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La riforma Fazio al microscopio. 3a puntata: la riforma degli Ordini. Ne parlano Bianco (Fnomceo), Renzo (Cao) e Mandelli (Fofi)


Terza puntata del Forum di QS sul ddl del ministro della Salute approvato dal Governo. Riflettori sulla riforma degli Ordini. La novità più rilevante è l’ipotesi di istituire un Ordine per gli odontoiatri, oggi iscritti agli Ordini dei medici. Ma il ddl prevede anche la creazione di nuovi organismi e di nuove procedure per il giudizio disciplinare dei professionisti. Quotidiano Sanità ha raccolto i commenti di Amedeo Bianco, presidente della Fnomceo; Giuseppe Renzo, presidente della Cao (coordinamento nazionale degli Albo degli odontoiatri); e di Andrea Mandelli, presidente della Fofi.

05 OTT - L’articolo 8 del decreto presentato dal ministro Fazio prevede la delega al Governo per l’emanazione di uno o più decreti per la riforma degli Ordini di medici, odontoiatri, veterinari e farmacisti, fissando diversi elementi di orientamento.
La novità più rilevante è la decisa accelerazione verso una maggiore autonomia degli odontoiatri, oggi iscritti agli Ordini dei medici, sia pure con propri Albi, le Cao, Commissioni Albi odontoiatri. Gli odontoiatri, che in Italia sono circa 57mila e che in gran parte sono liberi professionisti, potrebbero dunque dare vita ad un autonomo Ordine.
Importante anche il riferimento alle norme deontologiche della professione, per la prima volta esplicitamente richiamate in un provvedimento legislativi e la richiesta di tutelare la rappresentanza delle “minoranze qualificate” negli organi elettivi. Prevista inoltre la creazione di nuovi organismi e di nuove procedure per il giudizio disciplinare dei professionisti.

Per il resto si ribadisce per gli Ordini la natura di enti pubblici non economici e sussidiari dello Stato, finalizzati alla tutela dei cittadini e degli interessi pubblici connessi all’esercizio della professione. Avranno autonomia patrimoniale, finanziaria e regolamentare  e saranno sottoposti alla vigilanza del ministero della salute. Si stabilisce che gli Ordini saranno esentati dall’applicazione delle norme in materia di contenimento della spesa pubblica. Sono poi previste nuove norme per le sanzioni disciplinari. Viene tutelata la rappresentanza delle minoranze negli organi elettivi.
Di seguito i commenti di Amedeo Bianco, presidente della Fnomceo; Giuseppe Renzo, presidente della Cao (coordinamento nazionale degli Albo degli odontoiatri); e Andrea Mandelli, presidente Fofi.


Amedeo Bianco, presidente Fnomceo
Si rafforza la tutela della qualità professionale e si dà spazio alla deontologia

Innanzi tutto voglio dire che ho molto apprezzato il metodo utilizzato dal ministro Fazio, che ci ha coinvolto e dato spazio, comprendendo che si tratta di decisioni importanti che coinvolgono le professioni e che dunque richiedono una verifica sul campo.
Nel merito, pur nell’essenzialità di una legge delega, mi sembra che ci siano tutti gli ingredienti politici per costruire Ordini moderni, da intendersi come corpi professionali che operano in ragione fondamentalmente di tre principi. Il primo è la garanzia del corretto esercizio professionale, una garanzia dovuta ai cittadini riguardo al profilo di competenze del professionista e quanto mai importante oggi con le molte possibilità di circolazione di persone, in ambito europeo e non solo. La seconda questione riguarda la tutela e la garanzia della qualità professionale, sulla quale si gioca una grossa partita non solo in termini di risvolti sociali e civili, ma anche in termini di costi, perché vigilare sulla buona qualità professionale, vuol dire anche affrontare i temi dell’appropriatezza, dell’efficacia e della sicurezza dei sistemi. Terzo elemento affrontato bene in questo ddl è il rapporto tra il prodotto dell’esercizio professionale e i suoi contenuti etici. Malgrado sia sempre più evidente a tutti l’importanza della riflessione etica nelle professioni sanitarie, fino ad oggi non c’era nessuna norma positiva che facesse riferimento al Codice Deontologico, se non alcune importanti sentenze della magistratura, anche ai gradi più alti. Nella norma istitutiva degli Ordini, però, non c’era alcun richiamo alla deontologia professionale, che invece viene chiaramente citata in questo provvedimento, cosa che consente anche il connesso impianto disciplinare, finalmente moderno e agile.
Importante, infine, l’apertura alla componente odontoiatrica in una prospettiva di maggiore identità, offrendo un ventaglio di possibilità di espressione che possono arrivare fino all’individuazione di un Ordine autonomo, come peraltro avviene già da oltre vent’anni in molti Paesi europei. È chiaro che i laureati a medicina che siano anche odontoiatri potranno iscriversi a due Albi e che, sulla base della strada che si sceglierà di intraprendere, occorrerà poi farne derivare gli opportuni cambiamenti in ambito previdenziale.
E.A.

