Eterologa. In attesa dell'iniziativa parlamentare, proseguono le polemiche. Toscana pronta a partire
di Gennaro Barbieri
Dopo l'annuncio che la disciplina in materia sarà affidata a un'iniziativa parlamentare, non tutte le Regioni sembrano disposte ad attendere l'approvazione di una normativa nazionale. Marroni: "Siamo intervenuti per garantire subito direttive certe". Montaldo: "Se il vuoto normativo proseguirà a lungo, proporrò alla giunta di deliberare".
18 AGO - La disciplina della fondazione eterologa sarà affidata all’iniziativa parlamentare, dopo che il Cdm ha stabilito all’unanimità di non ricorrere a un decreto legge. In attesa della riapertura del Parlamento, non mancano però le polemiche.
“Spero che il governo ci ripensi”, ha auspicato
Emilia De Biasi, presidente della Commissione Igiene e Sanità del Senato. “E’ inevitabile che con la strada intrapresa i tempi si allunghino – ha messo in guardia – e c’è il rischio che il dibattito si concentri sui temi bioetici. Intanto ci sono coppie sterili che attendono una risposta veloce”. I 348 centri italiani, pubblici e privati, per la procreazione medicalmente assistita dovranno quindi aspettare che venga approvata la nuova normativa. “Toscana a parte, tutte le strutture pubbliche sono bloccate – ha spiegato
Eleonora Porcu, che dirige il Centro di infertilità e procreazione medicalmente assistita del Policlinico Sant’Orsola Malpighi di Bologna – Il pericolo è che, in assenza di norme sulla selezione dei donatori, a rimetterci siano i pazienti”.
Il caso più spinoso riguarda proprio la decisione della Toscana, dove è stata approvata una delibera che consente di ricorrere alla fecondazione eterologa tramite contributo pubblico, pagando un ticket da 500 euro. “La Toscana – ha precisato l’assessore regionale alla Salute,
Luigi Marroni – ha deciso di intervenire dettando direttive certe destinate ai centri privati, privati accreditati e pubblici, in attesa delle determinazioni del governo e per evitare un far west in una materia così delicata”. Sulla stessa lunghezza d'onda anche il governatore
Enrico Rossi: "Lorenzin non può dare stop, poiché secondo la Corte Costituzionale non c'è alcun vuoto normativo. La nostra delibera serve a evitare il caos, sono linee guida scitte sentendo degli esperti. Lo Stato dia le regole e noi saremo i primi ad adeguarci. Intanto però andiamo avanti".
L’impostazione del dispositivo adottato in Toscana è stata illustrata da
Gianni Baldini, avvocato, docente di Biodiritto a Firenze ed esperto incaricato dalla Regione di seguire la materia. “La delibera recepisce nell'allegato tecnico l'allegato III della direttiva Ue 171/16, nella quale si dettano le regole per poter effettuare l'eterologa senza necessità di un atto normativo. In pratica approva delle direttive tecniche e mediche cui i centri di Procreazione medicalmente assistita pubblici e privati dovranno attenersi per eseguire le metodiche di fecondazione eterologa”. Il giurista ha inoltre sottolineato che “la Regione Toscana dimostra come non fosse necessaria alcuna via parlamentare di recepimento né di modifica delle regole in tema di anonimato, tracciabilità, esami cui sottoporre i donatori, gratuità delle donazioni”.
La delibera ha però incassato il parere negativo da parte dell’ufficio legale regionale mentre il presidente della Conferenza delle Regioni,
Sergio Chiamparino, ha invitato alla cautela. “Non c’è fretta e non c’è necessità di accelerazioni. E’ necessario un quadro normativo nazionale”.
Se tuttavia l’intervento del Parlamento dovesse tardare, “la Liguria partirà con il servizio”, ha annunciato l’assessore alla Salute
Claudio Montaldo. “Abbiamo già pronte le linee guida che tengono conto della comunità scientifica italiana e internazionale, ma se questo vuoto normativo dovesse protrarsi a lungo proporrò alla giunta regionale di deliberare sulla questione per dare un servizio a tutti coloro che non hanno le risorse per ricorrere a strutture private. Strutture, quest’ultime, che invece sono già pronte e che si stanno muovendo. In ogni caso, al centro dell’Evangelico e di San Martino gli operatori sono pronti a cominciare fissare appuntamenti per discutere i singoli casi”.
Altra opzione sul tavolo è quella di una soluzione ponte, lanciata dalla governatrice umbra
Catiuscia Marini. “E’ auspicabile e particolarmente opportuno che, in attesa dell'approvazione di una nuova legge da parte del Parlamento, le Regioni concordino con il Governo ed in particolare con il ministero della Salute, un atto di indirizzo unitario, valido proprio per questa fase di transizione".
Le polemiche e le diversità di veduta non sembrano però destinate a dissolversi: le coppie dovranno attendere almeno sino a gennaio. Lo ha chiarito il ministro
Beatrice Lorenzin, in un’intervista rilasciata al
Corriere della Sera. “Confido in una fase legislativa rapida che si concluda, al massimo, entro gennaio 2015. Vorrei dire alle coppie che è meglio attendere qualche mese per una legge più equilibrata piuttosto che affrontare problemi in un secondo momento, problemi che possono diventare veri e propri drammi”. Infine un appello alle Regioni. “Possono autorizzare i loro centri a operare, ma io auspico che attendano il varo di una legge”.
Gennaro Barbieri
18 agosto 2014
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