Titolo V. Dirindin (Pd): "Riforma non deve essere cenerentola di quella costituzionale"
I timori della senatrice Pd riguardano tematiche importanti, a partire dal tema del superamento della competenza concorrente. La nuova formulazione potrebbe infatti essere "fonte di sovrapposizioni e contenzioso". Richiesta, infine, una clausola di salvaguardia di tipo simmetrico.
16 LUG - "La riforma del Titolo V non può essere la Cenerentola della riforma costituzionale. Deve essere fatta con l’obiettivo di migliorare il funzionamento della pubblica amministrazione, senza posizioni precostituite e percorsi illusori, realizzando un giusto equilibrio tra accentramento e decentramento". Lo ha detto la senatrice
Nerina Dirindin, capogruppo Pd in commissione Sanità, intervenendo nel dibattito sulle riforme in corso nell'Aula di palazzo Madama.
"Già la riforma del Titolo V del 2001 è stata affrettata - ha sottolineato Dirindin – una nuova revisione per quanto indispensabile, deve evitare di riaprire una nuova stagione di cambiamenti complessi e poco chiari. Un Paese in crisi non può permettersi una seconda stagione di riforme illusorie e con esiti incerti".
"I miei timori - ha continuato - riguardano questioni importanti che mi auguro possano essere emendate in Aula, a partire dal tema del superamento della competenza concorrente. Critica è la nuova formulazione prevista per le materie che passano alla competenza esclusiva dello Stato, 'disposizioni generali e comuni', una categoria giuridica ad oggi inesistente e non definita, che si aggiunge a quelle note ('norme generali' e 'principi fondamentali') e sulle quali si è più volte espressa la Corte Costituzionale. La nuova categoria richiederà tempo, pronunciamenti della Corte e sarà fonte di sovrapposizioni e contenzioso. Anche sul tema del Regionalismo differenziato, la proposta di riconoscere forme ulteriori di autonomia alle Regioni può essere condivisibile, ma il bilancio di pareggio non può essere l'unico requisito richiesto: l’esperienza insegna che è possibile far quadrare i conti riducendo i servizi garantiti servizi ai cittadini; l’esercizio della responsabilità non può implicare solo il bilancio in pareggio".
"Andrebbe poi prevista una clausola di salvaguardia di tipo simmetrico; non solo - ha precisato Dirindin - lo Stato può intervenire in materie a lui non riservate quando lo richiede la tutela dell’unità giuridica ed economica del Paese (oltre che la tutela dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali), ma anche le Regioni possono intervenire, con norme cedevoli, quando lo Stato è inerte".
"Insomma - ha concluso la senatrice – condividiamo la necessità di una riforma, ma non dobbiamo rifare l’errore di chi ci ha preceduto intervenendo in modo parziale, frammentario, poco coordinato, magari con mere logiche di risparmio: il Titolo V attiene a materie che incidono sulla qualità della vita dei cittadini del nostro Paese. Norme chiare e di garanzia devono essere il nostro obiettivo irrinunciabile".
16 luglio 2014
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