione Terziaria - La prevenzione delle complicanze e recidive di malattia. I programmi di prevenzione terziaria sono incentrati su percorsi ben definiti di follow up mirati alla prevenzione delle complicanze e delle recidive. Sarà inoltre sostenuto l’adeguamento tecnologico, soprattutto di imaging così come la possibilità di un adeguato supporto psicologico.
Sarà perciò promossa:



Il percorso del malato oncologico. Previsto il coinvolgimento del Mmg nella rete oncologica e negli interventi di counselling e la sua partecipazione alla elaborazione di percorsi diagnostici terapeutici, nonché l’attivazione dell’assistenza h 24. Sarà inoltre realizzata l’integrazione degli ambulatori ospedalieri e territoriali dei Dipartimenti oncologici. L’ospedale garantisce l’approccio multi professionale e multidisciplinare con l’organizzazione dipartimentale. Elabora piani personalizzati e percorsi terapeutici omogenei con il coinvolgimento di Mmg e specialisti ambulatoriali.
Si punta soprattutto a ottimizzare la gestione dei percorsi diagnostico-terapeutici, dalla diagnosi alle cure palliative su tutto il territorio nazionale grazie anche alla creazione di reti regionali che si interfacciano con la rete oncologica. Un ruolo importante nella continuità delle cura rivestito dai Mmg e dai Pdl e dalle Associazioni di volontariato.
Sarà data inoltre massima attenzione al paziente anziano attraverso la creazione di unità di coordinamento di Onco Geriatria (Ucog) e sviluppate azioni programmatiche per i tumori pediatrici, quelli rari e per l’oncoematologia.
Rinnovo tecnologico delle attrezzature. Le attrezzature diagnostiche  attualmente disponibili non sono sufficienti a soddisfare tutti i bisogni della popolazione in quanto numericamente e tecnicamente inadeguate. Il Piano punta quindi a rinnovare e modernizzare gli strumenti tecnologici. L’obiettivo è perciò quello di diffondere, nelle strutture di anatomia patologica, standard comuni diagnostici attraverso l’utilizzo delle tecnologie più innovative. Per quanto riguarda le prestazioni altamente specialistiche si auspica la centralizzazione della diagnostica e una sempre maggiore diffusione della Tele patologia. Per quanto riguarda la diagnostica per immagini le azioni saranno incentrate sulla rottamazione con incentivi (sostituzione) della tecnologia tradizionale analogica con quella digitale e con sistemi Pacs, cercando di ridurre le differenze sul parco macchine tra le regioni italiane. Si punta inoltre a incrementare in maniera omogenea il parco tecnologico Pet-Tac.  E a rinnovare le attrezzature di radioterapia.
Innovazione in oncologia. Il Piano intende definire la situazione delle Biobanche in Italia e sviluppare un programma comune di governance, programmi di ricerca condivisi e  sviluppare sperimentazioni cliniche. Inoltre punta a implementare e sviluppare metodologie diagnostiche e terapeutiche correlate alle indagini molecolari. E ancora, tra gli obiettivi prioritari c’è anche il riordino e il potenziamento del settore della terapia cellulare e del trapianto di cellule staminali emopoietiche. Ci saranno quindi finanziamenti da hoc per gli istituti coinvolti in programmi a maggior impatto clinico.
Per quanto riguarda la ricerca clinica dovranno essere snelliti gli aspetti burocratici, e creata una rete di strutture d’eccellenza in particolare per gli studi di fase 1 e 2. È data poi la massima attenzione ai nuovi farmaci in particolare quelli biologici.
Formazione. Sarà proposto un Piano nazionale di formazione in oncologia per garantire il raggiungimento di livelli formativi adeguati ai bisogni dei malati. Inoltre saranno raccolte informazioni dal Miur, dalla Salute, dalle regioni e dalle Società scientifiche sui percorsi di formazione attualmente in corso. Sarà anche rivista, nell’ambito della scuola di specializzazione, la formazione alla comunicazione del medico oncologo.
 
 
 
 
 

11 febbraio 2011
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