Css. Gigli (Fesmed): “Discriminati i medici del Ssn”
Il presidente della Federazione sindacale sottolinea che "fra i 40 membri di nomina ministeriale figurano ben 11 medici universitari e solo uno del Ssn". “Forse il Ministro della salute subisce il fascino del titolo di prof. e ritiene che i dott. non siano altrettanto competenti e qualificati?”.
16 SET - “La Federazione Sindacale Medici Dirigenti (Fesmed), organizzazione sindacale che annovera fra i propri iscritti la maggioranza dei medici specialisti in chirurgia ed in ostetricia e ginecologia del Ssn, si rammarica perché il Ministro della salute Beatrice Lorenzin non ha ritenuto di avvalersi maggiormente del contributo che i medici dipendenti del Servizio sanitario nazionale avrebbero potuto dare entrando a far parte del
Consiglio Superiore di Sanità”.
Lo scrive in una nota
Carmine Gigli, presidente della Federazione, ricordando che “è con vivo disappunto che dobbiamo constatare la straripante presenza nel Css dei medici universitari, rispetto a quella dei medici del Ssn. Fra i 40 membri di nomina ministeriale, ben 10 medici universitari appartenenti alle branche specialistiche chirurgiche, contro un solo dipendente del Ssn”.
“La Fesmed – prosegue Gigli - non intende mettere in discussione i requisiti di “altissima professionalità” dei componenti scelti dal Ministro Lorenzin ma, non ritiene che fra medici dipendenti del Ssn non ve ne siano di altrettanto competenti e rispettabili. Non dobbiamo dimenticare che, nella scelta dei componenti del Consiglio superiore di sanità, la legge stabilisce che i nominativi siano individuati tra “docenti universitari” e “dirigenti di struttura complessa del Servizio sanitario nazionale”. Ebbene, come si può spiegare questa prevaricante presenza di medici universitari? Forse il Ministro della salute subisce il fascino del titolo di prof. e ritiene che i dott. non siano altrettanto competenti e qualificati?”
“La spiacevole conclusione di questa scelta discriminante – scrive ancora il presidente Fesmed - è che i medici del Ssn non potranno esprimere in maniera adeguata la propria opinione sulla Programmazione sanitaria, sul Piano sanitario nazionale, sui Livelli di assistenza e mezzi di valutazione, sul Fabbisogno finanziario, sulla Ripartizione del Fondo sanitario nazionale, sull’Impiego delle risorse e sull’analisi economico-funzionale della spesa. Tutti compiti attribuiti al Consiglio superiore di sanità e sui quali saranno ancora una volta gli universitari a dettare le regole”.
16 settembre 2013
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