Speciale: la #sanità twitta a @matteorenzi. Rimondi (Assobiomedica): "Servono investimenti e riforme strutturali"
Per il presidente dell'associazione che riunisce i produttori di dispositivi medici, la gestione delle cronicità sul territorio è una grande opportunità per risparmiare migliorando i servizi e aprendo nuove prospettive per le imprese. Proposto anche un Osservatorio degli acquisti, "ma no a confronti sul puro e semplice prezzo".
24 APR - “La mancanza di tagli nella manovra è una buona notizia, ma anche un atto dovuto da parte del Governo. Continuare con la politica dei tagli sarebbe stato disastroso. Detto questo, non possiamo certo affermare che evitando nuovi tagli il Governo abbia salvato e risolto tutti i problemi della sanità italiana. Al limite non li ha aggravati. Ma la sanità, e tutte le sue componenti, continuano a pagare il prezzo dei tagli imposti dai Governi Berlusconi e Monti. Se quindi il Governo Renzi vuole il nostro il nostro plauso, dovrà fare di più”. Questo il primo commento di
Stefano Rimondi, presidente di Assobiomedica, in merito all’assenza di tagli alla sanità nella recente manovra approvata dal Governo Renzi.
In cosa consiste quel “di più” per Rimondi? Anzitutto in un finanziamento "adeguato" della sanità italiana, “oggi sottofinanziata sia rispetto alla media degli altri Paesi Ue che rispetto ai bisogni”. E poi in “riforme strutturali” in grado di “razionalizzare”, cioè di “fare economia migliorando i servizi senza ricorrere ai tagli lineari”.
Questo anche per far fronte alle difficoltà vissute dalle imprese produttrici di dispositivi medici, “che oggi resistono grazie al fatto che nostre produzioni sono così di eccellenza da trovare sbocchi sul mercato internazionali”. Tuttavia “la situazione del mercato interno continua ad essere difficile". E se è vero che le imprese resistono, lo fanno attraverso "sacrifici". "Per mantenere i conti in ordine - spiega Rimondi - molte imprese sono state costrette a tagliare gli investimenti in ricerca e sviluppo. Questo ha permesso risparmi nel brevissimo termine, ma nel medio-lungo termine si tradurrà in un ulteriore penalizzione perché un'impresa che non investe in sviluppo e ricerca non è allettante agli occhi degli investitori. La situazione già difficile delle nostre imprese, dunque, rischia di aggravarsi”.
Rimondi non sembra invece particolarmente allarmato per i circa 700 milioni che le Regioni saranno chiamate a tagliare in bene e servizi: “Il premier Renzi e il ministro Lorenzin hanno detto e ripetuto che gli interventi su beni e servizi della sanità non faranno riferimento a beni e servizi specificamente sanitari, cioè sulla strumentazione utilizzata nell’attività clinica. Ci fidiamo delle loro parole”.
Ma quali sono le proposte dell’industria dei dispositivi medici per rilanciare il settore? “Tutte le componenti industriali della sanità hanno partecipato a un incontro con il ministro della Salute Lorenzin nel corso del quale è stato concordato che la parte industriale presenterà una piattaforma contenente una serie di interventi strutturali che avranno lo scopo di portare beneficio sia all’le imprese che al Ssn”. Tra questi interventi, Rimondi ha citato l’istituzione di un Osservatorio degli acquisti. “L’Osservatorio degli acquisti – ha spiegato il presidente di Assobiomedica - considera tutte le complessità della fornitura, mettendo insieme il prodotto e la serie dei servizi accessori necessari e richiesti per il suo utilizzo. Questo è un metodo di lavoro molto diverso da quello di un Osservatorio dei prezzi, che applica invece il puro confronto dei numeri e comporterebbe una ipersemplificazione su un settore che invece semplice non è. Se si vuole essere oggettivi e andare davvero a intervenire dove c'è bisogno, allora quel che serve è un Osservatorio degli acquisti. Questa è razionalizzazione, miglioramento dei servizi e lotta agli sprechi”.
Per Rimondi, però, la vera sfida e settore di potenziale risparmio sarà la “distribuzione sul territorio dei trattamenti delle malattie croniche che in Italia, per inadeguatezza dei servizi territoriali, sono ancora oggi gestite in ospedale con costi estremamente più elevati”. La sanità territoriale, secondo il presidente di Assobiomedica, rappresenterà anche una nuova opportunità per le imprese di dispositivi medici: "Anzitutto dovranno essere potenziali quei servizi di telemedicina e della teleassisitenza che hanno grande potenzialità di deospedalizzazioni oggi ancora inespressa. Inoltre arriveranno sul territorio nuove tecnologie, anche se avranno bisogno di essere riadattate per permettere la gestione da parte del paziente anziché da parte dei professionisti degli ospedali. E' una sfida che siamo pronti ad affrontare”.
Per Rimondi "questa è la vera strada del risparmio e la rivoluzione della sanità da percorre. Ma richiede forti investimenti iniziali. Se il Governo sarà disponibile ad affrontarlo, troverà nelle aziende dei validi collaboratori".
24 aprile 2014
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