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Speciale 2011. Le aspettative della sanità. Parla Paolo Fontanelli (Pd) (quarta puntata)


Per l’on. Paolo Fontanelli, responsabile area sanità del Partito democratico, il 2010 “è stato un anno negativo, foriero di molte preoccupazioni” tra queste sicuramente "le resistenze da parte del governo sul Patto per la Salute". Per il 2011 invece c'è l’incognita del federalismo fiscale, la necessità del riordino del governo clinico. E sulla farmacia dei servizi: "bene", ma attenzione al rischio di "un eccesso di commercializzazione attorno alla salute”.

11 GEN - Prosegue la nostra inchiesta sul bilancio del 2010 e le aspettative per l'anno appena iniziato. Dopo gli interventi del 3 gennaio, 5 gennaio e 10 gennaio, è ora la volta dell'onorevole Paolo Fontanelli, responsabile dell'area sanità del Partito Democratico. (Vedi altri interventi: 3 gennaio 2011, 5 gennaio 2011 e 10 gennaio).
 

On. Fontanelli qual è la sua valutazione dell’anno appena concluso?
Il 2010 è stato un anno negativo, foriero di molte preoccupazioni per il futuro a cominciare dalle resistenze da parte del Governo nell’attuare il “Patto per la salute” sottoscritto nel 2009. E così dobbiamo registrare che sul versante delle risorse non si è data attuazione a quanto previsto dal Patto, che già prevedeva una riduzione delle risorse rispetto a quanto fatto dal governo precedente, e sul versante dei contenuti i nuovi Lea non sono stati neanche discussi.

 

Il prossimo può essere l’anno del federalismo fiscale? 
Lo scorso anno è arrivato il federalismo fiscale che rappresenta una grande incognita che si porta dietro forti incertezze. Si credo che il federalismo fiscale sarà il tema centrale per il 2011. A fine 2010 Governo e regioni hanno trovato un accordo, dopo un lungo braccio di ferro, sul decreto per i costi standard che è stato rivisto. Ora bisognerà vedere se questa nuova intesa si tradurrà davvero in una serie di indicazioni, di norme e di previsioni che vanno nella direzione di una riqualificazione complessiva del Ssn oppure se si andrà, come vorrebbe il governo, verso una riduzione delle risorse impegnate nel sistema sanitario. Credo che il conflitto sarà su questo, sui costi standard e su come riuscire a ridurre l’enorme divario che c’è oggi, in termini di offerta sanitaria, fra le regioni del nord e quelle del sud. Questo gap ogni anno genera l’esodo di milioni di persone che si muovono da una regione all’altra perchè il sistema così com’è non offre dei servizi equi né dal punto di vista della qualità né dal punto di vista della sicurezza sanitaria. Si tratta insomma di dare seguito a misure annunciate ma debolmente messe in atto per superare questa situazione che crea sprechi, condizionamenti di carattere clientelare e talvolta anche malavitosi, puntando sull’efficienza e appropriatezza dei servizi.
Credo inoltre che sia importante creare un sistema di monitoraggio e valutazione che consenta di mettere a confronto, con trasparenza, l’effettiva qualità dei servizi sanitari sia ospedalieri che territoriali. Territorio che va potenziato nel momento in cui ci si pone il problema di superare realtà ospedaliere che non sono all’altezza dei compiti e degli obiettivi di appropriatezza che abbiamo.

 

A proposito di territorio, nel 2010 si è parlato molto della nuova farmacia dei servizi. Che ne pensa?

In generale si può dire che va bene però credo sia necessario evitare un ampliamento eccessivo dei servizi offerti dalle farmacie. Insomma le farmacie non devono diventare un sostitutivo delle strutture sanitarie che sono e restano essenziali quando si tratta di problematiche connesse alla salute. Oggi il rischio è che ci sia un eccesso di commercializzazione attorno alla salute. 

 

Per il 2011, oltre al federalismo fiscale, quali sono le sue aspettative? 
Credo che sia necessaria la riorganizzazione del “governo clinico”. Il provvedimento, allo studio della Camera, seppur con dei limiti si pone l’obiettivo di riorganizzare il governo della sanità attraverso una maggiore collegialità e responsabilizzazione dei medici e degli operatori. Il provvedimento però dall’Aula è tornato in commissione perchè la maggioranza nel testo ha inserito impropriamente delle norme che in realtà puntavano a far saltare il sistema dell’intramoenia per tornare ad una sorte di liberalizzazione assoluta della professione.

11 gennaio 2011
© Riproduzione riservata


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