Sentenza Tribunale Milano. D’Ambrosio Lettieri (FI): "Potrebbe essere svolta decisiva. Alla politica il dovere di riformare il settore"
Per il capogruppo FI in Commissione Sanità del Senato questa sentenza incoraggia la politica ad intervenire subito con una riforma della responsabilità medica, dell'obbligo a contrarre da parte delle assicurazioni e con una rimodulazione dei tariffari delle polizze.
15 OTT - “La
sentenza con cui il Tribunale di Milano ha stabilito che, in base alla cosiddetta legge Balduzzi del 2012, non è più il medico a dover provare la propria correttezza professionale, ma è il paziente che deve provare la colpa del medico, riconoscendo anche che la presunta colpa si prescrive in cinque anni, e non in dieci, restituisce dignità e certezze alla professione medica, ma anche maggiore tutela ai cittadini, non di rado spinti ad intentare cause anche in assenza di concreto fondamento e determinando un enorme contenzioso giudiziario che dopo anni consegna sentenze quasi sempre non favorevoli al ricorrente. E i danni al servizio sanitario nazionale sono incalcolabili". Questo il commento di
Luigi d’Ambrosio Lettieri, capogruppo FI in Commissione Sanità del Senato.
"Quella della responsabilità medica è una questione di particolare rilevanza sia sotto il profilo professionale, che economico e di tutela della salute e degli interessi dei pazienti, che ho posto più volte in Senato e che ho riproposto con grande convinzione in sede legislativa presentando un emendamento al ddl Lorenzin. La sentenza di Milano - ha proseguito il senatore di FI - riguarda un caso specifico del Policlinico del capoluogo lombardo, ma potrebbe rappresentare una pietra miliare nella giurisprudenza italiana e una svolta decisiva verso un ridimensionamento di quella medicina cosiddetta 'difensiva' che sinora ha prodotto effetti negativi sul lavoro del medico esposto molto spesso a una subdola forma di vera e propria speculazione con effetti devastanti sul rapporto fiduciario tra medico e paziente. Ma a subirne gravissimo pregiudizio è anche il diritto alla cura e all’assistenza del paziente, con nocumento anche per l'efficienza del Ssn, parafulmine di una situazione paradossale".
"Non risulta estraneo a questo meccanismo anche il problema relativo alle polizze assicurative. Sino ad oggi abbiamo assistito al paradosso di non trovare compagnie di assicurazioni disposte a stabilire convenzioni con la classe sanitaria, specialmente quella più a rischio denunce, nonostante l’obbligo per i sanitari di essere assicurati. Di qui la necessità della negoziazione delle condizioni generali delle polizze in regime di convenzione, considerato che, nonostante la normativa in vigore, la maggior parte delle compagnie assicurative si rifiutava di assicurare decine di migliaia di medici, specialmente chirurghi, ortopedici, ginecologi, nonché professionisti che avessero ricevuto richieste di risarcimento (anche se infondate e senza seguito). E’ evidente - ha aggiunto - che, per la sua particolare peculiarità, la materia assicurativa dei sanitari vada regolamentata tenendo conto delle specificità connesse sia alle diverse tipologie di professionisti interessati (medici dipendenti, liberi professionisti e convenzionati) che alle differenti specializzazioni mediche, nell'ottica di assicurarne una maggiore uniformità applicativa, nonché una obbligatorietà piena dell' Assicurazione anche con riferimento all'istituzione dell’azione diretta, come per ogni assicurazione obbligatoria".
"Ecco perché la politica ha il dovere di intervenire subito con una riforma della responsabilità medica, dell'obbligo a contrarre da parte delle assicurazioni e con una rimodulazione dei tariffari delle polizze. Ed ecco perché questa sentenza ci incoraggia a proseguire in questa direzione. Siamo certi - ha concluso D'Ambrosio Lettieri - che il ministro Lorenzin vorrà sostenere e agevolare le iniziative parlamentari che da più legislature si susseguono per la soluzione di queste criticità, rimaste, purtroppo, ancora irrisolte".
15 ottobre 2014
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