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Romani (M5S): “Il Ssn si sta sfaldando. Troppi tagli e ticket. E così il privato costa meno"


L’allarme lanciato dal neo vice presidente 5 Stelle della Commissione Igiene e Sanità del Senato. “Ma la colpa non è della crisi ma di chi pensa di combatterla tagliando la sanità”. "Le recenti misure anticrisi hanno reso il ricorso al privato conveniente nella diagnostica di base e nella specialistica".

09 MAG - “Il Sistema sanitario nazionale, una delle riforme sociali che l'Europa e tutto il mondo hanno sempre considerato come un modello di eccellenza, si sta sfaldando”. Così il vice presidente della Commissione Igiene e Sanità del Senato, Maurizio Romani (5 Stelle), sottolineando come “i primati conquistati nella sconfitta della mortalità infantile, nella speranza di vita delle donne e degli uomini, nella diffusione capillare su tutto il territorio dei presidi medici, si stanno sempre più deteriorando”. “Non per la crisi economica e la mancanza di risorse - spiega Romani - ma perché si ritiene di combattere la crisi stessa tagliando sul sistema di protezione della salute”.
 
“Una recentissima ricerca del Censis - ha detto ancora l’esponente 5 Stelle intervenendo durante il dibattito sul Def 2013 - parla di oltre nove milioni di persone che hanno dovuto rinunciare alle cure sanitarie per motivi economici nell'ultimo anno: sono donne, anziani, famiglie con figli”.
 
“Se si fanno più consistenti anche nelle Regioni in piano di rientro segnali di cambiamento verso una maggiore responsabilizzazione delle gestioni - ha poi detto Romani - non mancano tuttavia segnali preoccupanti sul fronte della qualità dell'assistenza. In altri termini, scende la percentuale sul Pil che già era tra le più basse d'Europa, ma appare più verosimile ritenere che questo sia dovuto ai tagli lineari delle risorse piuttosto che all'eliminazione degli sprechi”.
“Inoltre - ha aggiunto - dilagano truffe e malaffare: per queste voci, il danno erariale calcolato ammonta a 333 milioni di euro. Il risultato è spaventoso e le strutture pubbliche sono quelle più interessate dal malaffare”.
 
“Considerando con attenzione il bilancio di alcune Regioni del Nord, solitamente ritenute virtuose - ha sottolineato poi Romani - si rileva che in realtà non lo sono. Spesso i fondi a disposizione della Regione sono incrementati con l'incoming di turismo sanitario, attraverso il quale la Regione può permettersi di dare ai propri cittadini forse qualcosa di più grazie a fondi tolti ad altre Regioni”.
 
Da qui una forte critica al federalismo sanitario: “Non si può ignorare come il processo di decentramento a favore delle autonomie locali - ha detto - abbia evidenziato ed accentuato il divario esistente tra le Regioni italiane in relazione al conseguimento degli obiettivi di efficienza e di qualità delle prestazioni erogate a fronte della spesa sostenuta”.
 
Per aggiungere che “come se non bastasse, le recenti misure anticrisi hanno reso il ricorso al privato conveniente nella diagnostica di base e nella specialistica, mentre il taglio dei fondi (meno 93 per cento) ha reso virtuali i servizi sociali e determinato un aumento della domanda impropria alla sanità”.
 
Da qui il sospetto di una privatizzazione strisciante. Secondo Romani, infatti, “sembra si voglia suggerire che con la privatizzazione del sistema funzionerebbe tutto a meraviglia, nascondendo sotto il tappeto le più recenti truffe del privato ai danni del pubblico: dal San Raffaele di Milano al San Filippo Neri di Roma, alla Fondazione Maugeri; da tutti i professionisti trovati nella totale illegalità operativa sino alle varie truffe su farmaci e ricoveri. E mentre nei Paesi in cui lo Stato sociale è difeso e rafforzato si soffrono meno le conseguenze delle speculazioni finanziarie mondiali, in Italia si va in senso contrario”.
 
 
“In questa situazione - per l’esponente 5 Stelle - servono approcci nuovi. L'assistenza sanitaria non è una merce del mercato, ma un bene comune. Il fine non è il profitto, ma un utilizzo condiviso del bene che ne preserva nel tempo la disponibilità. In effetti, la sanità, in quanto bene pubblico che sarebbe meglio definire a gestione istituzionale, viene di fatto gestita da direttori generali all'interno di un modello aziendalistico che consente loro di esercitarne un uso privato. E quasi mai sono create le condizioni in cui i membri della comunità possono svolgere al meglio la gestione comune del bene.
Per noi un bene comune è libero da valori. Il suo esito può essere buono o cattivo, sostenibile oppure no. E per garantire sistemi durevoli e stabili abbiamo bisogno di chiarezza, di buone capacità decisionali e di strategie di gestione collaborativa”.
 
 
“La medicina - ha concluso Romani - deve tornare ad essere uno strumento di cura delle persone e non di oggetti pazienti. La società potrà trarre solo beneficio dalla consapevolezza profonda di cosa sia davvero la malattia, non solo per il corpo, ma anche per lo spirito. 

09 maggio 2013
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