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Tutti i nodi per il neo ministro Lorenzin. Dal ticket ai nuovi Lea


Prima di tutto la spesa sanitaria da tenere sotto controllo. Ma forse da limare ancora. Magari facendo scattare i 2 miliardi di ticket dal 2014 per "finanziare" l'ammorbidimento dell'Imu. Poi la partita con le Regioni (Patto salute, Lea, ecc.). E ancora i contratti e le convenzioni con il personale e le farmacie.

28 APR - Non c’è dubbio che al primo posto delle preoccupazioni del neo ministro Betarice Lorenzin vi sarà la questione economica. E sì, perché nonostante la sanità italiana abbia ormai raggiunto livelli di spesa inferiori alla maggior parte dei suoi partner europei (- 34% nei confronti dell’Europa a dieci), è inutile nascondersi dietro questo dato.
 
Se l’aria che tira è quella che, dal premier Letta al neo ministro dell’Economia Saccomanni, passando per gran  parte dell’Esecutivo, sembra confermarsi in un “taglio obbligatorio” alla spesa pubblica per recuperare risorse per il rilancio dell’economia, è fuor di dubbio che, poca o tanta che sia, la spesa sanitaria rischia di entrare nel tritacarne dei tagli.
 
Se poi aggiungiamo che bisognerà trovare subito risorse per rivedere l’Imu (non sappiamo ancora in che misura ma un intervento è certo) si capisce bene che, solo per fare un esempio, appare molto in salita la strada di un “congelamento” definitivo dei nuovi ticket sanitari (2 miliardi dal gennaio 2014) per ora fermi per lo stop alle modalità di applicazione imposto dalla sentenza della Corte Costituzionale del 16 luglio scorso ma che ci vorrebbe ben poco per riattivare.
 
Quindi la prima grana per Lorenzin sarà fare i conti con tutto ciò, partendo comunque da un taglio attorno ai 30 miliardi di euro fino al 2015, operato già dal combinato disposto delle manovre Tremonti-Monti, e contro il quale le Regioni, tutte, si sono sempre dichiarate ostili tanto da bloccare il rinnovo del Patto per la salute e qualsiasi altro accordo importante in materia sanitaria tra Governo e Regioni.
 
In questo scenario si aggira poi il fantasma dei nuovi Livelli di assistenza ancora una volta bloccati dall’Economia per incertezza sui saldi derivanti dall’aggiustamento del paniere del Ssn messo a punto da Balduzzi a fine anno ma non ancora licenziato da via XX Settembre.
 
E poi gli standard ospedalieri, che dovrebbero regolare il taglio dei posti letto per portare l’indice al 3,7 per mille abitanti come stabilito dalla Spending Review montiana, introducendo anche nuovi criteri di organizzazione e valutazione degli ospedali, anch’essi al palo per il mancato accordo con le Regioni che, se non si risolve la partita economica generale della sanità, non vogliono sentir parlare d’altro, come abbiamo visto.
 
Poi ci sarà da gestire la partita dei pagamenti dei debiti di Asl e ospedali, facendo fruttare bene i 14 miliardi messi a disposizione dal decreto Grilli, considerando però che l’ammontare reale di tali debiti sappiamo sfiorare i 40 miliardi, tant’è che Regioni e aziende sanitarie hanno già messo le mano avanti sulla reale portata del provvedimento ai fini del rilancio di questo settore dell’economia.
 
E poi la grande partita, di cui si parla ancora poco, ma che prima o poi dovrà pur avviarsi, del rinnovo di contratti e convenzioni con i settecentomila operatori del Ssn cui vanno aggiunti tutti gli accordi con gli altri attori del sistema. Prime tra tutti le farmacie, in attesa anch’esse della nuova convenzione e soprattutto della riforma del sistema di retribuzione che non dovrebbe più basarsi sulla sola percentuale derivante dalla vendita dei farmaci.
 
E poi per Lorenzin c’è ancora aperta la grana intramoenia, sempre in agenda nonostante l’ennesima riforma Balduzzi, insieme a quella, ancor più complessa, della riorganizzazione delle cure primarie (anch’essa oggetto di un nuovo intervento del suo predecessore) che deve ancora accendere i motori.
 
Cosa farà Lorenzin? E’ ovviamente troppo presto per dirlo. Ma è certo che per lei non sarà comunque una passeggiata.

28 aprile 2013
© Riproduzione riservata

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