Stamina. Orlando in audizione: "Ministero di Giustizia non può agire sui giudici"
Così il ministro della Giustizia è intervenuto sulla vicenda Stamina nel corso di un'audizione in commissione Igiene e Sanità del Senato. Come spiegato da Orlando, "sarà necessario attendere la relazione finale del Comitato scientifico per un inquadramento definitivo della vicenda". Per il Garante della privacy Soro: "I media hanno ceduto al sensazionalismo".
23 LUG - "Il Ministero della Giustizia non ha il potere di intervenire nel merito delle decisioni dell'autorità giudiziaria. C'è libertà di interpretazione del giudice e sarà necessario attendere la relazione finale del Comitato scientifico per un inquadramento definitivo della vicenda". Così il ministro della Giustizia,
Andrea Orlando, è intervenuto questo pomeriggio in audizione in commissione Igiene e Sanità del Senato, in merito alle ordinanze che autorizzano i trattamenti secondo il metodo Stamina.
"Sul caso Stamina si registrano decisioni contrastanti dai giudici del lavoro: in questo senso va detto che il vaglio ex articolo 700 del Codice è un vaglio sommario che si esprime sull'elemento dell'esigenza di tempestività dell'intervento, ma è un vaglio che non può colmare il vuoto normativo", ha proseguito il ministro. "Non siamo di fronte a un giudicato che esprime il punto di vista della giurisdizione - ha aggiunto Orlando - e ciò spiega la difformità di giudizi".
"I giudici hanno ritenuto prevalente la tutela del bene salute, tutelato dalla Carta costituzionale - ha proseguito Orlando -. L'orientamento prevalente è stato per la concessione delle cure ma il monitoraggio di tali decisioni sta continuando da parte dei miei uffici. In due sole pronunce - ha ricordato il ministro - si è negato l'accesso alla terapia: da parte dei tribunali di Genova e Torino".
All'audiozine ha partecipato anche il Garante della privacy,
Antonello Soro, che ha rimarcato come "l'informazione ha più di una volta ceduto alla tentazione del sensazionalismo, sfruttando l'immagine di bambini malati". "E' stata violata - ha concluso - la dignità e il diritto del minore a non vedere esibita la propria infermità. Tutto ciò, vale a maggior ragione per l'informazione online".
23 luglio 2014
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