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Andrea Mandelli, presidente Fofi
A cento anni dalla istituzione, una conferma del ruolo degli Ordini
Mi sembra molto importante che, a cento anni dalla creazione degli Ordini e a cinquanta dalla loro ricostituzione dopo l’abolizione voluta dal fascismo, si riconfermi la validità dell’istituzione ordinistica, con alcuni interessanti interventi di ammodernamento. In particolare voglio sottolineare la conferma degli Ordini come organi ausiliari dello Stato e l’attribuzione esplicita del compito di promozione dell’autonomia delle rispettive professioni, della qualità tecnico-professionale, della valorizzazione della funzione sociale della professione e della salvaguardia dei principi etici dell’esercizio professionale. Importante anche il riconoscimento del potere di rappresentanza degli Ordini e delle relative Federazioni nazionali presso le istituzioni regionali, visto il ruolo assunto in questi anni dalle Regioni in sanità.
Mentre mi lasciano un po’ perplesso soltanto le norme sulle modalità elettive degli Ordini provinciali. Ovviamente, non mi preoccupa la piena accessibilità al voto, ma piuttosto il rischio di una frammentazione, una “sindacalizzazione” degli Ordini che fa perdere di vista il loro ruolo super partes. Nei fatti, comunque il problema per noi è quasi solo teorico, visto che gli Ordini provinciali dei farmacisti con più di duemila iscritti sono solo quattro, Torino, Napoli, Milano e Roma.
E.A.

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Giuseppe Renzo, presidente Cao nazionale
Una riforma per garantire l’autonomia degli odontoiatri
Da molto tempo noi chiediamo che venga riconosciuta l’autonomia della professione odontoiatrica, in termini di ruoli, competenze e responsabilità. In questo senso la riforma degli Ordini contenuta nel ddl per noi è un risultato positivo, per il quale voglio ringraziare la componente medica della Fnomceo, e in particolare il presidente Amedeo Bianco, e il ministero della Salute, a cominciare dal ministro Fazio e dal professor Enrico Gherlone, che per conto del ministro segue l’odontoiatria.
Come abbiamo recentemente ribadito anche nel Convegno Cao (Commissioni Albo Odontoiatri) svolto a Taormina, ci interessa relativamente che la attuale struttura ordinistica venga divisa in due parti, ma vogliamo fortemente che venga riconosciuta l’autonomia della nostra componente professionale.
A livello di Federazione nazionale c’è un grande rispetto della nostra autonomia sotto il profilo politico e anche economico: abbiamo un capitolo spese ad hoc inserito nel bilancio e io ho piena libertà di esprimere le mie posizioni e dunque le posizioni degli odontoiatri.
Ma non in tutti gli Ordini provinciali si registra lo stesso clima e resta comunque il fatto che la responsabilità di qualsiasi mio atto, sebbene io sia eletto dalla componente odontoiatrica, ricade interamente  sulle spalle del presidente Bianco, unico rappresentante legale della Federazione.
Stesso problema si pone per quanto riguarda l’Ente di previdenza, come si è visto anche nella recente tornata di rinnovo dei vertici Enpam.
Tutto questo non può più essere regolato solo da un gentlemen agreement, né si può pensare ad una autocorrezione dello Statuto e del Regolamento degli Ordini, visto che noi siamo chiaramente in forte minoranza numerica. Per questo è necessario che la nostra autonomia venga garantita da una riforma.
E.A.



 

05 ottobre 2010
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